“È tutto un gioco di potere”. Disse Sabrina Minardi, al tempo amante del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis. E forse aveva ragione. Nicolò Marcello D’Angelo, l’ex vice capo della Polizia, è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ed ha tirato in ballo proprio Renatino, per gli amici, De Pedis: “Io non ho prove per affermarlo, non posso sostenerlo perché non ho prove certe ma posso dire che, molto probabilmente, lui ha a che fare con questo sequestro di Emanuela Orlandi”.D’Angelo nel 1983, quando è stata rapita la quindicenne cittadina caricava, era funzionario della squadra mobile di Roma: “I rapporti Oltretevere erano abbastanza stretti, Marcinkus in particolare (al tempo presidente dello IOR ndr) e non escludo che possa essere stato interessato. Ho sempre definito la banda della Magliana un’agenzia del crimine. Ho iniziato a contrastare questo gruppo nell’84. I gruppi che ne facevano parte erano due, quello della Magliana, e l’altro di Testaccio, quest’ultimo più importante e che faceva la differenza criminale. Il gruppo era unico, Magliana-Testaccio, ma di fatto erano due gruppi distinti e separati, condividevano interessi comuni ma avevano canali di approvvigionamento diversi”. Ma facciamo un passetto indietro, perché la stessa Sabrina Minardi ha raccontato più volte di essere stata incaricata dal suo amante di consegnare Emanuela Orlandi ha “un uomo vestito da prete”.
Un racconto di cui ha parlato che l’ex vice questore Giovanna Petrocca, vice dirigente della squadra mobile di Roma dal 2007 al 2009: “Minardi dichiarò che un giorno era stata incaricata da De Pedis, che all’epoca era latitante, di portarsi in questo posto al Gianicolo dove si sarebbero incontrati e poi, secondo il suo racconto, sarebbe arrivato De Pedis con il suo autista e, dopo poco, sopraggiunse una Renault 5 guidata da una signora che lei conosceva, che portava una ragazza che venne fatta salire a bordo di un Bmw con cui era giunto De Pedis con l’autista e che lei avrebbe portato poi nella via delle mille curve e l’avrebbe consegnata a un sacerdote che l’attendeva con un Mercedes scuro”. Che ci sia un coinvolgimento da parte di De Pedis è una tesi che anche il magistrato Giancarlo Capaldo, titolare della seconda inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ha più volte sostenuto: “De Pedis ha avuto il ruolo di organizzare il prelevamento e il sequestro della ragazza e poi la restituzione della stessa a una persona non identificata. Non sapeva neppure perché Emanuela Orlandi era stata sequestrata, né ha partecipato alla gestione di eventuali trattative successive. È da vedere come colui che ha organizzato, sul piano materiale, un servizio di basso livello ma molto utile e particolare per qualcuno”. Tesi, ipotesi e racconti ritenuti credibili forse a metà. E a distanza di quarantadue anni ancora non si è riusciti a mettere un punto a quello che è accaduto nel pomeriggio del 22 giugno 1983. Davvero Emanuela è stata rapita da De Pedis su ordine di qualcuno? Dal Vaticano?