Ma cosa sta succedendo, diversità e inclusione non interessano più le grandi aziende? Negli ultimi mesi negli Stati Uniti d’America, dove il tema è più che bollente, sono stati tanti i gruppi industriali che hanno fatto dietrofront sulla questione, ed ecco che anche Ford, storica casa automobilistica statunitense, ha deciso di seguire Harley Davidson, dichiarando di rivedere le cosiddette politiche Dei (diversity, equity, inclusion, o in italiano: diversità, equità e inclusione). Inoltre, il brand di Deanborn, secondo quanto riportato da numerosi fonti d’oltreoceano come la Cnbc e Bloomberg, e la testata del Michigan The Detroit News, tramite il suo amministratore delegato Jim Farley, ha anche affermato avere interrotto la sua partecipazione a un indice di uguaglianza stilato da un gruppo pro Lgbtq (il Corporate Equality Index della Human Rights Campaign), nonché ad altre liste dei “migliori posti di lavoro”, dichiarando che non istituirà altre quote di diversità. Ma cosa sta succedendo?
“Siamo consapevoli – ha scritto Farley nella mail inviata ai lavoratori dell’azienda automobilistica – che i nostri dipendenti e clienti abbiano varie convinzioni, e che l’ambiente esterno e legale riguardo queste questioni politiche e sociali continua a evolversi. Ford rimane profondamente impegnata a promuovere un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo – ha sottolineato –, e a creare un team che sfrutti prospettive, background e stili di pensiero diversi per creare i migliori prodotti, servizi ed esperienze per i nostri clienti”. Ma a quanto pare le rassicurazioni del dirigente, che fa parte anche del consiglio di amministrazione di Harley Davidson, non hanno convinto proprio tutti. La Human Rights Campaign ha dichiarato che “non potrebbe essere più delusa nel vedere la Ford sottrarsi alle proprie responsabilità […] le sue decisioni miopi avranno conseguenze a lungo termine. Abbandonare frettolosamente gli sforzi che garantiscono ambienti di lavoro equi, sicuri e inclusivi è un male per gli affari e lascia indietro i dipendenti della Ford e milioni di consumatori Lgbtq+”. Comunque sia la decisione di Farley è stata resa nota su X da Robby Starbuck, un influencer che sembra essere molto attivo sulla questione, e che si è preso il merito di aver convinto varie aziende prima di Ford a rivedere le proprie politiche Dei, come Lowe’s, ma anche Tactor Supply Co. Deere & Co. e il produttore di superalcolici Brown-Forman Corp. Ma dietro questa decisione ci potrebbe essere un motivo politico, infatti, “molte di queste di queste aziende – secondo quanto riporta The Detroit News – fanno affari negli stati rossi dominati dai repubblicani, il che le rende potenzialmente più suscettibili a questo genere di movimenti reazioni”, come li definisce il giornale statunitense.