Gli Usa si risvegliano con delle immagini che sembrano venire da un film catastrofico, ma questa volta è tutto vero. Nella città di Baltimora, infatti, intorno alle 1:30 locali della notte (circa le 6:30 del mattino italiane) il Francis Scott - Key Bridge, un ponte lungo 2.632 metri, è completamente crollato in meno di venti secondi dopo essere stato colpito da una nave cargo battente bandiera di Singapore. La struttura, a seguito dell’impatto, si è disintegrata, facendo precipitare nel fiume Patapsco almeno sette veicoli, tra cui un camion. Inoltre, nel momento della collisione, sul ponte stavano lavorando una ventina di operai. Ancora in corso le procedure di ricerca e di salvataggio da parte dei vigili del fuoco, e risulterebbero dispersi almeno sette persone. A peggiorare il quadro ci pensa l’acqua del fiume che, secondo quanto riportato dall’Ansa , al momento del crollo aveva una temperatura di circa nove gradi centigradi, e dunque gli eventuali sopravvissuti alla tragedia rischierebbero anche l’ipotermia. Tutti salvi, invece, i membri dell’equipaggio del mercantile Dali, questo il nome del cargo, che erano partiti dal porto di Baltimora circa mezzora prima con il programma di raggiungere Colombo nello Sri Lanka entro il 27 aprile (fonte Daily Mail). Difficile ora quantificare il numero delle vittime, anche se “il portavoce dei vigili del fuoco di Baltimora, Kevin Cartwright - riporta l’Ansa - [...] ha descritto il crollo del ponte Francis Scott-Key definendolo della categoria ‘evento di perdite di massa’”. Insomma, una tragedia che forse non ha precedenti nella storia, ma se avesse un “seguente”?
Il pensiero, infatti, non può che andare al Ponte sullo Stretto di Messina, struttura che dovrebbe essere addirittura più lunga di quella che è crollata nella notte a Baltimora. Nella tragedia statunitense, secondo le ricostruzioni dell’incidente, la Dali avrebbe colpito l’arco centrale del Francis Scott Key-Bridge (366 metri), in seguito a una “sbandata”, come definita dal Daily Mail. Ovviamente, riporta ancora il quotidiano britannico, verranno effettuate delle analisi per accertare le condizioni strutturali e di sicurezza del ponte prima dell’incidente. Comunque sia, sembrano esserci alcune somiglianze con l’immensa opera pubblica che a breve (il ministro Matteo Salvini punta ad aprire i cantieri questa estate) dovrebbe sorgere tra la Calabria e la Sicilia. Prima di tutto si tratta della lunghezza, quasi estrema in entrambi i casi. Il ponte di Baltimora, infatti, era lungo 2.632 metri, mentre i progetti di quello sullo Stretto parlano di 3,6 chilometri. Anche le altezze sul livello dell’acqua si somigliano, e anche in questo caso quella del ponte italiano è maggiore: circa 55 metri per l’ex struttura di Baltimora (inaugurata nel 1977) e ben 65 metri previsti per quella futura italiana. Infine, sono simili anche le loro funzioni; infatti, il Key Bridge era un fulcro fondamentale per la circolazione non solo di auto ma anche di merci, con 12 milioni di veicoli e 30 mila quotidiani ogni anno, dati riportati dal Daily Mail. E anche il ponte siciliano ha le ambizioni di funzionare come una nuova via più libera e veloce di commercio oltre che di semplice spostamento; un peso che rischia di gravare ulteriormente su una struttura tanto grande (e forse fragile?). Dunque, osservando le terribili immagini della catastrofe di Baltimora, una domanda sorge spontanea: potrà succedere lo stesso anche nel canale di Sicilia?