Matteo Hallissey è diventato famoso sul web con i video, insieme a Ivan Grieco, per denunciare le condizioni di privilegio nel settore dei taxi e dei balneari. Poche licenze, gruppi chiusi con un enorme peso elettorale. E, soprattutto, apparentemente intoccabili. È da qualche mese segretario dei Radicali italiani e ora candidato in Emilia-Romagna. Studia scienze politiche, non ha la macchina, vive a Roma e intorno a lui si muove un’intera macchina di giovani che stanno riportando lo spirito pannelliano non solo in politica ma sui social. Gli abbiamo chiesto di tutto, dagli scontri di piazza a Bologna ai rapporti tra Stato e famiglia Agnelli-Elkann, Meloni fascista, sanità, scuola e i problemi della sinistra.
C’è stata una manifestazione importante, ce ne sarà un’altra venerdì. Ci sono stati gli scontri tra antifa e polizia. È diventato virale un video in cui i manifestanti di Casapound sembrano dare indicazioni alle forze dell’ordine su come comportarsi. C’è connivenza, tolleranza?
Non conosciamo nel dettaglio la dinamica e quindi ovviamente fare qualsiasi supposizione non è mai semplice. Detto ciò, mi sembra chiaro che da quando c'è il governo Meloni anche alcune realtà un pochino più estremiste, reazionarie eccetera, si sentono in parte un pochino più libere in qualche modo di manifestare, di uscire fuori. Io non sono contrario al fatto che anche dei gruppi con idee molto lontane dalle mie possa manifestare, possa essere presente. Dipende molto da come lo fa, da dove lo fa, in questo caso la scelta di partire proprio da un luogo così simbolico per i bolognesi, legato anche ad avvenimenti tragici, mi sembra una scelta molto poco fortunata. Per cui diciamo che mi sembra assurdo parlare, come molti fanno, di realtà che vanno censurate a tutti i costi e che non devono aver dirlo in parola; al contempo ci sono le modalità con cui non manifestare le proprie idee, anche dei luoghi adatti. In particolare, sui rapporti tra queste realtà di estrema destra e istituzioni. non penso ci sia un grande complotto delle destre, anche se sicuramente possono esserci dei collegamenti.
Niente pericolo fascista insomma.
No, non mi sembra il grande tema dei nostri giorni,
Ma il sindaco Matteo Lepore, invece, dice che il governo avrebbe mandato le camicie nere.
Ma no, è un’espressione un po’ esagerata. Detto ciò, sicuramente la situazione non è stata gestita bene, ci sono stati dei problemi tra la comunicazione e le varie istituzioni, che ovviamente avendo anche colori politici diversi non si sono aiutate a vicenda. Mi sembra un assurdo però parlare di trecento camicie nere.
Quindi la polizia ha gestito bene la contro-protesta degli antifa?
Ci sarebbe un grande capitolo da aprire per quanto riguarda la selezione del personale. Diciamo che sarebbe meglio se un giorno le forze di polizia facessero dei percorsi di formazione tali da gestire realmente queste situazioni, invece che pensare solamente a reprimere usando la forza.
La risposta di Giorgia Meloni è stata: “Non abbiamo inviato camicie nere, abbiamo inviato le camicie blu, la polizia”. Ma veramente il tema sicurezza è appannaggio della destra?
Beh, oggi lo è, perché la destra ha saputo, con soluzioni che ovviamente mi trovano molto distante, individuare molto bene alcuni problemi, per riuscire a cavalcarli ovviamente con il proprio metodo, anche in maniera populista sotto molti fronti. Però è riuscita in qualche modo a evidenziare dei problemi e a proporre ai cittadini delle soluzioni, per quanto strampalate possano essere. Il centrosinistra e i progressisti liberali nel nostro Paese invece fanno molta più fatica a fare questo percorso per costruire un'alternativa, riconoscere alcuni problemi e provare delle soluzioni diverse, razionali e che si individuino nei principi che condividiamo noi. Per cui anche sulla sicurezza il centrosinistra spesso non riesce a trovare delle opportunità e delle soluzioni adatte.
Facciamo un esempio concreto.
In campagna elettorale, per esempio, parlando di tutta la questione del trasporto dei mezzi pubblici, in particolare gli autobus la sera, ma anche i treni notturni, sottolineavamo la necessità di molte ragazze giovani, che magari vogliono passare una serata fuori, di tornare a casa, di trovare delle soluzioni per rendere più sicuri quei luoghi pubblici dove spesso invece molte di loro non si sentono sicure. Per cui anche da questo punto di vista dobbiamo trovare degli accorgimenti per parlare di temi che riguardano la sicurezza e farlo con le ricette progressiste, liberali e non lasciare soltanto alla destra gestire questi temi.
Hai parlato di trasporti pubblici, è un tema ovviamente che riguarda tutta la regione, ma in generale l’Italia. Spesso i bus non passano, le aziende sono sempre le stesse ed è impossibile sperare in un’alternativa. Non credi ci sia un monopolio dei mezzi pubblici dannoso per le città?
ndr], come i taxi, che possa garantire un servizio. Questo si applica anche i treni regionali. Oggi questo manca molto perché in tutte le maggiori città italiane c’è un problema legato al trasporto pubblico locale in mano a una o più realtà tendenzialmente partecipate dal comune stesso e quindi di fatto controllate dal pubblico o dal comune. Sono pochissimi i casi invece di situazioni in cui c'è stato un bando, una gara in cui abbiano partecipato anche delle realtà private. Ovviamente non possiamo che citare proprio il problema dei taxi, ovviamente in tutte le maggiori città italiane sono molto carenti e vanno proprio a colpire tanti cittadini ma anche tanti turisti. Io lo vivo sulla mia pelle, non avendo la patente, cerco sempre di improvvisare, di girare come riesco, però non è per niente facile, me ne accordo a Roma quando se una sera faccio tardi le alternative sono un bus, un tram che non passerà mai, oppure un taxi che nel mio caso non posso prendere ovviamente… Spesso la sinistra punta a vedere nel trasporto pubblico e non privato l’alternativa ecosostenibile, però è un’alternativa scomoda per ora. Il tentativo che andrebbe fatto è proprio quello di favorire il più possibile una vita lavorativa, professionale e sociale fattibile, percorribile senza necessariamente un mezzo privato, però per farlo ovviamente dovresti avere un combinato efficiente di trasporto pubblico locale, gli autobus, adatto, e di tutto ciò che riguarda la mobilità non di linea ncc [noleggio con conducente,
Per via delle tue battaglie contro licenze, per esempio con i video insieme a Ivan Grieco. A Bologna, però, le licenze aumenteranno e in cambio i tassisti hanno chiesto un aumento dei costi di percorrenza. È un compromesso che l’amministrazione ha trovato con i tassisti. Com'è possibile che né la destra né la sinistra riescano ad affrontare il problema di questa gilda di tassisti in maniera forte, senza dover concedere nulla come accade normalmente con altre categorie?
La prima cosa assurda è che in una situazione in cui aumentano le licenze a livello locale già accade che la stragrande maggioranza degli introiti dovuti alle nuove licenze vengono ridistribuiti tra gli attuali tassisti, quindi già da questo momento, in cui ci sono meno di cento licenze a Bologna i tassisti guadagneranno diverse migliaia di euro l’uno, circa diecimila. In qualche modo vengono indennizzati per il fatto che in teoria, aumentando il numero delle licenze, diminuirà il valore della loro. Ma la cosa più assurda è che vengano trattati tutti alla pari, così un tassista che già da vent’anni fa questo lavoro, ancora deve avere degli indennizzi perché arrivano nuove persone a competere. Questa è una cosa assolutamente assurda perché i tassisti sono degli imprenditori che hanno fatto un investimento e che nella maggior parte dei casi hanno già riguadagnato tutti i soldi investiti e molto di più. E ora vogliono aumentare i costi di percorrenza… Alla fine per arrivare a questo compromesso con i tassisti la persona che ci rimette è l’utente finale, cioè le persone che prendono i taxi. Per questo, anche a Bologna, abbiamo già fatto i nostri “free taxi”, nonostante molti tassisti non l’abbiano presa bene. Ma lo facciamo proprio per provare a far notare il problema e questo metodo, quello dei video, è l’unico modo possibile per far arrivare queste battaglie a un pubblico più ampio, altrimenti saremmo sempre noi a fare i nostri comunicati stampa, le nostre grafiche sui social e basta.
Qual è il potere reale, il peso politico, dei tassisti sulle amministrazioni locali.
Sono molto forti perché c’è il timore, secondo me ingiustificato, che possano bloccare una città, che possano bloccare un comune, che possano, in caso di manifestazioni, proteste eccetera, causare molti danni. Meglio non dar loro fastidio. I comuni sono ostaggio dei tassisti. In realtà io credo che a livello popolare, la grande maggioranza dei cittadini sia d'accordo con la nostra battaglia, veda il problema e quindi ovviamente non può che, secondo me, essere contenta se delle formazioni politiche alla fine decidono di affrontarli. Siamo un po’ soli in questo senso, con pochissime altre realtà, ma non tantissime. Sicuramente i grandi partiti stanno alla larga dal tema e provano piuttosto a non parlarne. Come accade anche per quanto riguarda i balneari nel comune dove ci sono delle spiagge, perché dal punto di vista elettorale sono comunque una forza e soprattutto hanno un potenziale, per così dire, distruttivo.
Tu hai parlato degli indennizzi per i tassisti, che è un po’ uno strano modo di essere imprenditore. Però non è una cosa nuova in Italia, basti pensare anche ad Alitalia. Anzi, la più discussa famiglia italiana, Gli Agnelli-Elkann, ha ricevuto moltissimo denaro nel corso di anni, prima come Fiat e ora ne vorrebbe per Stellantis, nonostante il crollo della produzione e il rischio licenziamenti.
C’è una grande competizione con gli altri Paesi in questo settore, stanno andando tutti molto avanti, stanno studiando molto, fanno ricerca, innovano, hanno grandi industrie e noi ovviamente dobbiamo in qualche modo tentare di stare al passo e non è per nulla semplice. Per cui c’è proprio un tema di base nazionale per quanto riguarda le difficoltà che ha chiunque vuole fare impresa in Italia, e lavorare in settori strategici come quello automotive. Per cui il problema non è tanto Stellantis ma le poche alternative. Apri una realtà o un’impresa, cioè vuoi investire in Italia, e hai subito una burocrazia che ti ostacola in tutti i modi. Hai poi una situazione molto frammentata, magari con piccole realtà che fanno fatica a creare valore aggiunto, a fare ricerca e sviluppo, per cui tanti pensano in Italia di poter continuare soltanto con sovvenzioni statali, con bonus, con mancette elettorali, con sostegni di ogni genere. Il problema è che i sostegni da parte del pubblico e dello Stato in qualche modo rischiano di drogare questi settori e di allontanarli dagli standard di competitività che ci sono in altri Paesi. La soluzione quindi è sburocratizzare, permettere a chi vuole investire in Italia di farlo in una maniera più agevolata possibile anche con un sistema di tassazione semplificato e comprensibile. In altri Paesi basta un click per aprire un'azienda, in Italia è difficilissimo, e questo si riverbera anche in settori del genere che ovviamente sono fondamentali per l’Emilia-Romagna e la Lombardia, ma anche per tantissime altre regioni italiane.
Tu sei il segretario dei radicali, non senti un po' fuori dal tempo? I Radicali non sono ormai morti in Italia?
Lo erano fino a un po’ di mesi fa, con la precedente presidenza, non temo di dirlo, perché era un gruppo dirigente molto ancorato alla storia, alle vicissitudini, ai fatti, agli avvenimenti e ai pensieri passati dei Radicali. Il fatto che oggi tu mi stia intervistando invece dice proprio il contrario, cioè che in qualche modo un gruppo di giovani – io ho ventuno anni, Filippo Blengino, il nostro tesoriere, ne ha ventiquattro, Maurizio De Grazia, la presidente, ne ha venticinque – può gestire una realtà politica dall’inizio alla fine. Credo che oggi le nostre idee siano molto attuali, riguardino la persona, la sua autodeterminazione, appunto lo Stato di diritto, la lotta alle corporazioni, l’attenzione verso le giovani generazioni. E credo anche che il metodo che noi utilizziamo possa essere vincente, un metodo sicuramente molto forte che tende a fare scalpore, a volte anche a polarizzare o comunque a far parlare di sé, che utilizza il corpo, utilizza la disobbedienza civile, utilizza la non violenza, in modo concreto. Questo metodo oggi può funzionare e noi l’abbiamo provato a declinare anche sulle piattaforme online e sui social portandola a un pubblico che altrimenti non avrebbe probabilmente mai conosciuto i Radicali.
Tuttavia, la comunicazione sui social è spesso anche superficiale.
È molto difficile coniugare una situazione in cui i social sono velocissimi e l’attenzione è molto molto bassa, con i tentativi di non banalizzare completamente dei temi. Quindi c’è un po' da trovare un equilibrio tra una comunicazione accessibile e rapida e dei contenuti importanti, magari riuscendo anche a coinvolgere esperti, personalità che possono essere dei riferimenti per chi poi ascolta.
Nucleare, sì o no?
Sì
Auto elettriche?
Sì. Non idealizzando, però...
Aborto?
Sì.
Legalizzazione di droghe leggere?
Sì.
Legalizzazione di droghe pesanti?
Sì.
Sovraffollamento delle carceri: amnistia?
Sì.
Libero mercato dell’istruzione, scuola private, paritarie, eccetera?
Ni.
Più sì o più no?
Più no, nel senso che in Italia non partirei da quello. Abbiamo tante altre cose su cui lavorare. Io intanto tenterei di riformare l’istituzione pubblica che abbiamo, che è per vari motivi folle, perché ha orientamento che manca, linee guida dei vari percorsi di studio che sono antiquatissime, sistema che ti fa scegliere quando sei bambino cosa devi fare, una serie di problemi drammatici.
Autonomia differenziata?
No.
Federalismo?
Sì.
Qual è la differenza tra federalismo e autonomia differenziata?
Dipende essenzialmente dal testo che proponi, io per autonomia differenziata intendo ovviamente Calderoli, che per me suona ridicolo. Tra l’altro nel federalismo fiscale tu hai la possibilità a livello regionale, o come lo si vuole impostare, di imporre delle tasse e poi di utilizzare i soldi che ricevi dalle tasse in maniera responsabile; con l’autonomia differenziata invece avremo una tassazione a livello nazionale e poi un investimento a livello regionale, che è una roba schizofrenica. Per cui, insomma, se il tema è rendere più responsabili gli enti locali e le regioni, qualora probabilmente anche loro lo vogliano, dargli la possibilità di gestire una parte del proprio bilancio su più competenze in maniera responsabile, decidendo quali imposte avere e come investire quei soldi, secondo me può non essere sbagliato in principio.
Presidenzialismo alla Meloni cioè premierato?
No.
Pensioni: Salvini o Fornero?
Fornero. Tutta la vita.
Sanità pubblica, privata o mista?
Misto. Il punto è non demonizzare il privato, che per alcune prestazioni può ovviamente affiancare il pubblico senza sostituirlo
Qual è il più grande errore della sinistra italiana?
Raccontare cose lontane in maniera troppo difficile, cioè rispetto a una destra che è riuscita in tutto il mondo a raccontare delle idee, anche molto semplici, spesso non condivisibili, in maniera abbastanza diretta e creando anche delle definizioni che sembrano studiate in laboratorio, basti pensare a “utero in affitto” o “clandestini”, termini che hanno una connotazione che già identifica il problema nel modo culturale della destra e spinge la gente a utilizzare quel linguaggio. I liberali, invece, hanno sempre pensato, anche negli ultimi anni, di poter incidere facendo i centristi moderati, quelli che stanno un po’ a metà, quando in realtà è il contrario, cioè il futuro dei liberali è la motosega. Centrista è una parola terrificante.
La destra viene spesso accusata è di essere ignorante. Qui a Bologna abbiamo il triste esempio di Lucia Borgonzoni, che divenne famosa nel 2021 per aver detto: “Non leggo un libro da tre anni”. Tu quanti libri leggi all’anno?
Una bella domanda. Io cerco di leggere almeno un libro al mese oltre allo studio universitario. Naturalmente con delle grandi difficoltà, soprattutto negli ultimi mesi di campagna elettorale, dopo le europee tra l’altro.
Qual è l'ultimo libro che hai letto?
Il signor ManiNon pensare all’elefante, di George Lakoff, che avevo già letto in inglese. Lui racconta proprio quello che ci siamo detti riguardo alla difficoltà del centrosinistra, delle realtà progressiste, di costruire questa alternativa, anche a livello di comunicazione, rispetto alla destra. Raccontato da un progressista, un liberale come lui. , di Abraham B. Yehoshua, uno scrittore ebreo molto molto. Libro assurdo. L’altro è Ne ho letti due parallelamente.