Flavio Briatore riapre il caso Force Blue e lo fa con una richiesta di risarcimento multimilionaria. L’imprenditore ha citato la Presidenza del Consiglio davanti al Tribunale di Torino per chiedere 12,6 milioni di euro di danni, sostenendo che il suo celebre yacht sia stato svenduto durante la gestione giudiziaria seguita al sequestro. La vicenda, che ha origini nel 2010, si lega a un’inchiesta per frode fiscale dalla quale Briatore è stato definitivamente prosciolto. Il Force Blue, costruito nel 2002 e considerato uno degli yacht più prestigiosi al mondo, è stato sequestrato nel 2010 nell’ambito di un’inchiesta per evasione fiscale. Secondo l’accusa, Briatore avrebbe utilizzato l’imbarcazione senza corrispondere le imposte previste. Dopo una condanna in Appello, la Cassazione nel 2018 ha annullato in parte il giudizio, chiedendo un nuovo processo. Quest’ultimo si è concluso con il proscioglimento per prescrizione, chiudendo definitivamente il capitolo penale. Nonostante l’assoluzione, Briatore non ha riottenuto il suo yacht, che nel frattempo era stato confiscato e venduto nel 2021. L’acquirente è stato Bernie Ecclestone, ex magnate della Formula Uno, che ha pagato poco meno di sei milioni di euro. Una cifra che Briatore considera enormemente inferiore al valore reale del panfilo, stimato in oltre 18 milioni.
La causa intentata da Briatore punta il dito contro i giudici della Corte d’Appello di Genova, che hanno disposto la vendita, e contro il commercialista che, come amministratore giudiziario, ha gestito la cessione. La richiesta è indirizzata alla Presidenza del Consiglio, in quanto rappresentante dello Stato, come previsto dalla legge del 1988. In caso di condanna, la Presidenza del Consiglio potrà rivalersi sui magistrati coinvolti attraverso la Corte dei Conti, valutando eventuali responsabilità dirette. La vicenda solleva interrogativi sulla gestione dei beni confiscati in Italia e sulle eventuali responsabilità nei casi in cui il valore di tali beni venga significativamente compromesso. Briatore considera la vendita dello yacht una "svalutazione inaccettabile" e una violazione dei suoi diritti patrimoniali. La questione non si limita a una disputa economica, ma mette sotto i riflettori il delicato equilibrio tra giustizia e tutela dei beni privati, aprendo un precedente che potrebbe influenzare future decisioni in ambito giudiziario.