E mentre riflette su lavoro, stipendi, social e prospettive future, evidenzia le sfide reali che affrontano...
Auto, fattoria, sport. Ma questa volta Jeremy Clarkson decide di parlare d’altro: i giovani. Da tempo il conduttore coltivava il desiderio di affrontare l’argomento e, approfittando della pausa estiva, lo fa dalle colonne del Sunday Times. Quante volte sentiamo dire che i ragazzi di oggi sono svogliati, pigri? Clarkson ammette di sentirsi “disperato” per i ragazzi. Ma cos’è cambiato con il tempo? I ragazzi di ieri sono li stessi di oggi? Ma soprattutto, il mondo attorno com'è diventato? “Recentemente ho iniziato a chiedermi se non dovremmo provare compassione per loro. Quando avevo 25 anni, una casa costava circa tre volte il reddito medio annuo. Oggi il rapporto è di 7,7 volte. Non è più difficile comprare una casa: è praticamente impossibile”, afferma il giornalista sul giornale britannico. Un divario che si riflette anche su stipendi e spese quotidiane. Clarkson ricorda i suoi inizi: scriveva per un giornale locale, riuscendo comunque a pagarsi affitto e benzina senza l’aiuto dei genitori. “Oggi invece - aggiunge - non sono sicuro che sia ancora possibile. Conosco giovani con buoni stipendi che non riescono nemmeno a permettersi l’affitto, una serata fuori o una vacanza. E l’idea di comprare un’auto resta un sogno”. E poi c’è la questione dei figli: chi può davvero permettersi un asilo nido?

“È facile capire perché così tanti ragazzi scelgono di non lavorare affatto. Perché che senso ha essere schiavi del salario se questo significa non avere letteralmente alcuna vita?”. Un tema che si intreccia con altri aspetti generazionali: le convinzioni sull’alcol che fa male, le idee ecologiste, la vita nei van idealizzata come scelta di libertà. Tutti comportamenti che Clarkson pare trovare “fastidiosi”, ma che sembra interpretare come reazione a condizioni di vita sempre più difficili. Il paradosso, spiega, è che i giovani affermano di aver scelto questo stile di vita “vuoto e sobrio”. In realtà, secondo Clarkson, non è ciò che vogliono: è ciò a cui sarebbero stati costretti. E così tra le altre riflessioni su chi sono i ricchi nel 2025, Clarkson chiude con un dubbio pesante: il problema è enorme, serviranno intelligenza e visione economica per affrontarlo. Ma oggi questo compito su chi ricade? Quali le soluzioni?
