Lasciate perdere le cerimonie di rito, la solennità del momento e la musica di sottofondo. Concentratevi semmai sulle parole di Xi Jinping che, affiancato da Vladimir Putin e Kim Jong Un, e seguito da altri 24 leader provenienti da America Latina, Asia e persino Europa (lo slovacco Robert Fico e il serbo Aleksander Vucic), ha sostanzialmente fatto capire all'Occidente che “la pacchia è finita”, per citare un vecchio slogan caro a Matteo Salvini. “Oggi l'umanità deve scegliere tra pace e guerra, dialogo e confronto, cooperazione vantaggiosa per tutti e un gioco a somma zero. Il popolo cinese è fermamente dalla parte giusta della storia", ha dichiarato senza mezzi termini il leader cinese in una Piazza Tienanmen vestita a festa. Le celebrazioni per commemorare l'80esimo anniversario della vittoria cinese nella Seconda Guerra Mondiale, in quella che Pechino chiama “Guerra di resistenza contro l'aggressione giapponese del 1937-1945”, si sono trasformate in un pretesto per far capire all'Occidente che loro, i cinesi, sono pronti ancora una volta a lottare in nome della libertà. E che per farlo sono pronti a usare armi di nuova generazione – le stesse fatte sfilare davanti a videocamere e obiettivi fotografici – e appoggiarsi a una discreta fetta di mondo che coincide con Russia, Corea del Nord, Iran, Pakistan, Indonesia e tanti altri Paesi in via di sviluppo.

Ma che cosa significa che per l'Occidente “la pacchia è finita”? Semplice: che d'ora in avanti la Cina e i Paesi presenti alla parata, e concordi con Xi, smetteranno di prendere ordini, lezioni morali e diktat dalle loro controparti occidentali. Detto altrimenti, i rappresentati dei governi riuniti a Pechino vogliono essere trattati con la stessa dignità di Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e via dicendo. Peccato che gli altri, ossia il blocco occidentale a trazione Usa, non abbia alcuna intenzione di cedere. E allora ecco la “minaccia” insita nella sfilata militare cinese. Xi, non a caso, ha esortato il suo esercito a trasformarsi in una forza di livello mondiale e a salvaguardare con fermezza la sovranità nazionale, promettendo però che Pechino continuerà a impegnarsi su un percorso di sviluppo pacifico. A meno che, si intende, qualcuno non arriverà a rompere i cog*ioni alle porte della Cina. A quel punto, allora, i cinesi saranno pronti a lottare contro – parafrasando la loro terminologia - i “nazisti moderni” proprio come hanno fatto 80 anni fa. Ricorda qualcosa? Sì, più o meno il pretesto usato da Putin per attaccare l'Ucraina guidata dai nazisti, anche se difficilmente Pechino imiterà Mosca nella sua furia distruttiva contro Paesi terzi.

Ecco, l'aspetto militare deve essere vagliato con la massima attenzione. Perché la guerra non si fa a parole, ma utilizzando jolly moderni, tecnologici, hi-tech come quelli fatti sfilare in Piazza Tienanmen. Alcuni esempi? Pechino ha presentato missili con capacità nucleare che possono essere lanciati contemporaneamente da mare, terra e aria, mostrando per la prima volta la sua "triade". Tra questi figurano il missile aereo a lungo raggio Jinglei-1, il missile intercontinentale lanciato da sottomarino Julang-3 e i missili intercontinentali terrestri Dongfeng-61 (DF-61) e Dongfeng-31, armi che rappresentano la “potenza strategica chiave della Cina per salvaguardare la sovranità e la dignità del Paese”, ha scritto l'agenzia Xinhua. La parata ha visto la partecipazione di missili ipersonici antinave che la Cina ha già testato contro modelli di portaerei statunitensi, tra cui lo Yingji-19, lo Yingji-17 e lo Yingji-20. Tra gli altri missili presentati figurano missili da crociera (Changjian-20A, Yingji-18C, Changjian-1000) e altri missili ipersonici (Yingji-21, Dongfeng-17 e Dongfeng-26D). Esposti anche sistemi anti-drone, incluso un cannone lanciamissili. E ancora: armi laser ad alta energia e armi a microonde ad alta potenza, droni in grado di operare sott'acqua e in aria, elicotteri senza pilota progettati per essere lanciati dalle navi. Chiaro il messaggio di Xi? Il blocco occidentale prenda nota.

