La città di Viterbo è stata al centro dell’attenzione nazionale nei giorni del trasporto della Macchina di Santa Rosa, evento religioso e civile che ogni anno richiama migliaia di persone. Alla vigilia e nel corso della manifestazione si sono verificati due episodi distinti: l’affissione di manifesti contro il ministro degli Esteri Antonio Tajani e l’arresto di due uomini sospettati di preparare un attentato lungo il percorso della processione. La mattina del 3 settembre, poche ore prima della cerimonia, in diverse zone della città sono comparsi cartelli firmati dai Giovani democratici di Viterbo con messaggi contro Tajani, atteso per assistere al trasporto della Macchina. Nei manifesti si leggeva: «Tajani, ci fai schifo. Il nostro è un giudizio politico, semplice e sincero, sull’operato del peggior ministro degli Esteri». In un comunicato diffuso contestualmente all’affissione, i promotori hanno criticato la posizione del governo italiano sulla guerra in Medio Oriente. Secondo loro, Tajani «professa la sua amicizia con Israele» senza condannare l’operato del governo Netanyahu, e questo rappresenterebbe «una ferita aperta» non affrontata con «azioni concrete». Tra le richieste avanzate: riconoscimento dello Stato di Palestina, condanna del governo israeliano, sospensione delle forniture di armi e sanzioni nei confronti di Israele.
L’iniziativa è stata criticata da Alessandro Romoli, presidente della Provincia di Viterbo ed esponente di Forza Italia, che l’ha definita «un atto intempestivo e fuori luogo», giudicandola come un gesto che abbassa il livello del confronto politico. Nel pomeriggio dello stesso giorno, intorno alle 18, la Digos ha arrestato due uomini di origine turca in un bed & breakfast del centro storico, lungo il tracciato del corteo. Secondo quanto riferito dalle autorità, erano in possesso di un mitra, pistole, caricatori e munizioni. Alcune fonti parlano anche di componenti riconducibili a ordigni esplosivi. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, stanno verificando eventuali legami con la criminalità organizzata turca. A Viterbo e provincia negli ultimi mesi erano già state eseguite operazioni contro soggetti legati a quel contesto: un arresto a Bagnaia lo scorso maggio e un altro fermo in agosto nel capoluogo. Gli investigatori stanno ricostruendo i movimenti dei due arrestati, i loro contatti e l’eventuale presenza di complici. Al momento non è esclusa alcuna pista, e resta da chiarire se l’obiettivo fosse la folla presente al corteo o la stessa Macchina di Santa Rosa.

Dopo gli arresti, la prefettura ha rivisto il piano di sicurezza già predisposto, introducendo misure straordinarie. Sono stati impiegati i Nocs, unità cinofile antisabotaggio, tiratori scelti sui tetti e controlli rafforzati lungo l’intero percorso. È stata inoltre decisa l’accensione dell’illuminazione pubblica in alcuni tratti del centro storico, scelta che rappresenta un’eccezione rispetto alla tradizione, secondo cui la Macchina viene trasportata al buio per mettere in risalto le sue luci. La decisione è stata giustificata da esigenze di sicurezza. Alcuni cittadini hanno espresso disappunto per la rottura della consuetudine, ma la presenza delle forze dell’ordine e la notizia degli arresti hanno contribuito a far comprendere la necessità delle misure adottate. La Macchina di Santa Rosa è una torre alta circa 30 metri, trasportata ogni 3 settembre da circa cento facchini lungo le vie del centro di Viterbo. L’evento, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità, rappresenta un momento centrale della vita religiosa e civile della città. La tradizione prevede che il corteo si svolga al buio, con la sola illuminazione della struttura, che simboleggia la luce della patrona che guida la comunità. Quest’anno la celebrazione si è svolta con modifiche imposte dalle condizioni di sicurezza e con la presenza, tra le autorità, anche del ministro Tajani, al centro della contestazione politica del mattino. Le indagini sugli arresti proseguono e coinvolgono sia la magistratura sia i servizi antiterrorismo. Nel frattempo, a livello locale, la discussione rimane aperta sia sulle misure eccezionali adottate durante il trasporto, sia sulle modalità della protesta politica. Viterbo si trova quindi ad affrontare contemporaneamente un’inchiesta di rilevanza nazionale e un dibattito interno sul livello e i toni del confronto politico.
