Negli anni 2016 e 2017, Selvaggia Lucarelli si impegnò per la chiusura di alcune pagine Facebook caratterizzate da contenuti misogini. Tra queste, Welcome to Favelas, Sesso Droga e Pastorizia, Pastorizia Never Dies, Degradoland e Acazzoduro, che contavano milioni di iscritti, prevalentemente giovani maschi, inclusi minorenni delle scuole medie. Lo racconta lei stessa in un articolo del suo Substack, Vale Tutto. Tuttavia, vi partecipavano anche adulti, alcuni dei quali giustificavano la loro presenza con l'interesse per l'humor nero. Quando Lucarelli iniziò a denunciare pubblicamente la presenza di revenge porn, pedopornografia, bullismo e contenuti violenti su queste pagine, ricevette insulti e minacce di morte da parte di migliaia di adolescenti. Per contrastare questo fenomeno, cercò di informare i genitori e, quando non riusciva a contattarli, si rivolse alle scuole per coinvolgerli. Le reazioni degli adulti furono di incredulità e sgomento, con alcuni genitori e insegnanti che si scusarono per il comportamento dei figli. Un maresciallo dei carabinieri scoprì che il proprio figlio la minacciava online, mentre un noto cantante e sua moglie furono sconvolti nel vedere il post minaccioso del loro figlio. Nonostante le punizioni inflitte da alcuni genitori, alcuni ragazzi continuarono a sfidarla apertamente.


Durante un talk sull'odio online rivolto a studenti liceali, Lucarelli scoprì che un ragazzo in platea aveva pubblicato una sua foto su un gruppo d'odio, chiedendo suggerimenti su insulti da rivolgerle. Quando denunciò l'accaduto in tempo reale, un'insegnante del ragazzo la attaccò per averlo esposto. Questo episodio evidenziò il disorientamento degli adulti di fronte al fenomeno della misoginia in rete e del cyberbullismo. Il tema dell'adolescenza le è familiare, avendo monitorato attentamente il proprio figlio, non solo per proteggerlo dal bullismo, ma anche per prevenire atteggiamenti aggressivi. Dopo due anni di impegno, riuscì a far chiudere quelle pagine, ma l'esperienza la rese consapevole di quanto l'adolescenza possa essere un periodo di trasformazione profonda, in cui i ragazzi possono sia subire che esercitare violenza. Lucarelli riflette su questi temi a partire dalla serie Adolescence, che affronta la difficoltà di comprendere appieno i propri figli e il ruolo dei genitori nella formazione della loro identità. La serie racconta la storia di Jamie, un tredicenne che uccide una coetanea e che manifesta atteggiamenti misogini online. Il padre, pur avendo visto i segnali della rabbia del figlio, si interroga sulla propria responsabilità solo quando il ragazzo si dichiara colpevole. Questo porta alla domanda centrale: è possibile conoscere davvero i propri figli? La narrazione suggerisce che l'adolescenza è una fase in cui i ragazzi possono manifestare improvvisi scoppi di violenza, spesso scatenati da frustrazioni o rifiuti. Lucarelli ricorda un episodio personale in cui il figlio, durante il lockdown, reagì con rabbia in modo inaspettato, portandola a chiedersi cosa le fosse sfuggito.

Collegando la vicenda di Jamie ad altri casi di cronaca, come Erika e Omar, la giornalista evidenzia come la violenza adolescenziale possa essere difficilmente prevedibile. Nella serie, la psicologa che interroga Jamie tenta di incasellarlo in schemi standard, ma si trova impreparata di fronte alla complessità della sua mentalità. Adolescence si concentra sul rapporto tra giovani e genitori, sottolineando l'incomunicabilità generazionale, ma affronta anche il fenomeno incel e la percezione della frustrazione maschile. Lucarelli nota che la serie non approfondisce il legame tra questa subcultura e l'influenza della scienza, ma suggerisce che Jamie sia il prodotto di un intreccio di insicurezze personali, modelli sociali e contesti digitali. Pur riconoscendo il valore del dibattito generato dalla serie, Lucarelli critica alcuni aspetti della realizzazione, come il piano sequenza in ogni puntata, il ritmo narrativo lento e i dialoghi poco credibili. Trova poco realistica l'assenza di figure come avvocati e giornalisti nella storia e giudica eccessivamente semplificata la rappresentazione del fenomeno incel. La conclusione è che, sebbene Adolescence non sia un capolavoro, ha il merito di sollevare interrogativi importanti sul rapporto tra genitori e figli, sull'influenza della società e sulla necessità di fornire ai giovani gli strumenti per affrontare il mondo in modo consapevole.

