La notte del 18 marzo 16 auto e furgoni erano andati a fuoco davanti agli uffici di Poste Italiane in via Palmino Togliatti, a Roma. L’intervento dei vigili del fuoco è stato massiccio grazie all’impiego di due squadre e due autobotti poco dopo le 3:30. Subito dopo lo spegnimento delle fiamme sono intervenuti gli agenti di polizia per un sopralluogo e l’inizio delle indagini. Infatti, a gennaio scorso una scena simile si era vista nel parcheggio davanti alla sede Telecom in zona Conca d’Oro, precisamente in via Val di Lanzo. In quell’occasione gli anarchici avevano rivendicato l’azione in segno di protesta contro il regime di 41 bis applicato ad Alfredo Cospito (e contro il regime di carcere duro in generale).
E tutto aveva l’aria che si fosse di fronte a un bis. Sensazione poi confermata da una lettera di rivendicazione pubblicata in vari blog: “Salutiamo il 150esimo giorno di sciopero della fame del nostro fratello e compagno Alfredo Cospito regalandoci la gioia di attaccare con il fuoco le infrastrutture dello stato Italiano, nello specifico abbiamo incendiato 16 macchine di proprietà delle Poste Italiane”. Un modus operandi, dunque, che potrebbe innescare una serie a catena di eventi simili.
A prendere posizione immediatamente contro gli attacchi è stato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di Forza Italia: “Gli anarchici vanno stroncati. È una vergogna assistere agli attentati che distruggono mezzi delle Poste o di altri settori di pubblica utilità. Sono gli amici di Cospito, sono quelli che vengono vezzeggiati e protetti da tanti opinionisti delle cause sbagliate. Bisogna individuare, senza esitazione, queste persone e mandarli dietro le sbarre. Altro che dibattiti sulla cancellazione del 41 bis. Mi auguro che gli investigatori possano assicurare rapidamente alla Giustizia questi criminali e che poi subiscano le condanne che meritano con immediatezza”. Inoltre, anche l’incendio di 22 scuolabus della ditta Tundo fino al 2021, sarebbe stato rivendicato, prima su Telegram e poi su vari blog. In questo caso, i veicoli erano fuori uso e conservati in un deposito nell’Ostiense.