Nonostante i sondaggi teoricamente favorevoli, ai ballottaggi delle amministrative il centrodestra si è visto sbattere la porta in faccia da molti elettori (o meglio, non ha visto quella porta aprirsi molte volte, se non per andare al mare). Il tutto si è tradotto in una sconfitta complessiva, dopo un primo turno già tutt’altro che favorevole. Com’è possibile che il consenso stimato non si traduca in voti sulle schede? Daniele Capezzone, firma della Verità e commentatore politico con un passato da parlamentare di primo piano, un anno fa con “Per una nuova destra” aveva provato ad analizzare il problema e a dare delle soluzioni, ma evidentemente non è stato molto ascoltato. Lo abbiamo intervistato per capire come veda ora la situazione. Che non pare certo migliorata.
Daniele, il centrosinistra ha vinto, questa l’idea più o meno condivisa. Sei d’accordo?
Mi pare che sul lato sinistro l’orientamento di Enrico Letta sia quello di procedere senza sciogliere alcun nodo reale. Mi sembra che la sua intenzione sia di andare avanti con campagne identitarie che consolidino i voti esistenti per il Pd, e contemporeamente vuole allestire un tendone aperto a tutti: riformisti e massimalisti, atlantisti e pacifisti, grillini e antigrillini. Insomma, il solito circo funzionale a una prospettiva quasi frontista contro la destra ma poi non credibile per governare da un minuto dopo le elezioni.
E il centrodestra?
A mio avviso anziché cullarsi nella formula “uniti si vince” da quella parte farebbero bene a chiedersi come si fa a mobilitare l’elettorato di destra. A mio avviso la strada maestra sarebbe quella di un’autentica campagna credibile e forte sui temi fiscali, rivolgendosi ad autonomi, partite Iva, imprese e naturalmente lavoratori del privato, molti dei quali si sentono lontanissimi dalla sinistra e non la voterebbero mai, ma di qui a uscire di casa ed effettivamente votare per il centrodestra ce ne corre. Il tema è tutto quello dell’astensione di destra e di come recuperarla.
Anche perché in questo caso uniti non si è vinto…
Eh, questo è il punto. A destra si sono rimediate sconfitte sia uniti che divisi, sia al Nord che al Sud, sia in circostanze in cui il candidato era politico che quando era civico. Morale: si pone un tema di mobilitazione. Io sono convinto che la destra abbia un asset fondamentale, che è il suo elettorato che potenzialmente è molto maggiore rispetto all’elettorato avversario. Però o sei in grado di motivarlo e mobilitarlo, o altrimenti ecco che questo fa tutta la differenza tra una vittoria e una non vittoria, un pareggio se lo proiettiamo sulle nazionali.
Salvini, come dicono molti, è finito?
Non guarderei ad aspetti interni a ciascuno partito o ad aspetti particolari. Secondo me c’è un elefante nella stanza che vale per tutto il centrodestra e che è appunto la mobilitazione del suo elettorato. C’è da tenere presente che è la seconda volta consecutiva che accade. Già alla vigilia delle amministrative dell’autunno scorso (Roma, Milano, Torino, Napoli) il centrodestra secondo i sondaggi era accreditato di una maggioranza significativa. Lo stesso è accaduto stavolta. Poi però se tu non sei in grado di portare la tua maggioranza potenziale a votare il risultato è questo. Ed è catastrofico. E questo mi pare il tema ben più della questione interna a ciascun partito, che ogni partito naturalmente affronterà come crede.
E il fatto di essere metà al governo e metà all’opposizione, per il centrodestra?
Non c’è dubbio sul fatto che ci siano tre partiti che abbiano fatto tre scelte diverse. Fratelli d’Italia è orgogliosamente all’opposizione, Forza Italia sta al governo e dà la sensazione di essere contenta di ciò che fa il governo, la Lega sta al governo e dà la sensazione di essere scontenta di ciò che fa il governo. È evidente che comporre questi tre elementi decisamente non è facile. Come puoi provare a farlo? Con una campagna forte che si rivolga agli elettori della propria area, che è quello che dicevo prima. Non vedo altra chiave se non questa.
Gli elettori del Pd invece sono più fedeli a prescindere…
È evidente che quanto più si abbassa la percentuale di votanti, tanto più è avvantaggiato chi ha un elettorato magari un po’ più piccolo ma “lealmente” presente alle urne. Ormai il Pd è riuscito a creare una situazione in cui ha un suo 18-20% di elettori che a votare ci vanno. Dopodiché costruendo il tendone che evocavo prima con dentro tutto e il contrario di tutto il Pd aggiunge qualcosa e può arrivare al 30-40%. Ma questo a patto che il centrodestra abbia una partecipazione massiccia. Se non c’è quei voti del Pd diventano sufficienti per essere maggioritari o comunque per rendere il centrosinistra competitivo.
In questo caso si colloca anche la mossa di Di Maio, che tu avevi preconizzato mentre scrivevi “Delitto alla Farnesina”, giallo umoristico in edicola dal 29 giugno…
È stato un piccolo divertissement. Mi sono divertito a scriverlo e spero che qualcuno si divertirà a leggerlo. Quanto a Di Maio, mi pare che si avvi a essere uno dei cespugli che cercherà riparo o sotto l’ombrello progressista o sotto quello tecno-progressista, diciamo. Sembra funzionale allo schema Pd più qualcosa e c’è qualcuno che vuole organizzare il più qualcosa. È evidente poi che lì c’è un problema di sopravvivenza di un certo numero di parlamentari che sanno perfettamente che tutti quanti non rientreranno. E da questo punto di vista i due tronconi in cui si sono divisi i 5 Stelle diventano due piccole cooperative elettorali che cercheranno di negoziare un tetto sulla testa per un quinto o se va bene due quinti dei suoi attuali eletti. In questa prospettiva va letta la cosa. In tutta evidenza sono operazioni che non avranno il consenso dei cittadini: i sondaggi già lo registrano.
Come vedi quel che rimane dei 5 Stelle?
Nella turbopolitica, che è velocissima nel crescere e nel decrescere, non si passa dal 30% al 29 al 28, ma dal 30 al 15 (e loro già sono arrivati al 15) e dal 15 a molto poco. Vedo per quelli di Di Maio una prospettiva da 3% e per quelli di Conte una da 5-6%. Onestamente non vedo per strada file di persone mobilitate per la sorte di uno o dell’altro…
E l’antipolitica che era stata cavalcata dal Movimento? Da chi verrà intercettata?
Temo che molti osservatori diano una lettura più legata alle geometrie del palazzo che non alla situazione del Paese. Facciamoci il film dell’autunno: un pezzo di Italia avrà serie difficoltà tra tasse, costo della vita e altro. Quando questi italiani arrivano a casa e sentono parlare di scissioni e micropartiti e magari cambio della legge elettorale cosa gli verrà in mente? Gli verrà in mente una serie di parolacce. Questo tema sociale enorme non si affronta con geometrie di palazzo, ma dando una risposta vera (che vera sia e che vera appaia) ai problemi degli italiani. Anche perché il centrodestra non può limitarsi al “vaffa”. Gli si chiedono delle cose concrete.