Tre sono stati i protagonisti indiscussi a Piazzapulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli: Trump, Meloni e Musk. Una triade accumunata dalla stessa passione per la destra. E, naturalmente, non sono stati risparmiati. Ma procediamo con ordine. Uno dei temi caldi emersi durante la serata è stata la crescente influenza di Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo e, a quanto pare, aspirante factotum della politica americana. Romano Prodi, ospite della trasmissione, ha detto: "La presentazione del nuovo governo è 'io posso fare tutto'". Oggi abbiamo una superpotenza mondiale capitanata da uno pseudo-oligarca e coadiuvata dal magnate più influente al mondo, che nel tempo libero vende auto elettriche e fa litigare interi continenti su Twitter. Insomma, Musk non si accontenta più di essere il ceo di Tesla; ora pare voglia essere anche il superministro delle ambizioni planetarie. Prodi non si è certo tirato indietro: "Musk nasce come superministro" ha sentenziato. "Ha aiutato Trump nell'ascesa col sogno americano, e Trump lo ha incoronato". Prodi ha poi aggiunto: "Speriamo che ci sia questa tregua (il cessate il fuoco in Palestina, ndr), ma la notizia è stata data da Trump che non era neanche in carica". E qui la domanda sorge spontanea: un caso di protagonismo compulsivo o semplicemente impazienza del podio? “C’è un inizio di tregua e il non presidente lo annuncia prima del presidente”, ha chiosato Prodi. Sarà forse un tentativo di Trump di riaffermare la sua autorità, dimostrando che lui è sempre un passo avanti rispetto ai democratici? Poi Prodi ha sganciato la frase forte: "Il fascismo e l'autoritarismo sono un problema reale, ma noi abbiamo i mezzi per contenerli". Le destre hanno preso il sopravvento in gran parte dell’Occidente. Interessante è stata la statistica mostrata durante la trasmissione: si è chiesto al pubblico se il sistema migliore per governare un Paese sia la democrazia o un leader forte che non sottostà alle elezioni. Ha vinto la democrazia. Ma quel 19% di 18-24enni, 21% di 25-34enni, 22% di 35-44enni e il 12% dei 45-54enni che preferiscono un leader forte non può essere ignorato. Prodi ha commentato con un filo di ottimismo: "Uno su cinque è ancora consolante". Certo, se uno si consola facilmente.
Il dibattito si è poi spostato su Giorgia Meloni, con Formigli che ha mostrato un video in cui la premier risponde a Prodi, reo di averla definita "obbediente" (nei confronti dell’America). Meloni ha ribattuto rigirando la frittata: "È stato lui quello obbediente". E Prodi? Ride. Non si è lasciato intimidire e si è concesso una grossa risata: "Io ero lì che facevo il minestrone e sento che questa urla Prodi Prodi… Io è più di 15 anni che non faccio politica e questa si scaglia. Perché se la deve prendere con uno che dice solo le sue opinioni e che non ha alcun potere di nessun tipo, né nella sinistra né nella destra? Se picchiamo gli ispiratori, siamo andati avanti con l'autoritarismo eh...".
Dopo Prodi, Giovanni Floris – un altro giornalista di La7 - e Formigli si sono uniti in una chiacchierata politica, trasformando lo studio in una sorta di bar di provincia dove si discute tra un caffè e una brioche. Anche lui ha avuto il suo momento di ironia, deridendo i giornalisti schierati a destra per le domande vaghe poste al presidente del Consiglio: "Vuole che le canti Giorgia On My Mind come ha fatto Biden?". Oppure: “L’ha vista l’ultima partita della nazionale agli europei? Ha cenato prima o dopo?”. Un siparietto degno di Zelig. E poi il commento di Floris sulla nuova riforma della scuola di Valditara: “Negare l'educazione sessuale per mettere la Bibbia? A scuola si dovrebbe insegnare il ragionamento critico".
Ma non è finita qui. Il siparietto è diventato ancora più acceso quando è entrato in studio Gennaro Sangiuliano, ex ministro della cultura. Infatti, ha scritto una biografia su Trump e ha cercato di sponsorizzarla, eludendo però le domande dirette e arricchendo la serata con dettagli sul prossimo presidente americano: "Nessuno pensava fosse possibile il ritorno di Trump, se torniamo al clima del gennaio 2021. Trump non era solo politicamente finito, ma sembrava sull'orlo del carcere", ha detto. Poi ha lanciato la sua massima: "Il tema Trump è molto complesso, e secondo me anche chi è contro Trump deve porsi questo problema. Nelle pagine del libro dico che Trump potrebbe essere la risposta sbagliata a problemi reali". Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte. E poi, un tocco d’arte: su Musk, ha commentato che è "un uomo molto colto e preparato, conosceva Caravaggio". E su Donald e noi: "Giorgia Meloni può essere un interlocutore privilegiato con Trump", ha aggiunto. "Noi dobbiamo distinguere la campagna elettorale da quello che accadrà nella prassi del governo". E mentre il dibattito si accendeva, un pensiero inquietante aleggiava nello studio: Trump e Musk potrebbero rappresentare un problema reale per l’intera politica mondiale? L’Europa, intrappolata nella burocrazia e tecnocrazia, è pronta a fronteggiare questo duo esplosivo? Musk e Trump incarnano il perfetto incrocio di poteri economici e politici, un mix che, se mal gestito, potrebbe essere devastante. L’immagine utilizzata durante Piazzapulita è stata forte: la California, simbolo dell’opposizione a Trump sta bruciando mentre lui ritorna sulla scena politica. Un’immagine che evoca una domanda provocatoria: l’America democratica sta davvero bruciando?