Il binomio carestia/epidemia non è una novità. Già la peste nera del Trecento lo dimostra. Proprio a ridosso della pandemia ci fu pure una carestia conseguenza anche di un cambiamento climatico, una “piccola glaciazione”. La peste trecentesca durò a lungo, tra il 1347 e il 1351, la popolazione passò da circa 75 milioni a circa 25 milioni. I medici di allora non ci capirono niente, anche se non si trattava di un fenomeno nuovo. La prima peste bubbonica, la peste di Giustiniano, scoppiò a Costantinopoli nel 542 ed ebbe ondate successivi. La peste di Atene del 430 a. C. di cui parla Tucidide era in realtà una febbre tifoidea. Proprio Tucidide ci racconta che la diffusione dell’ epidemia ad Atene aveva fatto venire meno lo spirito civico e aumentato la ricerca di profitti.
Perché ricordo questi fatti lontani nel tempo? Perché ci insegnano molte cose oggi. Anche oggi i medici in realtà non ci hanno capito un tubo, anche oggi la medicina non sa dare una definizione precisa di virus, però i profitti delle aziende farmaceutiche sono cresciuti a dismisura con un vaccino che in realtà non corrisponde alla definizione di vaccino. Anche oggi stiamo andando incontro ad una carestia dovuta non solo alla pandemia ma alle guerre in corso. Anche oggi si parla di cambiamento climatico. Vengono meno equilibri ecologici. Conclusioni: il mondo cambia certo, la storia degli uomini pure, ma ci sono costanti naturali e reazioni antropologiche che paiono restare invarianti.