Se volete capire cosa sta succedendo tra i corridoi della Casa Bianca, se vi chiedete per quale motivo un tipo come Elon Musk sia diventato una specie di braccio destro del presidente degli Stati Uniti (per giunta un presidente del calibro di Donald Trump) e, soprattutto, se siete curiosi di conoscere i suoi veri piani, beh, allora sappiate che dovete fare soltanto una cosa: leggere due libri. Il primo è in uscita martedì 1 aprile in edicola (gratis) con il Corriere della sera, ed è Chi è veramente Musk di Massimo Gaggi. Il secondo, invece, non è un libro qualunque, ma la maxi biografia (oltre 700 pagine) che il giornalista Walter Isaacson ha dedicato all'uomo più ricco del mondo. Si intitola “Elon Musk”, è uscita nel 2023 e contiene tutti – ma proprio tutti – i segreti di Musk. Se – come il sottoscritto – tre anni fa vi eravate imbattuti in questo tomo gigante ipotizzando che fosse una sviolinata all'allora geek del momento, sappiate che avete commesso un errore madornale. Sia chiaro: in quel periodo Musk era ancora tra i “buoni”, era un figo ricchissimo, era il padre di Tesla - per intenderci: quello che “ha inventato le auto elettriche che si guidano da sole” - e, in generale, era uno degli ultimi businessmen made in Silicon Valley. Infischiandosi del contesto, dei pregiudizi, dell'umore variabile dell'opinione pubblica, Mr. Isaacson ha seguito Musk per anni, ha scavato nei suoi anfratti più nascosti, ha assistito a riunioni, successi, isterie, ha intervistato decine e decine di persone, per poi dare alle stampe un testo fondamentale, una specie di manuale di istruzioni per capire Elon Musk.


Quello che capirete dopo aver letto il libro di Isaacson vi servirà per decifrare il Musk che abbraccia Trump dopo essere entrato nell'amministrazione repubblicana come Doge. Il primo punto è che no, Elon Musk non è un nazista e se ne sbatte altamente i co*****i della destra, della sinistra, della politica nel senso più nobile del termine. L'unica ideologia che alimenta questo imprenditore è l'ambizione personale, a sua volta alimentata dal dover raggiungere obiettivi fantascientifici, a sua volta alimentata da una personalità complessa (Musk dice di avere la sindrome di Asperger), a sua volta alimentata da una storia familiare tormentata (tormentato e toccante il rapporto con il padre). Dietro a tutto questo c'è “un uomo-bambino duro e vulnerabile al tempo stesso, incline a bruschi sbalzi d'umore alla dottor Jekyll e mister Hyde, con un'elevata propensione al rischio e un senso epico per le missioni che intraprende e porta avanti con intensità maniacale e talvolta distruttiva”. Un folle? Forse sì, ma nel senso positivo del termine visto che, ben prima di restare “incantato” da Trump, quando ancora era attratto da Obama e i progressisti, Musk aveva nell'ordine: fondato Zip2, una società di software per aziende di giornali, venduta a Compaq per circa 307 milioni di dollari; fondato X.com, una società di pagamenti online che poi divenne PayPal (PayPal fu venduto a eBay nel 2002 per 1,5 miliardi di dollari in azioni); fondato SpaceX con l’obiettivo di ridurre i costi di accesso allo spazio e rendere possibile la colonizzazione di Marte; trasformato Tesla Motor in un brand globale rivoluzionando l’industria automobilistica con auto elettriche ad alte prestazioni e creando una rete globale di ricarica; fondato Neuralink, una startup che sviluppa interfacce cervello-computer, con l’obiettivo di curare malattie neurologiche e potenziare le capacità cognitive umane; fondato The Boring Company per costruire tunnel sotterranei per il trasporto rapido e per affrontare il problema del traffico urbano; fondato (non da solo) OpenAI, un’organizzazione senza scopo di lucro impegnata a sviluppare intelligenza artificiale in modo sicuro ed etico. Ma Musk negli ultimi anni è entrato prepotentemente anche nel settore strategico della difesa con Starlink, il sistema di connessione satellitare che, per esempio, l'Ucraina ha utilizzato per pilotare droni e condurre attacchi a distanza contro l'esercito russo. Attualmente Starlink copre 125 Paesi, con 4,6 milioni di utenti, tra cui 50mila italiani. Milena Gabanelli ne ha parlato nel suo Data room, sottolineando che i veri clienti di Musk sono in realtà i governi: nel 2024, il 28% dei 7,8 miliardi di ricavi di Starlink proviene da contratti governativi. Quest'anno potrebbero superare i 3 miliardi. E l'Italia? Sul tavolo di Palazzo Chigi c'è da mesi una proposta da 1,5 miliardi per fornire connessione e terminali alle forze armate e alle ambasciate italiane. Il governo italiano assicura di poter proteggere i suoi dati con tecnologie proprietarie di cifratura. Ma può davvero farlo? Il Cloud Act del 2018 permette alle autorità americane di acquisire dati dalle aziende tech Usa ovunque nel mondo, anche nello spazio. E la Nsa, l'agenzia di intelligence americana, ha già dimostrato in passato di poter sorvegliare anche gli alleati. Quindi, se l'Italia decide di affidarsi a Starlink, chi garantisce la protezione delle nostre comunicazioni riservate? Chi vigila sulle strategie militari e le informazioni che passano sui satelliti di Musk?

Basta adesso unire i punti per ottenere il vero Elon Musk, che non è solo “il fondatore di Tesla” ma il tycoon che aveva prima lanciato OpenAI e poi fatto retromarcia temendo che l'intelligenza artificiale potesse un giorno prendere il sopravvento sull'umanità. Le macchine potrebbero diventare super intelligenti e superare noi comuni mortali, forse decidere persino di liberarsi di noi. Musk decise quindi di puntare su una “forza di compensazione”, su qualcosa che riuscisse a evitare ogni rischio futuro. Si spiegano così i lanci di Neuralink (che mira a impiantare microchip nel cervello umano con l'obiettivo di connettere il cervello umano ai computer. L'idea è che in futuro, gli esseri umani potrebbero migliorare le loro capacità cognitive o addirittura trattare malattie neurologiche come il Parkinson, ma anche "potenziare" le funzioni cerebrali, permettendo agli individui di interagire con la tecnologia in modo diretto e immediato) e il robot umanoide Optimus (che dovrà rispettare le tre leggi della robotica di Asimov). Attenzione poi alla lunga vicenda Twitter, il social network acquistato da Musk e rinominato X. Perché lo ha comprato? All'apparenza per salvare la democrazia, contrastare il woke e le censure varie; in realtà, presumibilmente, per ottenere ingenti quantità di big data, e per creare una specie di super app sul modello della cinese WeChat. Da raccogliere e utilizzare in un secondo momento – insieme ad altri dati raccolti dalle auto Tesla – per accelerare lo sviluppo dei veicoli a guida autonoma e i suoi progetti per implementare la “convergenza” tra umani e macchine. Se, infine, vi chiedete per quale diavolo di motivo Musk vuole portare le persone nello Spazio con SpaceX e colonizzare Marte, la “colpa” è anche dell'intelligenza artificiale. Il grande timore di questo visionario? Che l'umanità possa essere spazzata via da una guerra nucleare, da una epidemia o dalla stessa Ia. La soluzione? Spostarci tutti su Marte...


