Marco Melandri, che da pilota correva con il 33, è diventato lo sportivo italiano nemico pubblico numero uno. Il nostro Djokovic. La sua “colpa”? Avere dubbi sul vaccino (non sui vaccini in generale – comunque legittimo, in teoria – ma sul vaccino antiCovid a mRna), preferire non farselo inoculare, preferire piuttosto prendere la malattia, passata peraltro da asintomatico. Risultato? Green pass senza vaccino. Lui naturalmente immunizzato, una costosa fiala risparmiata dallo Stato. Tutti contenti, no? No.
Nella nostra intervista che ha fatto il giro del mondo Melandri ha detto di aver preso il virus e di avere cercato di prenderlo per essere a posto almeno per qualche mese. Per poter lavorare, per poter accompagnare sua figlia in un Paese dove senza vaccino ormai puoi praticamente solo andare a farti il vaccino (purché non con i mezzi pubblici). Dopo le sue dichiarazioni, ribadite nella sostanza anche in piazza a Milano, l’ex pilota è stato bersagliato da masse (mediatiche e non) inferocite, è stato ridicolizzato, è stato persino minacciato di conseguenze giudiziarie da parte di un esponente del Governo, e quindi ha detto che quella di essersi contagiato per necessità era una battuta. Non lo era, almeno non nell’intervista, ma visto lo spiegamento di forze scatenato contro di lui si può umanamente comprendere il tentativo di limitare i danni.
Ma, al di là di come abbia gestito la vicenda, il punto è, perché provare a fare di Marco Melandri un mostro? Cos’ha fatto, poi, di così grave? Ha fatto del male a qualcuno? Fino a prova contraria, a nessuno. Ha fatto del male a sé stesso? Nemmeno, e al limite sarebbero fatti suoi (posto che non è finito in ospedale e il costo a carico della collettività è stato pari a zero, ammesso che questo sia un criterio: dunque aboliamo anche le moto, che all’ospedale fanno finire eccome?). Ha detto qualcosa di discutibile? Forse, ma discutere non può equivalere a criminalizzare. Ha messo in atto, se l’ha messa in atto, una pratica “strana” e poco consigliabile dal punto di vista dell’autoconservazione? Può essere. Ma è una pratica assai diffusa e non certo per colpa di Melandri.
Melandri è stato semplicemente “troppo” sincero, forse un po’ ingenuo. Ma, come spesso gli è capitato, ha detto quello che pensava, senza ipocrisia, sapendo di andare incontro a conseguenze, anche se forse non aveva pesato bene quante e quali sarebbero state. Perché, checché se ne pensi di lui, non si può dire che Marco non sia uno coerente, uno disposto a mettersi in gioco per difendere i propri principi. Sarebbe stato più comodo fare come fanno molti, fingersi vaccinisti convinti, mimetizzarsi nel gruppo dei pandemicamente corretti, o perlomeno rimanere in disparte, in silenzio, limitarsi a confessare le proprie perplessità sulla gestione dell’emergenza sanitaria alle persone vicine, senza fare troppo rumore, magari provare pure a contagiarsi scientemente per prendere il Green Pass, ma senza attirare gli sguardi e i giudizi.
Sono principi giusti, sono principi sbagliati? Non è questa la materia del contendere. Questa è una questione di libertà. E la libertà (la poca libertà che rimane, visto che l’altra ce la siamo fatta togliere senza fare nemmeno un plissé) va difesa. Melandri non ha messo a repentaglio la libertà degli altri, e dunque che nessuno metta in discussione la sua. Nessuno tocchi Marco. C’è persino “Nessuno tocchi Caino”. E Melandri, anche se c’è chi prova persino a dipingerlo come tale, non è neppure lontanamente un assassino.
Lunga vita ai pochi che dicono quello che pensano e che vivono secondo quello che dicono. Anche se magari è meglio se poi non provano a smentirlo.