Definito da molti il "Beppe Grillo ucraino", in realtà Volodymyr Zelensky ha una storia diversa dal padre del Movimento 5 Stelle, anche se entrambi nascono come comici prima di entrare in politica. Al contrario di Grillo, infatti, Zelensky ha dimostrato da subito di essere un "comedian" con cui è preferibile non scherzare.
Alle elezioni del 2019, il presidente ucraino, alla prima esperienza politica, arriva immediatamente in testa al primo turno col 30% dei voti, per poi ritrovarsi al ballottaggio e sconfiggere nettamente il presidente uscente Petro Porošenko con la percentuale... bulgara del 73,2%. La star televisiva stravince in tutte le regioni, anche nell'ovest, dove Poroshenko godeva di un sostegno importante.
Ora, due anni dopo, Zelensky si ritrova ad affrontare Vladimir Putin e la minaccia di un'invasione, gestendo di fatto la crisi tra Ucraina e Russia a cui il mondo intero guarda col fiato sospeso. Di sicuro non una situazione in cui in molti vorrebbero o saprebbero trovarsi.
Prima delle elezioni di tre anni fa, l'unico ruolo politico dell'ex comico 43enne (il più giovane presidente nella storia dell'Ucraina) è stato nella serie TV satirica "Servo del Popolo" (in seguito il nome del suo partito) che lo trasforma da famoso a mito assoluto. Nel programma fa la parte, visto il seguito, che più gli compete, ricoprendo il ruolo di un modesto insegnante di storia involontariamente eletto alla presidenza della Repubblica Ucraina dopo lo sfogo anticorruzione del suo personaggio filmato da un allievo e diventato frattanto virale. La serie sfonda non solo in Ucraina, ma anche in Russia, in tutti i Paesi dell'ex Urss, arrivando perfino in Polonia e negli Usa. L'idea di candidarlo alla presidenza, complice una fama senza precedenti, nasce quasi per scherzo, ma finisce poi per intercettare tutti gli elettori frustrati dalla povertà, dalla corruzione e da una guerra, quella nel Donbass, che va avanti da diversi anni.
Nonostante la vittoria schiacciante, i suoi inizi sono stati turbolenti: tuttavia il rodaggio era inevitabile visto che Zelensky si è ritrovato a controllare forze che trascinano il Paese in direzione differenti. L'Ucraina ha difatti sviluppato da un lato le sue relazioni con gli Stati Uniti, la Nato e l'Unione Europea, provocando, dall'altro, più di un dissapore con Mosca, che prova in tutti i modi a impedire all'ex Stato sovietico di allontanarsi ulteriormente. In generale l'Ucraina, snodo fondamentale per le forniture di gas nel resto Europa, è una pedina fondamentale nello scacchiere geopolitico russo-americano. Zelensky si ritrova quindi a gestire uno scenario particolarmente delicato, mostrando una leadership misurata, conservata anche nei giorni più tesi dello scontro con la Russia, in procinto di invadere il Paese. Sebbene abbia compiuto ogni sforzo per assicurarsi gli Stati Uniti dalla sua, l'ex comico ha anche attuato la scelta di minimizzare la minaccia russa per evitare il panico tra i concittadini.
Incontrando la stampa estera, il presidente ucraino ha infatti dichiarato alle telecamere: "Se sapete qualcosa di preciso sull'invasione russa, ce lo dite, per favore?". Subito dopo ha proclamato poi, il 16 febbraio (ossia giorno in cui, secondo la stampa anglosassone, i tank russi avrebbero superato il confine) festa nazionale, invitando i cittadini a esporre la bandiera blu e gialla e cantare l'inno.
In tutto ciò è necessario rammentare le promesse di Zelensky in campagna elettorale, le stesse che hanno contribuito alla sua vittoria clamorosa. In sostanza erano due: confrontarsi con i ribelli sostenuti dalla Russia (Donbass), trovando nel contempo il modo di fare pace con Mosca senza rinunciare alla Crimea (riammessa dal Cremlino) e ripulire la politica ucraina dal malaffare e dagli oligarchi. Ma il miracolo, come sappiamo, per ora non è avvenuto. La pace con la Russia potrebbe restare un sogno ancora per molto tempo, e per quanto riguarda la corruzione e gli oligarchi, nonostante qualche timido segnale, le cose non sono cambiate granchè. Di sicuro, il continuo conflitto nell'est ribelle, la prospettiva di una guerra su vasta scala e lo scenario interno rimasto pressoché uguale, hanno contribuito a dissolvere il diffuso sostegno popolare di cui ha goduto nel 2019. Secondo un sondaggio di gennaio (del Kyiv International Institute of Sociology) infatti solo il 30% del Paese è favorevole a un suo secondo mandato, e meno ancora, il 23% della popolazione, voterebbe per lui.
"Zelensky ha promesso di porre fine alla guerra e sconfiggere la corruzione, ma ciò non è accaduto - ha commentato il pilota Anatoly Rudenko al Daily Mail - i prezzi stanno aumentando, la corruzione non è scomparsa e abbiamo cominciato a vivere ancora più poveri".
Ma a lungo termine, le attuali tensioni potrebbero anche lavorare a suo favore. Le minacce della Russia possono paradossalmente aiutare Zelensky, che sta cercando di unire tutti coloro che sostengono un'Ucraina indipendente ed europea.
Intanto il presidente ucraino ha eliminato tutti coloro che potrebbero infastidirlo. Prima ha liquidato i ministri della vecchia guardia, incluso il potente ministro degli interni Avakov. Poi è stato pensionato il presidente della Corte Costituzionale, che a quanto pare frenava le leggi volute dal nuovo presidente, e sono stati chiusi sette canali televisivi di opposizione. Inoltre è finito agli arresti domiciliari, accusato di tradimento, Viktor Medvedchuk, filorusso e leader del secondo partito del Paese (scatenando le conseguenti reazioni di Putin).
Inoltre sotto processo, sempre per tradimento, è finito il predecessore di Zelensky (Poroshenko, forse tra i meno sospettabili di intendersela coi russi) e pure il sindaco di Kiev è finito nel mirino. Insomma, altro che Grillo: qui c'è poco da scherzare.