Siamo soltanto a fine marzo e già si parla di spiagge e di mare. Ma l’argomento non sono le vacanze, quanto invece le concessioni balneari che da qualche tempo tengono sempre più banco nel dibattito pubblico. A intervenire (a gamba tesa, come suo solito) è ora Flavio Briatore, che ha ammesso quanto pagava do canoni demaniali. Lo ha fatto dalle colonne del Corriere della sera: “È vero, sarebbe giusto che pagassi molto di più” ha esordito l’attuale ambasciatore della Formula 1, per poi entrare nel dettaglio: “Al demanio abbiamo sempre pagato poco o niente. Credo che lo Stato ricavi meno di cento milioni all’anno”. Naturalmente si riferiva al suo locale, il Twiga, uno dei locali più esclusivi di Forte dei Marmi che, a fronte di poche centinaia di euro fatturava a fine 2022 circa 10 milioni di euro. Non è il solo. Sembra infatti piuttosto generalizzato l’andazzo, con gli stabilimenti balneari che versano nelle casse dello stato circa mille euro l’anno, senza però tenere conto anche di incassi enormi. “Sarebbe giusto che pagassi 500 mila euro di concessione” ha proseguito Briatore, che possiede anche il Billionauire e ha lanciato una proposta: “L’ho detto anche a Daniela Santanché, che era mia socia prima di diventare ministro. Io non posso fare un centesimo di nero perché ho tutti gli occhi addosso, ma in generale partirei dal valore della zona: una cosa è Catanzaro mare e un’altra Portofino. Poi farei un tot a ombrellone. Basterebbero pochi mesi e la mappatura si fa”.
Nel 2019, sempre secondo il corriere, erano 10.812 le concessioni balneari e durante la pandemia non sono diminuite, ma aumentate fino ad arrivare a 12.166. Un dato che impressiona, ancora di più se si tiene conto che il 70% delle spiagge di Liguria, Emilia-Romagna e Campania è occupato da stabilimenti privati, come ha calcolato Legambiente. Ma come funziona all’estero? In Francia è in vigore una legge che stabilisce che l’80% della superficie della spiaggia deve essere libera da costruzioni, e per almeno sei mesi all’anno. In Italia, invece, sembra esattamente il contrario, con il paradosso che lo Stato, nonostante le maggiori concessioni, incassa una cifra risibile rispetto al giro d’affari complessivo. Una distorsione che è finita anche sotto la lente di ingrandimento dell’Europa, che infatti sta spingendo il governo italiano ad applicare la “direttiva Bolkestein” del 2006. Un esempio di quello che accade oggi nel nostro Paese, ancora sul Corsera, lo ha indicato il giornalista Gian Antonio Stella: “L’hotel Cala di volpe, a puro titolo di esempio, versa quale canone demaniale 520 euro all’anno.... E meno male che i clienti non leggono le denunce degli ambientalisti del Grig, il Gruppo intervento giuridico! Una coppia di stranieri, per dire, ha lasciato tra i commenti messi online dall’albergo, della catena Mariott, parole estasiate per il lusso e la bellezza del posto, ma santo cielo, «ci è stato consegnato un menu che mostrava un prezzo di 250 dollari a persona per il pranzo a buffet. Che shock pensare a 500 dollari per il pranzo!». Fate voi i conti”.