“Mi prendo completamente le responsabilità di quello che è successo, perché vedere quella frase di fianco al mio nome è stato disgustoso anche per me. Era una situazione dove stavo ironizzando su qualcosa che ormai era accaduto e non ci potevo fare più niente”: queste le parole con cui Marco Melandri, riferendosi all’intervista di MOW, si è presentato a Non è l’Arena, su La7, durante la serata monopolizzata a talk unificati dalla nostra testata.
Dopo aver letto stralci dell’intervista in cui tra le altre cose “Macio” ha detto di aver preso il virus e di aver cercato di prenderlo (per ottenere il Green Pass senza vaccinarsi), il conduttore Massimo Giletti gli ha chiesto perché sia arrivato a dire questo: “Era un momento di frustrazione incredibile – la risposta di Melandri – perché vivere al giorno d’oggi non è facile. Sicuramente io non ho cercato il contatto, ma una volta capito di aver avuto il contatto ho cercato di ironizzare e prenderla in maniera leggera, perché tanto non potevo più cambiarlo. È chiaro che si sente dire in giro anche da persone vaccinate che più che fare la terza dose forse sperano di entrare in contatto in maniera asintomatica con la malattia, per poter avere questa libertà condizionata per qualche mese”.
Melandri poi ha spiegato come si sarebbe contagiato, ribadendo la tesi della non volontarietà che non collima con le dichiarazioni rese a MOW: “Mi prendo la responsabilità perché sono parole che comunque ho detto”.
A quel punto è partito un confronto-scontro con Luca Telese: “Melandri è un uomo e un campione che da 25 anni amministra le parole perfettamente, sa gestirsi, sa cos’è uno scherzo, sa cos’è una provocazione. Quindi lo prendo molto sul serio. Parla con una rivista specialistica, quelle frasi le ha dette perché ce l’ha detto anche lui… Ma allora se scherzava è peggio che se fosse vero. […] Il vero campione che è Melandri forse farebbe una figura migliore se dicesse «Io sono fondamentalmente contro il vaccino, contro il Green Pass, vado a quelle manifestazioni, salgo sul palco, dico che non vaccino mia figlia… quella dichiarazione è vera»”.
“Ma io infatti – la replica di Melandri – mi sono preso le mie responsabilità. L’ho detto ironicamente perché ormai era una cosa fatta”.
“Allora se veramente lei è pentito – l’invettiva di Telese – lasci perdere tutto il resto. Non deve salire sul palco, non deve fare campagna contro i vaccini”.
“Ma io non ho mai fatto alcuna campagna contro i vaccini. Mi avete etichettato come no vax, che io non sono. Al massimo potete chiamarmi free vax. Io sono per la libertà: io condivido chi si vuole vaccinare, perché la è scelta personale e la rispetto, perché se uno ci crede lo deve fare perché gli fa bene, ma se uno ha i propri motivi per non volerlo fare deve essere libero di poterlo non fare. Perché il vaccino è una protezione personale, punto. Sono andato sul palco perché io trovo un’ingiustizia incredibile negare lo sport ai ragazzini. Abbiamo perso i nostri diritti di libertà. Se non è obbligatorio e poi mi obblighi girando attorno alla regola con il Green Pass… Deve essere una scelta personale vaccinarsi o non vaccinarsi: soprattutto per i ragazzini che non possono prendere l’autobus e non possono fare sport la trovo un’ingiustizia assurda che avrà degli effetti gravissimi sulla loro psicologia”.
Poi il cantante Giuseppe Povia e Telese si sono accapigliati e assieme a Melandri si sono avventurati in una disquisizione sulla spesa sanitaria e sulla digitalizzazione.
Quindi Giletti ha letto la lettera indirizzata a Melandri di cui avevamo già riferito, quella della figlia di un suo tifoso morto di Covid che per le sue prese di posizione lo chiama “povero patacca”: è un discorso veramente delicato, perché ogni persona ha avuto la propria storia e ha i suoi validissimi motivi per ogni sua scelta. Mi dispiace se ho ferito delle persone, perché non è quello che volevo fare, però d’altra parte è da due anni che viviamo segretati e siamo veramente in difficoltà, e io ho paura di questo vaccino per delle mie motivazioni, e purtroppo sono arrivato quasi a sperare di prendere questa malattia per ricominciare a vivere. Il problema secondo me è perché siamo arrivati a tanto: c’è qualcosa che non va”.
Telese ha obiettato che avremmo guadagnato libertà grazie alla campagna vaccinale: “Chi si è vaccinato ha contribuito anche alla tua libertà. È un fatto che l’anno scorso eravamo chiusi”, ha detto a Melandri.
“Non sono convinto di quello che dici. Se tu guardi i ristoranti tanti sono vuoti, stanno andando malissimo, stanno soffrendo grazie a questo supermega Green Pass. Io non posso entrare a prendere l’acqua in un bar, però posso entrare a prendere le sigarette. Questo mi stai dicendo che è per la mia salute? Ci sono troppe contraddizioni e incongruenze. Io ho paura, e voi non mi state togliendo i dubbi, anzi continuate a darmeli, perché tu mi hai appena detto che le terapie intensive sono piene, ma nella pausa sono andato a vedere e il 18 gennaio erano piene al 18% le terapie intensive. C’era scritto area non critica. Il problema è che i nostri medici stanno facendo turni incredibili e sono distrutti perché sono stati lasciati a casa 15 mila medici e infermieri che si facevano il tampone tre volte a settimana. E il tampone negativo di un vaccinato che differenza ha da quello di un non vaccinato? Se un non medico non è vaccinato e va a lavorare col tampone negativo vuol dire che il virus non ce l’ha e non lo può passare. Se veramente siamo in emergenza sanitaria, questa gente deve lavorare”.
Melandri è stato nel complesso efficace nel rispondere alle obiezioni di Telese. Prima gli ha chiesto che differenza ci sia tra il tampone negativo di un vaccinato e quello di un non vaccinato, dopodiché, quando Telese ha chiesto “se vai in moto con la tua 250 a 200 all’ora preferisci andarci col casco o senza casco?”, Marco ha risposto: “Bravo, però è una questione personale mia. Se vado senza casco a chi mi sta vicino non gliene frega nulla”.
E ancora: “Se questo benedetto Green Pass ci ha dato la libertà, andate a raccontarlo a quelle persone che sono sulle isole ee dovevano venire sulla terraferma a fare delle visite oncologiche, prendere il traghetto, l’aereo, il treno. O alla ragazza di Sassari che qualche giorno fa è andata in ospedale con due dosi di vaccino ed è stata rigettata perché non aveva il tampone e ha perso il bambino. Guardatela negli occhi e ditelo a lei per favore che dà la libertà”.
È toccato poi a Povia smontare il ritornello del vaccino come cintura della sicurezza, in questo caso proposto da Telese nella variazione motociclistica del casco: “Una cintura te la metti e te la levi, non è una puntura che ti entra nel sangue. Io capisco le paure di Marco, perché sono le stesse che ho io”.