A margine dell'incontro tra Giorgia Meloni e Joe Biden, è stata ufficializzata l'autorizzazione del trasferimento di Chico Forti in Italia. Forti, accusato di omicidio e condannato all'ergastolo, era detenuto in America dal 1998. Di Chico Forti se ne parla da un po', sui media. Il primo fu Maurizio Costanzo, nel 2001, soltanto due anni dopo che Forti fu condannato all'ergastolo a Miami. Poi, sempre nei primi anni 2000, Giancarlo Magalli, Irene Pivetti, poca roba. Qualche apparizione fugace e qualche inchiesta, l'interessamento di Fiorello; qualcosa lo fece anche Red Ronnie. Tutto fa brodo. Qualcosina lo fece anche la politica, magari marginalmente, ma da entrambe le parti, nel corso del tempo. Il giudice Ferdinando Imposimato ed Enrico Letta, quando il caso non faceva ancora scalpore, Mauro Ottobre, fino a Luigi di Maio, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma non serve farne una questione politica, ora. Poi arrivarono le Iene, certo, con i servizi di Gaston Zama dedicati al caso. Il primo uscì nel 2019. Ma lo Zoo di 105, il programma di Marco Mazzoli, ne parla almeno dal 2015, cioè quattro anni prima, quando in onda venne mandato l'appello di Chico Forti. "Dobbiamo dedicare uno spazio a una persona molto importante, che avrebbe bisogno dell'aiuto del pubblico italiano e del governo italiano". Il blocco si apriva così, per raccontare poi tutta la storia del detenuto. Non si tratta però soltanto di una questione cronologica. Ma perché Mazzoli dovrebbe avere più importanza, rispetto agli altri che se ne sono occupati? Prima di tutto, lo Zoo di 105 è, da anni, il programma più ascoltato in Italia. Parliamo di milioni di persone che accendono la radio soltanto per sentirlo. Poi, perché lo Zoo non si è limitato a un singolo blocco mandato in onda su Chico Forti, ne ha fatto una vera e propria missione, con diversi interventi nel corso degli anni, lettere passate in onda, telefonate, messaggi, visite personali, interviste. Mazzoli, il conduttore, attualmente vive a Miami, proprio dove è stato incarcerato Forti. Hanno passato una Pasqua insieme, lo va a trovare in carcere. Quando Mazzoli ha vinto l'Isola dei Famosi, ha dedicato la vittoria a Chico Forti, riportando il caso davanti a una fetta di pubblico ancora più ampia, che magari non ascoltava il programma in radio.
Impegno, numeri, costanza. Mazzoli non ha mai perso di vista il caso di Forti, e nessun altro gli è stato dietro come ha fatto lui. Ok, benissimo, ma perché ne stiamo parlando? L'uomo nasce libero, ma ovunque è in catene, diceva Jean Jacques Rousseau nel Contratto Sociale, e se Chico Forti è prigioniero in America, Marco Mazzoli è prigioniero della sua stessa popolarità, la quale a sua volta è dovuta al fatto che Mazzoli ha condotto da sempre una battaglia per la libertà di parola, in radio, una rivalsa del linguaggio popolare. Perché di questo si tratta. Quella di Mazzoli si chiama popolarità, non celebrità. Mazzoli piace alla Gente. È popolare, ma non potrà mai essere celebre, perché il suo modo di fare radio è ancora oggetto di una specie di censura silenziosa. Se è dai tempi dei Greci, almeno, che la comicità si serve delle parole cosiddette volgari, lo Zoo non fa altro che portare avanti una tradizione millenaria, che va da Aristofane a Catullo, passando per Dante (sì, anche lui parlava di scoregge), Rabelais e tanti altri. Però guai a parlarne in pubblico. Mazzoli è impresentabile, anche in casi come quello di Chico Forti, in cui il suo ruolo è stato fondamentale, in termini di divulgazione.
Ce lo dicono i giornali, che Mazzoli non può uscire fuori. Ce lo dicono indirettamente. Scorrendo le notizie relative al trasferimento in Italia di Chico Forti, infatti, i nomi si sprecano. Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Alfonso Signorini, Andrea Bocelli, Rosario Fiorello, Jovanotti, Rocco Siffredi. Viene spesso citata anche Jo Squillo. Ed è curioso il fatto che fu proprio Marco Mazzoli a portare Jo Squillo in carcere da Chico Forti. Jo Squillo che, tra l'altro, su Tgcom24 per un banale refuso diventa perfino Joe Squillo, e qui dobbiamo fermare sul nascere ogni tipo di immaginazione che ci porterebbe verso un personaggio maschile con i capelli lunghi e biondi e la barba nera, un po' come quella di Mazzoli che invece no, non viene mai citato nelle notizie su Chico Forti uscite a caldo dopo l'annuncio di Giorgia Meloni Total White. Sul look che la Presidente ha scelto per l'occasione, poi, ci sarebbe da aprire un altro discorso, perché il completo candido e immacolato, messo insieme alla chioma bionda e mossa, sembra voler ricordare un angelo che annuncia la Lieta Novella. Ma torniamo negli inferi, dal grande Demonio dello spettacolo italiano: Marco Mazzoli. Nemmeno aver vinto l'Isola dei Famosi lo può riabilitare agli occhi del discorso pubblico. Non sia mai! Fare pubblicità a Mazzoli, allo Zoo? Nemmeno sul giornale all-news della stessa proprietà di Radio 105. C'è da dire che il programma, di pubblicità, non ne ha bisogno, perché risulta essere il più ascoltato d'Italia da diversi anni. Eppure, è come se fosse una nicchia. Una nicchia paradossale e affollata da milioni di persone, ogni giorno. Praticamente, un ossimoro. Però, chi segue lo Zoo di 105, sa bene che se il caso di Chico Forti è arrivato ad essere nazionalpopolare, gran parte del merito di tutto ciò dev'essere consegnato nelle mani di Mazzoli, e del suo programma.
Lo sanno in tanti, lo si può vedere anche dai commenti sotto il post di Instagram in cui il conduttore rilancia il filmato in cui si annuncia il ritorno in Italia di Chico Forti. Ci sono anche commenti di persone famose, dal pilota Marco Melandri all'ex rugbista Andrea Lo Cicero; il dj Paolo Ortelli, Alessandro Cecchi Paone, dj Ringo e perfino la vice capogruppo di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli, che lascia un cuoricino nero sotto al post. Un cuoricino nero, passateci la teoresi, che fa da contraltare al completo bianco della Meloni, come a dire che dietro all'Epifania evangelica dell'annuncio c'è il lavoro sporco di un diavolo. Lo stesso Demonio che compariva spesso in alcuni scherzi telefonici dello Zoo. Qualcuno, come Melandri, ringrazia esplicitamente Mazzoli per l'impegno profuso in questi anni. Sono in tanti, a ringraziarlo, e viene da chiedersi come mai Mazzoli non debba venire accreditato pubblicamente tra quelli che hanno favorito il ritorno di Chico Forti in Italia. Perché di questo si tratta. Senza la sua diffusione, enorme e prolungata nel tempo, la vicenda sarebbe probabilmente rimasta imbrigliata nella sordina diplomatica o nella desolazione dei singoli appelli sparigliati. Però Mazzoli dice le parolacce, fa scherzi telefonici e parla di sesso in radio, e finché questo rimarrà considerato un difetto, i media beneducati non potranno mai avere la spudoratezza di ringraziarlo in pubblico, come se fossimo in un romanzo piccolo-borghese del milleottocento, a mormorare un complimento dietro un fazzoletto di seta tirato fuori dal taschino della giacca. D'altronde anche noi siamo costretti a mettere gli asterischi sul c*zzo, e magari non cambierà un c*zzo, ma almeno in questo caso dovrebbero avere tutti il c*zzo di coraggio di ringraziare quel gran testa di c*zzo di Mazzoli. Noi lo facciamo qui, ora. Senza asterischi, magari.