Stasera, sul Nove, torna Essere Moana – Segreti e Misteri, docu-serie in due puntate firmata Marco Gregoretti e prodotta da Verve per Warner Bros Discovery. Un viaggio tra luci e ombre di Moana Pozzi, diva dell’hard e fantasma della nostra coscienza collettiva. Perché su Moana, morta (forse) il 15 settembre 1994 a Lione, non esiste solo un alone di mito. Esiste un’intera nube tossica di complotti, spionaggi, certificati ballerini e aerei privati diretti a Washington. Gregoretti parte da lì, dal sospetto: quando Moana morì, lavorava a Panorama e ricevette una confidenza da Riccardo Schicchi, il re di Diva Futura. “Moana non è morta”. Boom. Fine della realtà, inizio della leggenda. Schicchi – secondo quanto raccontato dal giornalista – avrebbe avuto contatti con i servizi segreti italiani. Un dettaglio non da poco, se consideriamo che anche Cicciolina nel 2016 dichiarò al Tempo di essere stata una spia degli 007 ungheresi. Porno e intelligence, binomio che solo l’Italia poteva sfornare con tanta naturalezza.

Il documentario scava tra testimonianze, carte e rivelazioni clamorose. A partire dall’assenza del certificato di morte, arrivato in ritardo dall’Hôtel-Dieu di Lione. O dagli atti anagrafici: il marito Antonio Di Ciesco risultava celibe anche dopo la “morte” della moglie, poi miracolosamente riclassificato come coniugato. Burocrazia o cover-up? Lo stesso marito che dichiarò di averla aiutata a morire praticandole l'eutanasia attraverso l'introduzione di bolle d'aria nella flebo. Poi c’è quel presunto atto notarile con la firma di Moana, datato dopo il suo decesso. E le azioni in una società di smaltimento rifiuti tossici a Kiev. E un jet privato che la prelevava da Roma per portarla a Washington. Altro che diva del porno: qui siamo in piena spy-story. La teoria più pazza - ma forse la più coerente con lo spirito del tempo - è che Moana fosse un’agente segreta. Forse del Kgb. Forse della Nato. Forse di entrambi?

La docu-serie ospita un ex agente dei servizi italiani, che racconta di aver vissuto con lei. Una relazione sentimentale, ma anche operativa. E lancia la bomba: Moana potrebbe essere stata avvelenata col polonio, la stessa sostanza letale che ha ucciso Litvinenko. Sintomi compatibili, morte veloce, niente autopsia. Game over. E poi ci sono le voci di chi l’ha conosciuta: colleghe, attori, scrittori, giornalisti, critici. Tutti a raccontare frammenti di una vita che non ha mai smesso di inquietare. Perché Moana era molto più di un corpo: era un enigma vivente, e ora è un enigma eterno. Forse non sapremo mai la verità. Ma intanto, godiamoci il mistero. Anche questo, in fondo, è intrattenimento.
