Avrete sicuramente visto da qualche parte, sui social o in tv, la foto di tutti i leader e ospiti d'onore riuniti a Pechino, lo scorso primo ottobre, per festeggiare la vittoria cinese nella Seconda Guerra Mondiale contro il fascismo e il nazismo. Accanto al padrone di casa Xi Jinping, non distante dal capo del Cremlino Vladimir Putin e dal presidente nordcoreano Kim Jong Un, tra tante altre facce più o meno note, c'era anche un italiano: Massimo D'Alema. In tanti sono chiesti: “Ma che caz*o ci faceva l'ex premier italiano accanto a gente del genere?”. Altri ancora lo hanno invece attaccato per aver accettato di presenziare a un evento “pieno di dittatori”. Oggi, a distanza di quasi un mese dai fatti, il diretto protagonista si è raccontato al Corriere della Sera in una lunga intervista effettuata da Aldo Cazzullo. Dimostrando, tra l'altro, di avere molta, tanta, troppa ragione da vendere. Ma andiamo con ordine e partiamo dal quesito dei quesiti: che ci faceva Max (non Marx) in Cina? Era andato “a festeggiare gli ottant’anni della vittoria del popolo cinese nella sua liberazione, e la vittoria della guerra contro il fascismo e il nazismo”. Ok, benissimo, ma si trovava insieme ai “peggiori autocrati della terra, a cominciare da Putin”, per poi passare a Kim, gli fa notare Cazzullo. Le repliche dell'ex premier italiano sono da manuale della Realpolitik: “Putin è stato ricevuto con maggiori onori negli Stati Uniti che in Cina”. E ancora: “Qualcuno che avesse maggiore conoscenza e animo più sereno avrebbe notato molti rappresentanti di governi democratici, dall’India all’Indonesia”. E poi la stoccata finale: “I leader occidentali hanno commesso un errore. A Pechino era rappresentato, ci piaccia o no, l’80% del genere umano”.
D'Alema ha sostanzialmente fatto notare a Cazzullo, e ai tantissimi che la pensano come lui, che non ha senso isolare l'80% della popolazione mondiale. Ma soprattutto che ha ancora senso dialogare con tutti. “Chi non è venuto ha commesso un errore, anche perché avrebbe dato meno evidenza alla presenza di Putin”, ha aggiunto. E la Cina rappresenta una minaccia militare? Vuole fare guerra all'Occidente? “I cinesi non fanno guerre, non bombardano nessuno”, ha assicurato l'ex premier. Nemmanco gli Usa, con i quali anzi i cinesi lavoreranno per “costruire un nuovo quadro di convivenza” (o spartirsi il mondo in sfere d'influenza, come dicono gli analisti importanti). In sostanza, D'Alema ha fatto capire che il dialogo è obbligatorio e che l'unica alternativa si chiama scontro, guerra, conflitto. Arriviamo poi a Donald Trump e all'Europa. Sul presidente statunitense il giudizio è pessimo a partire dal suo ruolo in Medio Oriente, sul conflitto tra Gaza e Israele: “Quale tregua? La scorsa settimana, Israele ha ucciso in due giorni 104 persone, di cui 46 bambini. E continua l’aggressione quotidiana ai villaggi della Cisgiordania”. L'Europa non ha invece più alcuno spazio di manovra nei dossier internazionali. Tutti hanno un agenda, noi no: anche qui D'Alema ha pienamente ragione...
“Io ho vissuto due grandi crisi, i Balcani e il Libano, in cui l’Italia fu protagonista”, ha ricordato D'Alema attaccando, di fatto, il governo Meloni (“non vedo iniziativa italiana su nessun tema di politica internazionale”). E sull'Ucraina? “Dobbiamo uscire da questo conflitto. La sicurezza dell’Europa ha bisogno di un accordo con la Russia”. Sul fronte italiano, invece, è interessante sottolineare la risposta dell'ex premier sull'immigrazione, o meglio, la soluzione al problema demografico. “Altro che “fermare l’invasione”; dobbiamo fermare lo spopolamento. Se chiudiamo le frontiere, a fine secolo l’Europa avrà 300 milioni di sessantenni, di fronte a un’Africa con 4 miliardi e mezzo di abitanti, età media 18 anni”, ha affermato D'Alema. Il finale è apocalittico: “Se non vogliamo chiudere tutto, fabbriche uffici ospedali welfare, non dobbiamo respingere, dobbiamo accogliere. E integrare, per evitare il disagio sociale che l’immigrazione provoca ai ceti popolari”. L'alternativa? Viene in mente la via asiatica: robot e automazione per sopperire all'assenza di lavoratori, nel caso in cui non si voglia puntare sui migranti. Ma possiamo davvero permettercelo? Vuoi vedere che D'Alema, alla fin fine, anche sul tema demografico... ha ragione?