Abbiamo intervistato la criminologa Anna Vagli sul linguaggio non verbale che ha avuto Chiara Ferragni durnate l'intervista a Che tempo che fa. Era veramente sincera? Per Vagli l'influencer è stata “poco credibile dal punto di vista del linguaggio del corpo. È molto evidente quando si riferisce a Fedez”. E quella collana in primo piano apparentemente nascosta che cosa voleva dire? E la scelta dell’abbigliamento? “Si veste di nero con l’intenzione di ripulirsi l'immagine”. Quando la Ferragni parlava del marito e del loro futuro "nascondeva" qualcosa? Ecco tutti i dettagli che molti non hanno notato e il loro possibile significato.
Anna Vagli, come giudica il modo in cui si è posta Chiara Ferragni?
Chiara Ferragni è poco credibile dal punto di vista del linguaggio del corpo. La cosa è più evidente quando, riferendosi a Fedez, dice: “Non è che abbiamo chiuso i ponti”.
Cosa vuole dire?
In quel momento lei chiude gli occhi, che, in analisi del linguaggio del corpo, significa che sta dicendo qualcosa di non corrispondente al vero. Sempre quando parla di Fedez, alla fine, dice “quindi non so” (riferendosi al fatto che non sa come andrà a finire).
E qui cos’è che non torna?
Qui fa l'alzata di spalle unilaterale, abbassa più volte lo sguardo e retrocede con il busto realizzando quelle che, noi addetti ai lavori, chiamiamo incongruenze: con il corpo mostra di non credere alle parole che sta dicendo. Addirittura, abbassa di un tono la voce.
Ha chiuso gli occhi altre volte?
Sì. Gli occhi chiusi tornano anche quando parla della beneficienza. Facendo proprio pensare che lei in realtà lo sapeva che comunque ci sarebbe stato un gioco commerciale che avrebbe portato le persone all'acquisto e che avrebbe guadagnato un sacco di soldi.
E a livello di comunicazione?
Se il linguaggio del corpo non è scienza esatta, di sicuro fa anche un macroscopico errore di comunicazione forse il più grande dall’inizio dell’affaire Balocco. Dice: “Se c’è stato un fraintendimento e delle persone hanno capito male, le cose potevano esser fatte meglio”. Qui c’è la colpevolizzazione del pubblico. Continua dicendo: “Questi fraintendimenti, io non immaginavo questi fraintendimenti. Poi ho visto una sentenza che diceva che ci sono stati dei fraintendimenti”. Una ripetizione infinita della parola ed è il fallimento totale.
Quale sarebbe il fallimento?
Il fatto che non si tratti nemmeno più di un errore di comunicazione, ma si attribuisca la colpa al pubblico, a chi ha capito male le intenzioni.
E il vestiario?
Anche il lato vestemica (abbigliamento) e trucco è interessante. Niente gioielli apparentemente di lusso, ma una collanina che ritrae forse i figli. Il fatto che fosse parecchio in evidenza era perché voleva far vedere che aveva al collo i due bambini, che ormai hanno monopolizzato le sue storie su Instagram.
Come mai non ha indossato nulla del suo brand?
Dal punto di vista comunicativo colpisce che abbia scelto di non indossare niente riconducibile al suo marchio. Si veste di nero con l’intenzione di ripulirsi l'immagine. L’obiettivo era quello di proiettare sobrietà e serietà.
È riuscita nel suo intento?
No. Fallisce perché è troppo marcata la differenza con i suoi soliti video dove anche i figli sono vestiti del suo stesso brand. Infine, Il tono di voce appare intenzionalmente forzato per sembrare credibile. Anche il trucco era molto acqua e sapone con lo stesso intento di veicolare un messaggio di ragazza della porta accanto, vittima del sistema. Una sorta di Biancaneve. Una forzatura.
E la commozione?
La commozione, le sue lacrime, sono le lacrime di chi teme di aver perso tutto. Sono certamente sincere.
Perché Fazio ha mandato in onda un video celebrativo della carriera della Ferragni?
I video celebrativi sono stati un messaggio per il pubblico per ricordarla diversamente da come viene dipinta adesso.
Lei poi si accavallava spesso a Fazio, come mai?
Le continue interruzioni a Fazio denotano quanto lei scalpitasse e volesse dire ciò che si era preparata. A tratti però, come, ad esempio, quando parla della donazione di Sanremo e dell’associazione Associazione Nazionale D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), ha fretta di dire e ricordare cosa è e che cosa fa l’associazione a cui lei ha donato. E parla di quanto l’ha coinvolta nelle iniziative. Insomma, aveva imparato il compitino a memoria.