L’edizione odierna del quotidiano La Repubblica apre con un titolo che non permette alcuna interpretazione: “Stop al ponte di Salvini”. Ma com’è possibile? Dopo tutte le promesse fatte negli ultimi mesi, anzi anni, dall’attuale ministro delle infrastrutture adesso va tutto all’aria? Il riferimento è ovviamente all’immensa opera che dovrebbe sorgere sullo Stretto di Messina, una strada in grado di unire l’isola della Sicilia con lo Stivale, uno dei punti forti della campagna di Matteo Salvini, il quale aveva promesso che il cantiere sarebbe stato aperto nell’estate del 2024. Adesso, però, iniziano a sorgere i primi dubbi, anzi, le prime “sicurezze”. Si tratta dell’ennesima promessa politica non mantenuta? Il giornale diretto da Maurizio Molinari sembra non avere dubbi, eppure già in seconda pagina arriva la (auto) smentita. Lo stop, in realtà, non è altro che un probabile rallentamento dei lavori rispetto ai programmi illustrati dal ministro. Quindi, il progetto del ponte sullo Stretto non è a rischio, anzi, rivela Emanuele Lauria proprio su La Repubblica, “il progetto definitivo […] è stato comunque approvato”. Ma dunque ci troviamo di fronte a un esempio di fake news? In ambito web il titolo del quotidiano milanese verrebbe definito “clickbait”, una formula sensazionalista con l’obiettivo di attirare lettori, e sono gli stessi giornalisti del giornale che, parola dopo parola, riga dopo riga e articolo dopo articolo, smentiscono il titolone in prima pagina. La questione dipende tutta dalle recenti analisi di un comitato scientifico degli inizi dei lavori. Antonio Fraschilla, con un articolo in seconda pagina che si occupa del caso, sottolinea, o meglio prevede che “si allungano i tempi per l’avvio dei cantieri”. Tutta colpa della relazione lunga 51 pagine con cui “il comitato - si legge su La Repubblica -, nominato dal ministero delle Infrastrutture […] non ha potuto fare a meno di segnalare 68 ‘mancanze’ nel progetto definitivo presentato dal consorzio Eurolink”. Eppure, questo stesso articolo comincia con un debunk autoinflitto. Infatti, le prime parole di Fraschilla rivelano che “il parere è positivo […] e comunque si tratta di «raccomandazioni», sottolineano dalla società Stretto di Messina spa”, e più in fondo viene rivelato anche che “il comitato al momento non ha bloccato l’iter”.
Rimangono quindi praticamente solo delle segnalazioni, che, scrive La Repubblica, “riguardano l’acciaio da utilizzare, gli esami sismici, la tenuta in caso di forte vento”. Nel proprio articolo Fraschilla passa poi a rapporto tutte le varie specificazioni riguardanti i rilievi effettuati, e riporta anche gli ultimi battibecchi politici avvenuti tra Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra, il quale ha detto che “questo progetto andava bocciato e rifatto di nuovo”, e lo stesso Salvini, che si è limitato a replicare così: “Che qualcuno pensi che il governo costruisca un ponte destinato a crollare è assolutamente folle”. L’approfondimento del quotidiano poi riporta anche i vari progetti passati (e falliti) della costruzione del ponte. A questo proposito va ricordato (come fa Fraschilla) che la società Stretto di Messina è nata nel 1981, e poi sciolta nel 2013 dal governo Monti. Passano a rassegna anche le varie spese del progetto attuale, “che solo nel primo anno - rivela il giornalista - ha già speso 4 milioni per contratti esterni”, e infine si rincara la dose sulle presunte frenate nei cantieri che, secondo il programma di Salvini, dovrebbero presto vedere la luce, parlando de “l’ennesimo castello di promesse che scricchiola”. Emanuele Lauria, infine, parla addirittura di “un’altra incompiuta per il segretario leghista” analizzando quali potrebbero essere le conseguenze dal punto di vista elettorale nel caso di una débâcle del ponte. Ma in tutto ciò rimane una sola sicurezza, che può piacere o meno: per il momento non c’è alcuno stop definitivo.