Corrado Augias contro Matteo Salvini a Dimartedì è decisamente uno scontro di cui non sapevamo di avere bisogno, ma che ci ha regalato grandi soddisfazioni. Una tra le tante è stato il rifiuto da parte di Augias di accostare il concetto di “Costituzione” a Matteo Salvini, leader della Lega: “Salvini è l'Italia che non ha capito la Costituzione. Che i giovani contestino è nella natura delle cose. Guai a quella generazione che non contesta i suoi padri. Fa parte dell'ordine naturale della successione tra la generazione precedente e quella successiva . Quindi ovviamente questo non vuol dire che bisogna andare per strada a rovesciare le automobili e spaccare le vetrine, ma la contestazione si, deve esserci”. L'argomento cardine sul quale Augias incentra tutto l'intervento è la repressione del dissenso, nonché la diffidenza del centro-destra verso le contestazioni dei giovani. Non accenna a placarsi la polemica sugli scontri di Pisa, dove “a vincere sono stati i manganelli”. E dove, in fondo, non c'era nessun orsacchiotto di peluche in palio. A vincere dovevano essere i principi cardine della nostra Costituzione, che comprendono sì il rispetto per il lavoro delle forze armate, ma soprattutto esprimono la totale libertà per la manifestazione del dissenso popolare. Se consideriamo il dissenso come una forma di libertà, quando questa libertà viene negata, soppressa, quando viene ferocemente manganellata, possiamo ancora parlare di democrazia? Augias stesso fa riferimento alla politica “fallimentare” della nostra presidente del consiglio. La accusa di non comprendere il ruolo che dovrebbe giocare nel corso del suo mandato: “La nostra presidente del consiglio ha una natura e anche un tipo di cultura che non le permetteranno mai di capire il ruolo che deve giocare. Se consideriamo che un presidente del consiglio dovrebbe avere come primo compito quello di unire il paese, la Meloni sta dividendo il popolo. Questo perché non tiene conto del fatto che dovrebbe essere responsabile di tutti. Non solo di quelli che hanno votato per lei. Ma soprattutto di quelli che non lo hanno fatto”.
Ma Giorgia Meloni, secondo Augias, è soltanto il risultato della politica “senza dignità” il cui primo e principale esponente fu Silvio Berlusconi: “Lui è stato il primo che ha deriso le istituzioni. Ricordo ancora quando disse che chi votava per i comunisti era un coglione o quando definiva le tasse una bazzecola. Se vogliamo, Silvio Berlusconi ha infranto il muro del confronto politico dignitoso con i cittadini”. Corrado Augias è un fiume in piena. Dimostra di non aver paura di parlare, ma soprattutto di pensare: critica aspramente la maggioranza e gli tocca persino fermarsi (a un certo punto) per “evitare di essere inopportuno”. Floris approfitta della generosità con la quale Augias si confronta a distanza con la politica di maggioranza e approfondisce sulla cultura liberaldemocratica italiana a partire dall'inizio del governo di centro-destra.
“Non c'è dubbio che ci sia una scarsa cultura liberale nel nostro paese. I governanti che abbiamo sono estranei alla cultura che dovrebbe reggere un paese come l'Italia, che ha conquistato le sue garanzie costituzionali ad altissimo prezzo. Questi dimostrano di non aver ancora acquisito la cultura, ancora prima dell'atteggiamento politico”. L'intervento di Corrado Augias non risparmia nè critiche nè importanti allusioni circa la libertà d'espressione democratica che il nostro paese vanta dal secondo dopoguerra. Eppure è ammirevole come si mantenga sempre sul filo del rasoio: fa intendere senza lasciar intendere, si espone in maniera tanto dura quanto cauta. In qualche modo, nel corso dell'intervista, mostra una sorta di autocensura (per evitare troppi danni collaterali). Staremo a vedere quando e se Matteo Salvini risponderà alle accuse di Augias.