Hai voglia a dire che il gossip non è politica. Perché adesso, che è il momento delle analisi del voto delle regionali, la risposta non può che essere: Dagospia-Governo 2-0. Senza dimenticare l’importante traversone del “threesome” fornito da Antonio Ricci e da “Striscia la Notizia” col fuori onda peperino di Andrea Giambruno col ciuffo attisato. Così, mentre altri tirano fuori tabelle, statistiche, numeri, percentuali, teorie, ecco i motivi reali per cui la destra ha preso questo doppio schiaffone dritto e manrovescio. Uno: la Maria Rosaria Boccia. Presentata, divulgata e spiegata da Roberto D’Agostino e il suo “giornale più letto d’Italia”, Dagospia. Tra foto, pellicole privacy, occhiali da spia russa, abiti di cultura, sbreghi sulla testa, foto di Gennaro Sangiuliano in pigiama - alla Terence Hill in “Lo chiamavano Trinità - nel bagno della Boccia (conferma il Bocchino, Italo) che si selfa la crapa offesa, interviste softcore alla vedo/non vedo, dico/non dico, come nelle locandine delle commedie secchisi all’italiana anni ‘70, il martellamento delle storie su Instagram con le musiche d’ammore, la dignità della professionista d’arte dell’evento mondano ma profondo. Due: Gennaro Sangiuliano. Resta nella memoria il meme postato da Francesca Pascale a commento della vicenda: Silvio Berlusconi pensieroso/sorridente e la scritta: “Principianti”. Dalle ultime notizie poi – e non escludiamo che abbia contribuito alla sconfitta della destra in Umbria, ma soprattutto in Emilia-Romagna, patria del tortellino – l’ultima notizia: pare, si dice, sembrerebbe, sostiene Boccieira, che Maria Rosaria neanche se lo sia fatto, a Sangiuliano (la mettiamo così per evitare l’effetto Filippo Facci, e poi siamo da sempre convinti che siano le donne a “farsi” gli uomini). Tre: Andrea Giambruno. E d’accordo che Dio, Patria, Famiglia, e anche se non si sono mai sposati però è come se e comunque non stiamo a guardare il capello. E però qui il capello ha reclamato attenzioni. Quel ciuffo attisatissimo, da barzotto a rockabilly, quello smucinamento di pacco, quel threesome mandato in onda/fuori onda da Striscia a Notizia, ha fatto sobbalzare molti, certo, magari sono elettori di Destra scambisti e però l’occhio sociale, signora mia! Il threesome? Ussignur!
Quattro: Francesco Lollobrigida. E d’accordo Dio, Patria, Famiglia e non stiamo a sentire le voci di corridoio e di whatsapp (che invece poi uno le sente, uh se le sente) e d’accordo che neanche voi vi sposate. Ma lasciarvi no! Comodo così, è vero? Tutti gli elettori Dio, Patria, Famiglia si devono sposare e per lasciarsi se la devono vedere con gli avvocati! Cinque: Stefano Bandecchi. Vive come si stesse girando da solo un film dei gloriosi Vanzina su se stesso senza rendersi conto che si autoprende in giro. Vuole fare l’autoironico ma non gli riesce. Non ha la grazia di Christian De Sica né la tenerezza he ispira il cipollino nostro Massimo Boldi (e certo, non ha neanche la regia dei Vanzina). Il riccone che esibisce il soldone in un momento in cui gli ita(g)liani tirano la carretta con le ruote sgonfie, quanto costa il suo vestito, lo yacht che noleggia… Un altro emulo di Silvio Berlusconi che invece aveva grande autoironia e riusciva a farti credere che anche tu potevi diventare ricco come lui. Altri tempi. Cinque: ce lo mettiamo Alessandro Giuli? E mettiamocelo. A parte l’aquila sul petto, non perché possa sembrare fascista, ma per la battuta che circola (“ha un uccello fra le tette”), non ha compreso che l’ita(g)liano medio ama la cultura e si vuole sentire intelligente. Tu all’ita(g)liano medio ci devi parlare come Mike Bongiorno. Se no si offende. Insomma: le risate, le perculate, i rumor, insomma il gossip, altroché se sono “politica”. E ha voglia “Il Foglio” di gridare alla “trilateral sporcificante”, non funziona per due motivi: Uno: Il Foglio, quando vuole, sporcifica che è un gran godere (vedere Carmelo Caruso sull’affaire Boccia); due: non è che sposti voti. Il gossip è l’unica vera Politica. Le altre sono chiacchiere da bar.