Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1990 al 1993 nonché fondatore della Gran Loggia Regolare d'Italia, viene intervistato nel podcast Il Muschio selvaggio da due soggetti che persino Carneade avrebbe evitato. Tutto si svolge intorno a un tavolo a forma di triangolo, al cui apice sta il Gran Maestro, ai lati gli intervistatori e alla base un pupazzetto di Papa Francesco con a fianco un diffusore profumato. Questa forse una trovata per non schierarsi e strizzare l’occhio a tutti. Nel podcast insieme a riflessioni penetranti di quello che ora è il capo degli Illuminati europei si sentono i commenti degli intervistatori: caz*o, porca putta*a. Evidentemente perché non volevano argomentare diversamente. Dall’evento emerge l'esigenza, da parte di chi chi ha fatto del super-esoterismo la propria vita, di allargare, come direbbe Gaber, il consenso. Un po’ esagerata la rivalutazione di Gelli e dei tempi in cui un massone non faceva fatica a raccomandare un figlio per un esame all’università (che la ragione del declino sia anche in ciò?). Verità o depistaggio? La Massoneria non sembra immune dalla crisi dell’Occidente anche se la loggia di riferimento dell’Illuminato era il Grande Oriente. Comunque, un’intervista interessante.
Brevissime note sulla vicenda di Gaza senza partire da lontano. Quando l'imperatore bizantino Alessio I Comneno capì che i turchi Selgiuchidi avrebbero sottomesso l'Anatolia chiese aiuto al Papa. Potrete immaginare con quale gioia il Santo Padre decise di aiutarlo e di chiedere ai re cattolici europei di formare un esercito per salvare gli scismatici Orientali. Avrebbero potuto rispondergli con la famosa pernacchia di Fantozzi. Per evitare si disse che andava liberato il Santo Sepolcro. Ma bisognava intervenire perché, se i Turchi avessero fatto cadere l'impero bizantino, poi si sarebbero rivolti all'Europa e sarebbero potuti risalire fino a Vienna o avrebbero tentato di nuovo la conquista dell'Italia. Così nacquero i crociati e i regni cristiani di oriente che poi capitoleranno tutti compresi Gerusalemme e San Giovanni d’Acri. Seguirà la fine dei Templari la cui storia è nota. Da ordine nato per proteggere i pellegrini, perse il favore del Papa e del re di Francia e venne represso dopo aver subito la prima retata della storia. Tornando ai nostri giorni, un Occidente in putrefazione può permettersi di perdere Israele, l'ultimo avamposto occidentale in Medioriente? La domanda è da fare a tutti gli antisemiti, agli antisionisti, agli antipatizzanti e a tutti coloro che hanno approfittato della difesa contro Gaza per sentirsi liberi di urlare al mondo che anche gli ebrei sono un popolo genocida. Mettiamo che Israele venga sconfitta da un attacco congiunto di Giordania (deposto il re), Libano, Siria ed Egitto e tutte le truppe musulmane arrivate da ogni dove. Cosa succederebbe il giorno dopo? Chiariamoci, quella di Israele a Gaza è una pulizia etnica, in stile mediorientale (pensiamo ai turchi con gli armeni e con i greci, oppure pensiamo agli algerini). Ma mettiamo che gli ebrei vengano sopraffatti e arrivino da ogni parte navi occidentali per evacuarli e portarli via. Dopo la totale evacuazione degli israeliani cosa accadrà? Sarà il Paradiso? E se non fosse così? Se subisse lo stesso destino Cipro (già divisa in due dai turchi) e poi la Grecia, la Bulgaria, etc.? Sarebbe allora il terzo attacco all'Europa ma non essendoci né un Carlo Martello né un Jan Sobieski dovremmo abbandonare le nostre città e i nostri beni per cercare rifugio nell’estremo occidente. Di sicuro c’è che gli ebrei non molleranno mai Israele, piuttosto userebbero l’atomica. E anche sul campo sono loro in situazione di grande vantaggio da ogni ottica.
In più, se vogliamo risolvere il problema in Medio Oriente non possiamo più continuare a ragionare secondo il modello di due popoli e due Stati. Tra l’altro, dopo questi attacchi violenti è anche impensabile risolvere la situazione con il modello due Popoli in uno Stato. I rapporti tra i coniugi sono così rovinati che non si può più farli convivere nella stessa casa. Specialmente dopo decine di anni di odio fomentato da partiti interni che cercano lo scontro e Stati stranieri con posizioni anacronistiche già vent’anni fa che non riconoscono lo Stato di Israele. Due Popoli due Stati per me è una supercazzola del conte Mascetti e non una soluzione diplomaticamente sostenibile. Ci sono invece Paesi in Nord Africa, come Libia e Mauritania che potrebbero essere aiutati con investimenti e progetti per rilanciarsi, crescere e integrare la popolazione palestinese che andrebbe a rafforzare la presenza arabo-berbera-fenicia in luoghi poco abitati. Ci vorrebbe un piano mondiale di ricollocamento per evitare una guerra permanente. La soluzione può sembrare drastica ma credo che con tutte le sofferenze subite in questi anni i palestinesi non farebbero fatica ad abituarsi al meglio. E tutto è meglio di Gaza. D’altronde guardiamo l’esempio dei greci dell’Asia minore costretti ad abbandonare luoghi abitati dagli avi da tremila anni. Da profughi in Usa, Australia, Canada e così via, hanno raggiunto posizioni di ricchezza e di importanza che mai avrebbero raggiunto se fossero rimasti in Turchia. È molto meno ipocrita pensare a un ricollocamento in Libia o in Mauritania, o altrove dove andrebbero a rafforzare l’ossatura dello Stato piuttosto che assistere alla loro irreversibile dissoluzione.