Emanuela Orlandi è scomparsa da quarantadue anni, e i posti in cui si è ipotizzato potesse trovarsi non si contano nemmeno più. Il cimitero teutonico, Londra, Castel Sant’Angelo, la Basilica di Sant’Apollinare e chi più ne ha più ne metta. Ogni volta che vengono trovate delle ossa in un perimetro non lontano dal Vaticano o dal luogo della scomparsa scatta il collegamento con la quindicenne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce il 22 giugno del 1983. Ma cosa è accaduto ora? Sono in corso delle ricerche sotto la Casa del Jazz a Roma da parte di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, che stanno perquisendo delle gallerie sotterranee mai esplorate prima. Motivo? Si stanno cercando i resti del giudice Paolo Adinolfi, scomparso 31 anni fa. Un mistero lungo, troppo lungo, e che finalmente potrebbe essere a una svolta. Ma perché si sta cercando proprio lì? La Casa del Jazz, riferimento culturale per la città di Roma, sorge su un bene confiscato alla criminalità organizzata. Non solo, era che nella disponibilità di Enrico Nicoletti, uno dei principali cassieri della Banda della Magliana. Non solo, avrebbe avuto anche dei legami con ambienti della finanza e del Vaticano. Tuttavia, al momento non è ancora chiaro quali informazioni abbiamo spinto gli investigatori ad iniziare le ricerche. Queste le parole del Prefetto Lamberto Giannini: “E' necessario fare una verifica non perché si stia cercando in particolare qualcosa, ma si ha avuto notizia che nel bene confiscato alla Banda della Magliana ci sta questa parte, una galleria che è stata tombata, non conosciuta ed è giusto verificare cosa ci sia dentro". Ma cosa potrebbe nascondersi in questo tunnel?
E se oltre al corpo del giudice, ci fosse anche quello di Emanuela Orlandi? Pura ipotesi. Eppure lo stesso Pietro Orlandi, fratello della quindicenne scomparsa, apre a questa possibilità: “Tempo fa parlai con un ex magistrato che stava facendo delle ricerche e che mi disse che proprio lì poteva nascondersi il corpo di mia sorella. Lui ne era abbastanza convinto. Appena ho letto la notizia degli scavi ho ripensato subito a quanto mi è stato detto”. Non ci sono prove che Emanuela sia stata uccisa o che non sia più in vita, e per la sua famiglia è un obbligo cercarla viva. Eppure tutto potrebbe essere. Questo il commento dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma: “Enrico Nicoletti voleva fare una cantina di vini, ma in realtà, secondo noi, quelle gallerie sotterranee servivano per nascondere armi, denaro e corpi. Quindi potrebbe esserci anche quello di Emanuela Orlandi. Se trovassimo denaro oggi non varrebbe più niente”. E se ci fosse molto di più? L'avvocato Lorenzo Adinolfi, uno dei figli del giudice: “Ho appreso di questa iniziativa leggendo i siti questa mattina. In questo momento occorre solo aspettare l'evoluzione di questa attività. Io e la mia famiglia in questa fase non ci sentiamo di dire altro”. Stay tuned…