Otello Lupacchini, giudice istruttore nell'inchiesta sulla Banda della Magliana tra il 1990 e il 1994, è stato ascoltato dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta che indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. "Nel processo nessuno ha fatto cenno alla vicenda, anche se c'era una corsa da parte di molti a formulare le narrazioni più mirabolanti proprio al fine di guadagnarsi lo status di collaboratore di giustizia, con tutto ciò che ne conseguiva sul piano dei benefici carcerari". E ancora: "Che nessuno abbia parlato di Emanuela Orlandi per me è molto più significativo che se ne avessero parlato: era un boccone ghiotto da addentare, ma sul punto nessuno ha parlato all'epoca, salvo poi rigurgiti successivi". Quindi, secondo il giudice, fare cenno alla questione della quindicenne cittadina vaticana rappresentava un escamotage per ottenere qualcosa, e non per raccontare qualcosa di cui veramente erano a conoscenza. Un ragionamento fattibile? La mente corre subito alla “confessione” fatta da Sabrina Minardi, al tempo amante di Enrico De Pedis boss della Banda della Magliana: “Dopo il rapimento è rimasta nascosta dieci giorni chiusa in una stanza nella mia casa di Torvajanica. Poi è stata spostata a Monteverde, in un appartamento con grandi sotterranei". Come ha ricordato Lupacchini il racconto della Minardi non è mai stato considerato attendibile fino in fondo: “Dichiarò che De Pedis le aveva mostrato due sacchi della spazzatura con all'interno due cadaveri: in uno c'era quello di Emanuela Orlandi, nell'altro quello del piccolo Nicitra, ma c'è un particolare: il piccolo Nicitra sparì nel '93 e De Pedis morì nel '90".
E ancora: "Se la Banda della Magliana fosse stata coinvolta , mi sembra strano che nessuno ne abbia parlato. In nessun caso emerse che il conflitto (tra i due gruppi dell'organizzazione criminale ndr) avesse tra le varie cause anche il rapimento della Orlandi che sicuramente non rientrava nell''oggetto sociale' della Banda della Magliana". Eppure non esclude la possibilità di un coinvolgimento di Enrico De Pedis. vicenda della cittadina vaticana scomparsa: "Non escludo che nella strumentalizzazione del rapimento Orlandi si siano aperti altri filoni di ricatto, quello che posso dire è che per quanto concerne i rapporti documentati da intercettazioni telefoniche e dichiarazioni varie raccolte relativamente all'interlocuzione ai fini del riscatto dell'ostaggio, un elemento che mi colpisce è che non ci sia mai stata né l'offerta né la richiesta di una prova dell'esistenza in vita dell'ostaggio dai diversi soggetti che potevano essere toccati dal sequestro". Poi si passa alla questione dei servizi segreti: “C'erano stati un attentato al Papa e altre vicende, vuole che i servizi segreti non si siano interessati anche alla vicenda Orlandi? E nel caso in cui se ne sono interessati cosa è venuto fuori? La vicenda di Gangi, uomo del Servizi che si è gettato in una ricerca autonoma o indirizzato da qualcuno. Indubbiamente Gangi aveva accertato qualcosa: per conto di chi? Dove sono finiti i suoi accertamenti? Come mai è stato rimosso da quell'incarico? Bisogna muoversi in questa logica, lavorare di fantasia non serve a niente e a nessuno, aprire gli armadi e vedere cosa ci si trova dentro forse potrebbe essere utile".