Nel 2018 Vladimir Putin si congratulava, entusiasta, con Khabib Nurmagomedov. All'epoca, l'ormai ex lottatore daghestano di arti marziali miste e di Sambo aveva appena sconfitto l'irlandese Conor McGregor all'UFC 229 in un match memorabile andato in scena presso la T Mobile Arena di Las Vegas. In una foto, pubblicata dai media del Cremlino giorni dopo la sfida, si vede Putin, seduto su un divanetto, parlare faccia a faccia con il campione di Mma, rientrato in patria vincitore, affiancato dal padre e allenatore Abdulmanap. Pare che il presidentissimo russo fosse imasto così colpito dal trionfo di Nurmagomedov da avergli regalato una casa dal valore di 20 milioni di dollari. Sei anni dopo, al netto di voci e indiscrezioni, la situazione è cambiata radicalmente. Pare, infatti, che le autorità russe abbiano messo nel mirino l'atleta, nonché il più popolare influencer del Paese con oltre 30 milioni di follower su Instagram. Il motivo? Colpa dell'atteggiamento mostrato da Nurmagomedov di fronte alle richieste dell'amministrazione presidenziale, che gli avrebbe più volte chiesto di esprimersi a sostegno dell'operazione militare speciale lanciata da Mosca contro l'Ucraina.
L'intera vicenda, riportata dai media occidentali, è stata raccontata da un conoscente dell'atleta al sito The Project. Questo il contesto: il capo dell'amministrazione presidenziale di Putin, Anton Vaino, e il suo primo vice, Sergei Kiriyenko, avrebbero provato a contattare personalmente Nurmagomedov, ma quest'ultimo avrebbe declinato l'offerta di “parlare a sostegno dell 'operazione militare speciale in corso in Ucraina”. I fatti risalirebbero al febbraio 2022, mentre il combattente si trovava a Los Angeles, e in concomitanza con lo scoppio della guerra tra Mosca e Kiev. Il Cremlino aveva bisogno, in quelle settimane tesissime, del sostegno interno di un'icona come quella di Nurmagomedov. Che, dal canto suo, non avrebbe (e non ha ancora) mai speso una parola per parlare di Ucraina. Arriviamo quindi al presente. A giugno, The Eagle – questo il soprannome di Nurmagomedov – ha parlato con Donald Trump. Sui social network è stato pubblicato un frammento della loro conversazione, in cui si sente il daghestano chiedere al tycoon di fermare i combattimenti in Palestina. Diversa la versione di The Donald: “Mi ha detto: 'Spero che tu possa vincere, perché dobbiamo fermare le guerre, fermare le uccisioni'. È così intelligente, lo capisce! Sto parlando di Russia e Ucraina. Così tante persone stanno morendo. E penso che sia fantastico che Khabib sia venuto da me a chiedere questo”.
Nurmagomedov ha stretti legami con l'Ucraina. Suo padre, Abdulmanap Nurmagomedov, ha studiato all'Istituto cooperativo di Poltava dopo il servizio militare. Lo zio di Khabib Nurmagomedov, Nurmagomed, sarebbe stato registrato a Poltava almeno fino al 2022. L'altro suo zio Alex è cittadino ucraino. Lo stesso Khabib ha affermato di aver gareggiato per il Fight Club ucraino all'inizio della sua carriera. Forse è per questo, si mormora in Russia, che il campione non intende prendere posizione. Lo sportivo ha inoltre dovuto fare i conti con un altro nodo spinosissimo. Tra i responsabili aggressori dell'attacco terroristico in Daghestan, avvenuto lo scorso 23 giugno, c'era Gadzhimurad Kagirov, che in precedenza si era allenato nel Fight Club di Nurmagomedov. Dopo l'attentato, sui social era partita una campagna denigratoria contro l'atleta. Le autorità gli hanno infine presentato richieste fiscali per 306 milioni di rubli, mentre le forze di sicurezza hanno perquisito il suo club a Makhachkala...