“Un applauso! Esce da casa e inizia la riabilitazione al Sert”, dice Giuseppe Cruciani dai microfoni de La Zanzara. E poi, ancora: “Mi giungono notizie di un dimagrimento: dodici, tredici chili. Negli ultimi quarantacinque giorni”. Ma l’ossatura del personaggio resta quella: narcisista, imprenditore notturno, adorato dalle donne e con un piede sempre un po’ più oltre al lecito. Ora però lo scenario è cambiato, e il corpo, come spesso accade, lo racconta prima delle parole. Parliamo di Davide Lacerenza, ex re delle notti milanesi, ai domiciliari dal 4 marzo come Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi e presunta socia occulta. Al centro dell’indagine la Gintoneria di via Napo Torriani e il privé La Malmaison. Un cocktail micidiale nelle accuse: escort, cocaina e champagne. “Il core business? Non era certo solo l’alcol”, scrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Milano nel confermare il sequestro del locale. Era piuttosto la “messa a disposizione di ragazze e droga, anche a domicilio”, con cifre esorbitanti fino a 10mila euro a notte e clienti tra influencer, rampolli, imprenditori e qualche politico. Ma Cruciani non ci sta: “Davide, anch’io ti voglio bene, spero che uscirai fuori da questa follia. Ma questo per me non è né uno spacciatore né uno sfruttatore di mignotte. La comunità di Sant’Egidio!”. Un endorsement che suona come un’abiura del moralismo, una dichiarazione di guerra al tribunale dei social. “Non essere ironico, non prendere per il culo il cavallo”, dice a David Parenzo. Il cavallo è Lacerenza. Nome di battaglia delle feste all night long.

Intanto, però, le carte giudiziarie parlano chiaro: “pacchetti” di champagne, sesso e polvere bianca venduti come “intrattenimento”. Una ex dipendente ha definito le escort “la principale attrattiva del locale”. Nessun listino prezzi: solo una soglia d’ingresso da 5mila euro, e se il cliente cambiava idea e non beveva? “I soldi non venivano restituiti”, bastava la compagnia. In parallelo, i contanti si muovevano in nero, e i soldi - almeno 80mila euro già rintracciati - finivano anche su conti in Lituania, sempre secondo gli inquirenti. Ma Cruciani non arretra. In fondo, per lui la notte è sempre stata zona franca, laboratorio di eccessi, e Lacerenza il suo alfiere più sfrontato. Le sue parole valgono come una provocazione e una difesa: “L’ho sempre pensato dal primo giorno, non sono un voltagabbana”. E se c’è qualcuno che crede ancora nei santi laici della Milano notturna, bè, quello è di certo Giuseppe Cruciani.
