Dopo l'uscita della nostra intervista alla giornalista che ha accusato Rocco Siffredi di molestie sessuali, la quale aveva scelto di rimanere anonima, Alberto Dandolo su Instagram si spinge a fare nome e cognome, che corrisponde a quello di Alisa Toaff, e le lancia una sfida: “Totale solidarietà ad uno degli uomini più perbene, sensibili e rispettosi delle donne che io abbia mai privatamente e pubblicamente conosciuto, ossia Rocco Siffredi” scrive il giornalista, esperto di gossip e tra le firme di punta di Dagospia. E prosegue spiegando perché ha deciso di fare nome e cognome: “Qualcuno avverta la collega Alisa Toaff di Adnkronos che apparterrà pure ad una delle più potenti dinastie ebraiche italiane, ma che le sue ‘parole’ non hanno bandiera, colore e sesso. E che forse le uniche parole che dovrebbe proferire sarebbero di scuse. Sarai pure la nipote del fu Rabbino capo a Roma. Ma ricordati che sei prima di tutto una giornalista! E ora, querela me. Dear!”. Abbiamo contattato per dei chiarimenti direttamente Alberto Dandolo che non si è minimamente pentito e, anzi, ha ribadito il suo pensiero e rincarato la dose: “Le sentenze le fanno i tribunali. Il mio post è legato alla conoscenza profonda che ho verso il mio grande amico Rocco e a una certa facilità con cui si può creare un equivoco, soprattutto se la persona in questione appartiene a una delle più potenti famiglie e lobby ebraiche. Tutto ciò senza che la persona palesi la propria identità. Concordo con quanto detto dal grande avvocato Annamaria Bernardini De Pace”.
Una presa di posizione forte in favore della pornostar, dopo che le accuse della giornalista hanno fatto il giro di tutto il mondo riguardo a insistenti avances e a degli insulti sessisti attraverso messaggi e vocali WhatsApp. Tutto sarebbe nato da una intervista, che si era svolta all’Hotel Parco dei Principi di Roma nello scorso dicembre, come ci ha raccontato lei stessa: “Era gentile, ma già aveva iniziato con alcuni commenti più espliciti”. Conclusa l’intervista, però, Siffredi avrebbe iniziato a manifestarle particolari attenzioni: “Di fronte a tutti abbiamo fatto una foto e a me si è “abbracciato” un po’ troppo”. E in seguito le avrebbe inviato questo messaggio: “Sei veramente simpatica, troppo forte, troppo carina e bona… te lo posso dire? Quando ti stringevo non lo potevo dire troppo di più, però caz*o! Beh, lasciamo perdere che mi stavi a fa venì proprio una roba un po' particolare”. Non solo, perché successivamente l’intervista sarebbe stata contestata dalla produzione della serie Netflix, modificata dalla testata che l’ha pubblicata, e l’attore hard le avrebbe rivolto espressioni sessiste: “A te credo che ti manchi il caz*o, perché se una donna arriva ad essere così vuol dire che il caz*o le manca per davvero. Ecco fatti una pausa. Fatti una scorpacciata di caz*i e impara ad essere una persona normale”. Rocco Siffredi ha spiegato: “Le ho chiesto scusa. Ma alla persona, alla donna, non alla giornalista che ha completamente stravolto il senso delle cose che ci eravamo detti”. Ma la giornalista ha deciso di proseguire con la querela: “Dice di essersi redento, nella serie sembra aver capito i propri errori ma in realtà non mi pare che abbia capito un bel nulla. Non si rende conto della differenza tra una giornalista e una pornostar”.