Dagospia sostiene che una serie di interventi legislativi e dichiarazioni politiche abbiano creato un clima di incertezza, alimentando tensioni tra il governo e i fondi internazionali come BlackRock, Blackstone, KKR e Macquarie. In particolare la tassa sugli extraprofitti delle banche, una proposta poi riformulata, ma che ha lasciato un’ombra di imprevedibilità sulle politiche fiscali italiane; il decreto capitali, introdotto per regolare le operazioni delle multinazionali, che ha generato critiche dai principali media economici internazionali, tra cui il Financial Times, che ha pubblicato diversi articoli sulla potenziale disincentivazione degli investimenti esteri; le proposte di Matteo Salvini, con dichiarazioni come quella sulla limitazione dei margini delle transazioni con carte di credito che hanno aggiunto ulteriore instabilità percepita. Ma non solo.
Una delle principali fonti di frizione riguarda le infrastrutture. Blackstone e Macquarie, che detengono ciascuno il 24,5% di Autostrade per l’Italia (Aspi), chiedono una maggiore distribuzione dei dividendi e minacciano di uscire dall’investimento. Il nodo cruciale riguarda il Piano Economico e Finanziario (PEF) per il periodo 2025-2029, che prevede 36 miliardi di euro di investimenti, incluso il progetto della Gronda di Genova, rimasto fermo per anni. Secondo il Wall Street Journal, l’attuale governance di Aspi, che richiede unanimità sulle decisioni strategiche, sta rallentando i progressi. I fondi puntano a un piano meno ambizioso da 21 miliardi, con minori aumenti tariffari, mentre la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), azionista di maggioranza con il 51%, spinge per mantenere gli impegni infrastrutturali. Il fondo americano KKR, che ha investito oltre 18 miliardi di euro per acquisire la rete di Tim, si trova in un rapporto teso con il governo italiano. La competizione con il progetto Starlink di Elon Musk, sponsorizzato indirettamente da Palazzo Chigi, e le difficoltà con Open Fiber hanno portato KKR a spostare parte delle operazioni decisionali dalla sede italiana a Londra. Secondo il Financial Times, KKR starebbe negoziando per ridurre la clausola di blocco della vendita delle sue quote da 5 a 3 anni, segno di una possibile volontà di disimpegno a medio termine. La recente operazione di Unicredit su Banco Bpm ha ulteriormente acceso le tensioni. Il governo, che preferirebbe un'alleanza tra Bpm e Monte dei Paschi, considera l’operazione una minaccia strategica. Tuttavia BlackRock, principale azionista di Unicredit con il 7%, ha manifestato pieno supporto ad Andrea Orcel, Ceo dell’istituto bancario. Secondo Bloomberg, le mosse di Unicredit sono viste come un test per valutare quanto il governo italiano sia disposto a limitare l’autonomia dei grandi gruppi finanziari.
Cosa dicono gli esperti? Oliver Wyman, analista per The Economist Intelligence Unit, sostiene che "l'Italia si sta posizionando come un mercato difficile per gli investitori, con un mix di burocrazia e interventismo politico che scoraggia l’ingresso di capitali esteri". Anche Megan Greene, editorialista per il Financial Times, ha evidenziato come "le continue tensioni tra governo e investitori minano la credibilità dell’Italia come destinazione sicura per investimenti di lungo termine". Se le analisi di Dagospia dipingono un quadro allarmante, il panorama generale rivela un intreccio di sfide politiche e gestionali. L’Italia si trova di fronte a una scelta cruciale: bilanciare le esigenze di governance interna con la necessità di mantenere la fiducia degli investitori internazionali. Come osserva Kenneth Rogoff su Project Syndicate, “la stabilità politica è il primo requisito per attrarre e mantenere capitale estero. Senza di essa, ogni piano di rilancio economico rischia di naufragare”.