Era la notte del 29 marzo quando Noemi, 20 anni, è stata investita e uccisa da un’auto mentre si trovava ferma sulla carreggiata insieme al fidanzato. La giovane stava cercando di soccorrere un coniglietto ferito quando è stata travolta. L’impatto è stato violentissimo: secondo l’autopsia è morta sul colpo per la frattura dell’osso cervicale. Alla guida dell’auto c’era Vincenzo Crudo, 33 anni, residente a Fenegrò (Como). L’uomo, con una gamba ingessata e la patente scaduta, dopo l’incidente non si è fermato a prestare soccorso. Ha proseguito la corsa a velocità sostenuta, imboccando contromano una rotonda e abbandonando poi il veicolo in campagna. Crudo è stato rintracciato alcune ore dopo dai carabinieri. Alle 4.11 e alle 4.20 è stato sottoposto all’alcoltest: il valore registrato è risultato di 1,46 grammi per litro, di poco inferiore alla soglia di 1,50 che segna un aggravio rilevante della pena. Secondo la ricostruzione della Procura, l’uomo ha commesso omicidio colposo con aggravanti. Dopo tre mesi ha confessato: “Ho colpito io Noemi”. Il giudice ha disposto per lui i domiciliari. Una decisione che dipende in larga parte dal livello di alcolemia.

L’avvocato della famiglia della vittima, Edoardo Mastice, ha spiegato: “Stiamo aspettando che il pm integri le indagini con i risultati ottenuti dai nostri periti. Per esempio abbiamo dimostrato che il tasso alcolemico alle 2 di notte, al momento dell’impatto, era di 1,80. Con un valore così alto la pena va dagli 8 ai 12 anni”. Il legale chiarisce la differenza giuridica tra le due ipotesi: “Con un tasso sotto 1,50, con una pena più bassa e con il rito abbreviato l’indagato potrebbe ottenere una condanna inferiore ai 4 anni e richiedere l’affidamento ai servizi sociali. Se invece si riconosce che il tasso era maggiore di 1,50, sotto i 7 anni non ci andrà. E di conseguenza si farebbe il carcere”. La madre di Noemi ha raccontato di aver capito subito la gravità della situazione quando ha sentito arrivare l’elisoccorso. Poco dopo è stata avvisata dal fidanzato della figlia. La sorella Alyssa ricorda Noemi come una ragazza sensibile, attenta anche agli animali più piccoli: “Persino quando trovava una vespa in difficoltà andava a prendere del miele o dell’acqua e zucchero”. Quella sera Noemi era stata a una festa di laurea e sarebbe dovuta rientrare a casa poco prima delle due. Si era fermata solo per salutare la mamma della festeggiata, che l’aveva invitata a mangiare un pezzo di torta. Pochi minuti dopo ha perso la vita.
