La poesia del gesto conta più del gesto e, spesso, ha pure la forza di isolare i personaggi da tutto il resto che sono. Detta così è un po’ complessa e sembra pure una mezza supercazzola, però siamo o non siamo quelli che hanno goduto come matti con James Hunt in Formula1, che guidava come dio e viveva come un demonio, o con Diego Armando Maradona, che come dio ci giocava a pallone mentre mandava all’inferno la sua vita? Siamo o non siamo quelli cresciuti con il cartone animato di LupinIII appena tornati da scuola? Ecco, non sentitevi in colpa, allora, se v’è scappato un mezzo sorriso leggendo del furto messo a segno al Louvre lo scorso 19 ottobre. Ok, è stato un gesto criminale, ma porcavacca quanta poesia. Teatrale. Studiato. Raffinato. E, è bene dirlo, mai davvero crudele. E in una roba così vuoi che non c’era di mezzo un mezzo malato di motori e motociclette? Sì, c’era.
Sui social si chiama Doudou Cross Bitume. Un nick tra polvere, strada, acrobazie e filtri social. Uno, insomma, che il gusto dell’atto scenico ce l’ha come fissa anche quando guida una motocicletta. Oggi però quel nome è finito sotto i riflettori per il colpo al Louvre del 19 ottobre 2025, quando otto gioielli della corona francese sono scomparsi in meno di otto minuti dalla Galerie d’Apollon. Qualcuno l’ha chiamato il crimine del secolo, ma sembra quasi più una storia che mescola vite sovrapposte, in bilico tra il desiderio di visibilità, la nostalgia di un’arte del gesto e la tentazione — tragica e concreta — della ricchezza facile.
Niakate Abdoulaye, questo il vero nome del trentanovenne, nato “altrove” (il padre è del Mali e ha avuto altri 22 figli con tre donne diverse) e cresciuto nei sobborghi parigini, ha fatto di tutto: dalla guardia di sicurezza in musei come il Centre Pompidou, all’operatore in aziende logistiche, al piccolo criminale con qualche processo alle spalle e al contempo protagonista di video virali dove si cimenta in motocross urbano, “street workout” e numeri da matto vero. Nei quartieri dove ha vissuto, lo descrivono come “uno gentile”, che “si rendeva utile”, col “cuore sul palmo della mano”. Quelle stesse mani con cui, quando stringeva il manubrio di una motocicletta, sapeva fare di tutto. Uno stuntman della strada, che alterna passioni genuine a scelte illecite. Il casellario, secondo quanto raccolto, conterrebbe precedenti per reati minori; ma è la presenza del suo DNA su strumenti e guanti trovati sulla scena del furto a trasformare sospetto e curiosità in accusa concreta. Le autorità lo indicano come uno degli autori della violenta entrata nella galleria e come il pilota del T-Max utilizzato per la fuga. Lui, dopo l’arresto, ha saputo dire solo poche parole: “non sapevo di essere al Louvre”. Quindi una mezza ammissione, anche se molti dettagli restano da chiarire, visto che l’altro uomo arrestato insieme a lui avrebbe detto di aver agito su commissione.
Quello che è sicuro, per adesso, è che l’estetica dell’impresa è moneta, anche se mai abbastanza sonante come 88milioni di Euro (il valore che, secondo le stime, è stato sottratto). C’è odore di influenza di antieroi romantici? Sì, ma non significa “tifare per i cattivi”. Dai! E’ chiaro che pensare a Abdoulaye come a un’icona sarebbe un errore, ma dietro il taglio glamour c’è la realtà di un uomo segnato dall’immigrazione, dalla precarietà lavorativa, dalla periferia, dal talento che non si può esprimere se non hai due euro in tasca e dalla tentazione di soluzioni rapide a problemi concreti. In questo senso Doudou è simbolo di un’epoca: quella in cui il confine fra passerella social e reato si assottiglia, e dove la scena di quartiere può trasformarsi in teatro di crimine.
Per i vicini resta un uomo che aiutava chi aveva bisogno; per gli inquirenti, un sospettato in un’indagine che mette sotto stress tanto i processi giudiziari quanto l’opinione pubblica. Per altri è un mago delle motociclette e sti cavoli la domanda etica su come raccontare chi ha scelto la strada della sospetta illegalità senza cadere né nell’idolatria né nella condanna preventiva. Perché forse, come sempre, la risposta sta nel riconoscere la complessità. Doudou Cross Bitume può essere visto come un moderno ladro-lupin, certo — con la sua estetica, il suo coraggio e la sua passione per le moto — ma anche come l’esito possibile di precari legami sociali e di una ambizione esposta quasi sempre al solo giudizio digitale. La storia giudiziaria dovrà dire la verità dei fatti; intanto ci sia concessa una romantica sentenza: la poesia del gesto merita sempre un giudizio a parte, oltre il gesto e l’uomo.