Per la prima volta nella storia calano gli utenti giornalieri di Facebook (di cerca un milione, ne rimangono “solo” 1,93 miliardi) e, dopo questo e altri dati della trimestrale, in Borsa è successo qualcos’altro di storico: un crollo di più del 25%, con il titolo della (da poco nata) casa madre Meta che ha bruciato più di 220 miliardi, trascinandosi dietro le altre società tecnologiche del Nasdaq (-3,7%). Il peggior crollo azionario dalla quotazione di Facebook del 2012 e uno dei più importanti mai registrati da un’azienda.
“Alle 3 e 59 del pomeriggio del 2 febbraio – ricostruisce Riccardo Luna su Repubblica – Meta Platforms, la società che dal 28 ottobre scorso controlla Facebook, Instagram e Whatsapp, valeva 900 miliardi di dollari; trenta minuti più tardi aveva perso 180 miliardi di dollari in valore di mercato. Meno 22%: un crollo da libri di storia. In quei trenta minuti Mark Zuckerberg, co-fondatore e da sempre ad del gruppo, ha presentato al mercato i risultati finanziari e per la prima volta ha dovuto ammettere che gli utenti di Facebook sono in calo. Un calo lieve, che attesta il numero totale poco sotto i due miliardi. Ma il segnale inequivocabile che qualcosa si è rotto. Diciotto anni dopo il debutto, ad Harvard il 4 febbraio 2004, il social network che dominava il mondo, perde terreno, arranca. E soprattutto, per gli investitori, guadagna meno soldi. Infatti, dopo la reazione emotiva del primo giorno, ieri il crollo si è consolidato, attestandosi oltre il 25% (valore totale 670 miliardi di dollari). Il peggior giorno del lungo regno di Mark Zuckerberg, che pure di giornate difficili ne ha inanellate diverse ormai. Adesso sono due le domande da farsi. La prima: che succederà a Meta Platforms? Dopo tanti annunci, esagerati, di declino, il declino è finalmente arrivato o Mark Zuckerberg ancora una volta riuscir a cavarsela? La seconda domanda riguarda noi utenti ed è più semplice: che faremo? Risposta: abbiamo già fatto, per questo siamo arrivati a questo punto”.
“Le persone hanno molte scelte su come vogliono trascorrere il loro tempo e app come TikTok stanno crescendo rapidamente”, ha detto Zuckeberg, il cui patrimonio personale si è svuotato in poche ore di circa 31 miliardi. Certo, in parte il menzionare il rivale cinese serve anche a provare a disinnescare le accuse di abuso di posizione dominante, ma il tema è comunque concreto. Un altro problema è quello costituito da Apple: “Il chief financial officer di Meta Dave Wehner – riferisce il Corriere – ha stimato una perdita di 10 miliardi per le entrate pubblicitarie di quest’anno a causa delle modifiche della Mela al sistema operativo degli iPhone, che ora chiede ai suoi possessori il permesso di farsi tracciare dalle app.
In attesa del metaverso (che Zuckerberg ha annunciato “casualmente” mentre si trovava in una serie di guai, compressi quelli del Congresso americano), c’è il problema dell’oggi e del domani più immediato: “Facebook – argomenta Luna – ci ha un po stufato. Sì, certo, gli utenti mensili sono ancora quasi due miliardi, un numero stratosferico. Epperò è il tempo che passiamo sulla app che è cambiato: ci stiamo meno volentieri, postiamo meno cose, interagiamo di meno. Facebook è un club di cui restiamo soci perché custodisce molti nostri ricordi e perché ci stanno molti nostri amici, ma in cui non andiamo più volentieri. Dopo diciotto anni era inevitabile un po’ di logoramento prima o poi. Nel frattempo Instagram, che Zuckerberg si era comprato per coprire gli utenti più giovani, soffre la concorrenza di TikTok che invece sta dilagando (mentre i Reels, i video di Instagram, faticano a macinare utili); e Whatsapp resta una piattaforma usatissima, ma senza un convincente modello di business. Insomma, Mark Zuckerberg è ad un passaggio stretto, strettissimo, ma la fine non è scritta. Anche nell’estate del 2018 a un certo punto Facebook perse il 20%, oltre 100 miliardi di dollari in poche ore. In tanti scrivemmo che un’era era finita. Ma poi lui li recuperò tutti quei soldi e ricominciò a crescere. Se solo il metaverso non fosse ancora così lontano…”