Unicredit, sotto la guida di Andrea Orcel, è al centro di una doppia offensiva strategica: l’Opa su Banco Bpm in Italia e l’acquisizione di una quota importante in Commerzbank in Germania. Queste operazioni, che potrebbero ridefinire il panorama bancario europeo, sono però oggetto di valutazioni critiche da parte dei principali commentatori economici in Europa. L’Opa ostile lanciata da Unicredit su Banco Bpm, con una valutazione complessiva di 10,1 miliardi di euro, ha scatenato forti reazioni. Il consiglio di amministrazione di Banco Bpm ha respinto l’offerta, considerandola non solo inadeguata ma anche "aggressiva" (come riportato da Cinco Días, quotidiano economico di Madrid, in Spagna). Lorenzo Codogno, ex capo economista del Tesoro italiano, su Reuters, ha invece osservato: “Le Opa ostili sono rare nel contesto italiano, e questa mossa porta inevitabilmente a un intervento politico. Il golden power del governo potrebbe rappresentare una barriera significativa”. Le perplessità non riguardano solo le implicazioni politiche. Massimo D’Amore de Il Sole 24 Ore sottolinea che “questa operazione rappresenta un rischio di distrazione strategica per Unicredit, che potrebbe concentrarsi eccessivamente sul mercato domestico”. Allo stesso tempo, gli analisti di Bloomberg osservano che l’operazione su Banco Bpm potrebbe essere cruciale per rafforzare la posizione di Unicredit in Italia. John Plender, editorialista di Financial Times, suggerisce che “se Orcel riuscisse a concludere l’operazione, Unicredit consoliderebbe il proprio ruolo come leader nel sistema bancario italiano, ma il costo reputazionale potrebbe essere alto”.
L’aumento della partecipazione in Commerzbank al 28%, vicino alla soglia del 29,9% che imporrebbe un’Opa obbligatoria, ha scatenato critiche in Germania. Il quotidiano economico tedesco Handelsblatt cita Marcel Fratzscher, presidente del Diw Berlin, che avverte: “Il sistema bancario tedesco considera Commerzbank un asset strategico. Il governo tedesco difficilmente tollererà una presa di controllo straniera”. Anche Clemens Fuest, direttore dell’Ifo Institute, su Die Welt, esprime preoccupazioni: “L’intervento di Unicredit in Germania rischia di complicare ulteriormente il già fragile equilibrio del nostro sistema bancario”. Mentre alcuni analisti, come Wolfgang Münchau su Eurointelligence, elogiano Orcel per la sua visione ambiziosa, altri sottolineano i rischi di dispersione strategica. Fabio Pavesi su Il Sole 24 Ore scrive: “Portare avanti due operazioni di questa portata contemporaneamente rischia di sovraccaricare le risorse e minare la stabilità finanziaria di Unicredit”. Anche in Francia le operazioni di Unicredit sono monitorate con attenzione. Les Échos riporta l'opinione di Christophe Nijdam, esperto bancario indipendente, che sottolinea: “Il consolidamento cross-border in Europa è necessario, ma le resistenze politiche e regolamentari rimangono enormi. Unicredit potrebbe incontrare ostacoli insormontabili”. Se Unicredit riuscisse a superare le opposizioni e completare almeno una delle due operazioni, il suo ruolo nel panorama bancario europeo ne uscirebbe rafforzato. Tuttavia, la strada è piena di ostacoli e il rischio di fallimento potrebbe avere ripercussioni significative. Come conclude Larry Elliott su The Guardian: “Le ambizioni di Orcel sono un test cruciale per il futuro del consolidamento bancario europeo. Se riuscirà, potrebbe aprire la strada a una nuova era. Se fallirà, Unicredit potrebbe pagare un prezzo molto alto”.