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Cosa c'è in comune tra Ancelotti ct del Brasile, il pandoro di Chiara Ferragni e le accise di Salvini e Meloni? La risposta non vi piacerà

  • di Lorenzo Longhi Lorenzo Longhi

3 gennaio 2024

Cosa c'è in comune tra Ancelotti ct del Brasile, il pandoro di Chiara Ferragni e le accise di Salvini e Meloni? La risposta non vi piacerà
Carlo Ancelotti estende il suo accordo con il Real Madrid fino al 2026 e declina le offerte della nazionale brasiliana. Il suo passaggio a ct verdeoro sembrava cosa fatta. L’annuncio era stato dato, lo scorso luglio, dal presidente della Federcalcio brasiliana, Ednaldo Rodrigues (che a dicembre è stato rimosso dalla carica da un tribunale: la sua elezione è stata considerata illegittima), anche se l’allenatore italiano non aveva mai firmato alcun contratto ed era sempre rimasto sul vago nel rispondere alle domande sul suo futuro. Un nulla di fatto che ci porta anche a interrogarci sulla comunicazione fuffa di istituzioni, brand, personalità varie ed eventuali: dalla Cbf al pandoro della Ferragni, fino alle accise di Salvini e Meloni. Perché la verità è profana, mentre l’illusione è sacra

di Lorenzo Longhi Lorenzo Longhi

E vabbè, ci avevamo sperato, perché in fondo sarebbe stato giusto, godibile, persino epico. Invece no: Carlo Ancelotti non sarà il ct del Brasile a partire dalla prossima Copa América di giugno. A questo punto chissà se lo sarà mai, dato il recente rinnovo del contratto con il Real Madrid sino al 2026. Peccato, ci avevamo creduto visto che non si trattava di una voce, ma la fonte era quanto di teoricamente più attendibile. Vale a dire il presidente della Cbf, la Confederaçao Brasileira de Futebol, dunque teoricamente quello che sarebbe stato il suo futuro datore di lavoro, Ednaldo Rodrigues, che la scorsa estate – era il 5 luglio 2023 – lo aveva testualmente confermato ai giornalisti, in pressing dopo i rumors che lui stesso aveva alimentato.

Carlo Ancelotti
Carlo Ancelotti

A inizio dicembre scorso Ednaldo Rodrigues è stato rimosso dall’incarico di presidente della Federcalcio verdeoro dopo che una sentenza del Tribunale di Giustizia di Rio de Janeiro aveva invalidato la sua elezione al soglio del calcio brasiliano avvenuta nel marzo 2022. Questo oggi ci aiuta a comprendere quanto probabilmente allora Rodrigues fosse in difficoltà a livello politico, peraltro in seno a un’istituzione particolarmente discussa, poco trasparente e necessitasse di un colpo clamoroso a livello mediatico. Ancelotti non aveva però mai firmato né confermato o smentito nulla, interessamenti a parte. Ma alla fine l'ex fuoriclasse di Roma e Milan ha declinato, complice anche la destituzione di Rodrigues. Il punto, però, non è nemmeno immaginare come sia potuto accadere. Vale la pena, piuttosto, constatare con sempre maggior chiarezza come tacere, o almeno non dire stupidaggini, non vada più di moda. Rodrigues avrebbe potuto perdere tempo, come del resto ha sempre fatto Ancelotti, ma ha invece deciso di uscire allo scoperto senza avere le carte giuste, magari confidando che le cose sarebbero andate come voleva lui, o magari perché avrebbe poi potuto dare la colpa ad altri se non si fossero realizzati i suoi desideri. Schema classico: la sparo, tanto sarà pure vero che il web ricorda, ma la shitstorm poi dura il giusto, che c’è sempre qualcuno o qualcos’altro da azzannare. Insomma: comunicate, qualcosa resterà.

Matteo Salvini
Matteo Salvini

Nell’era dell’infodemia forse non ci si rende conto che una malattia ancora più letale è la comunicazione – istituzionale, aziendale o personale che sia – perché la presa per i fondelli è lì, nelle fonti che vengono considerate attendibili, che vengono rilanciate e alle quali interessa solo questo. Abbiamo appena accantonato il caso Pandoro-Ferragni, scoprendo che era “un errore di comunicazione”, quasi si trattasse di qualcosa sfuggito al controllo dell’ultimo stagista, quando in realtà un certo tipo di comunicazione a livello di brand è tutto fuorché un errore. È tattica, strategia; è forza sino a quando non viene scoperta, ma nulla vieta che lo sia anche dopo, perché lo schema è collaudato e la gente dimentica. E, se lo ricorda, neppure più s’indigna, perché ormai va così. Allora ecco che Matteo Salvini prima e Giorgia Meloni poi hanno potuto giocarsi la carta dell’abolizione delle accise in due diverse campagne elettorali (la prima volta dal giornalista Bruno Vespa, in una rivisitazione patetica del Berlusconi del “contratto con gli italiani”, la seconda in uno spot dedicato di Fratelli d’Italia). Ecco il famigerato comunicato che ha aperto il vaso di Pandoro della premiata bottega influencer Ferragni, ecco istituzioni e partiti comunicare come fossero brand, dove conta la rappresentazione più che la realtà, debordianamente, dove profana è la verità e sacra l’illusione, abbandonando un grigiore forse non rassicurante, ma almeno non fasullo. Così, laddove complottisti e complottardi fanno proseliti sulla base del noncielodikono!1!, una comunicazione da falsari, compiacente e compiaciuta non aiuta esattamente la buona salute dell’infosfera, quando poi si scoprono le mancanze e le sparate di chi dovrebbe essere considerato attendibile in un circolo vizioso nel quale al massimo si smentisce, si fa retromarcia o si finge di essersi dimenticati. Ma se ti hanno creduto, è fatta.

Chiara Ferragni
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