Donald Trump viene portato via dagli agenti di sicurezza in fretta e furia, ferito all'orecchio e con la faccia sporca di sangue. L'ex presidente degli Stati Uniti mantiene la freddezza e si rivolge verso la folla. Alza il pugno al cielo in segno di vittoria e lo si sente urlare per tre volte: “Fight, fight, fight”. In tutta risposta, i suoi sostenitori replicano: “Usa, Usa”. Pochi secondi dopo il tycoon sparisce dalle inquadrature, viene caricato su un van blindato e portato in un posto sicuro.
Sul palco del Butler Farm Show, in Pennsylvania, è appena scoppiato l'inferno. Qualcuno ha provato ad uccidere Trump. Mentre il 78enne stava tenendo un comizio elettorale partono degli spari - uno, due, tre, fino ad arrivare a otto - poi delle grida: la sicurezza ordina all'ex inquilino della Casa Bianca di abbassarsi. Cosa è successo? Dal momento che la faccenda è ancora avvolta nella nebbia sono emerse molteplici teorie del complotto e ricostruzioni più o meno plausibili.
Lo strano attentatore in mimetica: le uniche certezze che abbiamo
Partiamo dall'autore del folle gesto. Dopo diversi nomi ufficiosi diffusi dai media statunitensi l'Fbi ha confermato l'identità dell'attentatore, ucciso dal Secret Service dopo che i suoi spari hanno sfiorato Trump, ferito almeno due persone e ucciso uno dei partecipanti del comizio elettorale.
Si chiamava Thomas Matthew Crooks, originario di Bethel Park, Pennsylvania, aveva 20 anni e una singolare storia politica alle spalle. Era un elettore repubblicano registrato ma in passato aveva offerto un contributo ad un gruppo allineato ai democratici. Le testimonianze raccolte dai media prestano ulteriormente il fianco a complottisti e complottari.
Pare, infatti, che Crooks indossasse una maglietta mimetica grigia con una bandiera americana stampata sulla manica e una dicitura emblematica: Demolition Ranch, e cioè un canale YouTube dedicato alle armi da fuoco. Il ragazzo si sarebbe appostato sul tetto della Agr International Inc., un'azienda manifatturiera di imbottigliamento appena a nord dell'area del Butler Farm Show, e avrebbe atteso il momento opportuno per prendere la mira e sparare con un fucile in stile Ar-15, quello solitamente usato nelle sparatorie di massa. Sarebbe poi stato neutralizzato dagli agenti di sicurezza dopo aver quasi compiuto una strage.
Il “grande complotto” e la recita di Trump
I fatti sono quelli sopra riportati. Poi ci sono le teorie del complotto che hanno travolto i social. Sono almeno due. La prima chiama in causa Trump in persona, che avrebbe ordito una recita presumibilmente per accrescere il proprio consenso elettorale in vista del duello decisivo con Joe Biden (o chi per lui).
Ipotesi bislacca, visto che teoricamente il repubblicano godeva già di un eccellente vantaggio sull'avversario, oltre che di un clima assolutamente favorevole viste le continue gaffe dell'attuale presidente Usa.
Fatto sta che numerosi utenti credono alla trovata scenica ordita dallo stesso Trump. Per tirare acqua al loro mulino fanno notare la reazione a scoppio ritardato dei presenti agli spari; il fatto che un 20enne sia riuscito ad eludere i sistemi di sicurezza ed appostarsi sul tetto di un edificio; che, al momento dell'attentato, le telecamere sono rimaste immobili su Trump e non abbiano, d'istinto indugiato, nella direzione degli spari; e che Trump, nonostante la gravità della situazione, abbia trovato il tempo di incitare la folla con il pugno alzato.
Le testimonianze, l'avvistamento e il mancato intervento della polizia
Ci sono poi le testimonianze che alimentano domande legittime, dubbi e incertezze. Alcuni dei presenti hanno raccontato di aver cercato di avvertire la polizia della presenza di uno strano cecchino armato su un tetto. “Si vedeva chiaramente una persona che aveva un fucile in mano. Abbiamo avvertito la polizia, ma sembrava che non avessero idea di cosa stesse succedendo”, ha spiegato una fonte alla Bbc.
Un altro sostenitore di Trump ha aggiunto ulteriori dettagli: “Abbiamo visto un uomo che strisciava su un tetto. Era armato di fucile. Abbiamo avvertito la polizia ma gli agenti non hanno reagito. Noi continuavamo a fissare quell'uomo sul tetto, mentre i Servizi segreti guardavano noi. Poi ho sentito dei colpi di pistola”.
La “profezia” dei Simpson
Citiamo, infine, la seconda teoria del complotto più popolare in queste ultime ore. Una teoria fantasiosa che chiama in causa i Simpson. Qualcuno si è divertito a fare un collage di più episodi del famoso cartone americano, creando un video che sembra prevedere l'attentato a Trump. In una clip, subito diventata virale, si vede Homer, il protagonista della serie ideata da Matt Groening, avvicinarsi a Trump versione cartoon, e poi sparare con un fucile verso l'aria. Sono in realtà due spezzoni di episodi distinti. C'è però chi ritiene che “i Simpson avevano predetto tutto”. O anche: “I Simpson lo sapevano prima oppure lo hanno fatto accadere”.
Nel frattempo, sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha lasciato un messaggio ai suoi follower: “Sono stato colpito da un proiettile che ha perforato la parte superiore del mio orecchio destro. C’è stato molto sanguinamento”. Arrivederci alla prossima teoria del complotto.
La profezia del manga giapponese
C'è da segnalare un'altra perla che circola in queste ore sui social network. Gli appassionati di fumetti giapponesi hanno puntato i riflettori su un manga intitolato Golgo 13. L'ultimo volume uscito a luglio, il numero 213, contiene una storia in cui gli aiutanti di un fantomatico presidente, un'imitazione spudorata di Donald Trump, chiamano in causa un cecchino per inscenare un falso attentato così da ripristinare l'indice di gradimento del loro assistito. Le tavole mostrano un mirino sulla faccia del Trump farlocco e un proiettile che sfiora la sua testa...