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Emily Ratajkowski
su TikTok parla di divorzio,
ma farebbe meglio a tacere

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

9 settembre 2023

Emily Ratajkowski su TikTok parla di divorzio, ma farebbe meglio a tacere
La modella internazionale Emily Ratajkowski, parlando della fine della sua storia d'amore in un video postato su TikTok, ha sostenuto che divorziare a trent’anni sarebbe “chic”. Ma è davvero così? Dove sono certe femministe quando devono parlare di temi più delicati rispetto alla nudità sui social, la ricrescita dei capelli o i peli sulle gambe? Un triste e vacuo silenzio che dovrebbe farci riflettere

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Sui suoi profili social Emily Ratajkowsky (nota come “Emrata”, il suo nome sui social) ha affrontato un tema non di poco conto: quello del divorzio. Ma, attenzione, come sempre le sorprese sono all’ordine del giorno, perché la modella-influencer ci dice che “non c’è niente di meglio che aver provato la fantasia del matrimonio e realizzare che forse non è bello come si vuole far credere… riguardo a quelli che sono stressati per il divorzio: è una cosa buona, congratulazioni. Avete ancora tutta la vita davanti”. Nella descrizione del suo video, pubblicato su TikTok (e ripreso dalla pagina di gossip Whoopsee) definisce addirittura “chic” il fatto di essere divorziate a trent’anni. Una borsa può essere chic, un cappotto, un modo di fare o di porsi, ma trovo ridicolo, svilente, nonché di pessimo gusto e di scarsa conoscenza storica parlare di un diritto acquisito con tanta fatica, diritto che in Italia dobbiamo alla Legge Fortuna-Baslini del 1° dicembre del 1970. Ma non fu tutto semplice dopo l’approvazione della suddetta legge, perché subito dopo, nel 1974, ci fu anche un referendum abrogativo, noto come “Referendum sul divorzio”, che vide una grandissima affluenza, con la partecipazione dell’87% degli aventi voto, di cui circa il 60% si oppose al tentativo di far cadere nel dimenticatoio un atto così rivoluzionario per le donne del nostro Paese. Prima di arrivare alla legge degli anni ’70 ci furono diversi tentativi che finirono in un nulla di fatto. Adesso vogliamo arrivare a trattare un diritto con un aggettivo del genere? Siamo così fuori di testa da consentire certe espressioni? Fa riflettere il fatto che le femministe non siano insorte per una dichiarazione del genere. Forse perché sono più preoccupate a parlare di peli di Giorgia Soleri sul red carpet di Venezia, o del fatto che non vada bene chiamare una donna “ministro” bensì “ministra”, come se quella “a” o “il” o “la” facessero la storia: ma per favore.

Ecco, è qui che cade il femminismo di oggi, attento a dettagli che non fanno la differenza, perché dei peli non frega niente a nessuno. Quando invece c’è una donna seguita da oltre 30 milioni di persone su Instagram, il cui video è stato visualizzato da milioni di persone, questo può fare non pochi danni. Siamo già di fronte a un tasso bassissimo di natalità con giovani che, non solo per difficoltà economica e senso di precarietà, ma anche per una forma di disillusione diffusa, non riescono a trovare una stabilità sentimentale e non sanno come poter costruire un nucleo familiare. Ci manca solo che la modella di turno ci venga a dire cosa debba o meno andare di moda. Se lo fa con il suo intimo va benissimo, con il suo corpo non fa nessun danno (anzi, apprezziamo tutti la sua bellezza). Però, per cortesia, a lei come a qualunque persona non informata sui fatti, chiediamo cortesemente di non esprimersi su temi così delicati perché influenzano i comportamenti di chi li segue. Perdere quel poco di senso di famiglia rimasto, banalizzare ogni argomento, come se tutti potessero dire la loro opinione in proposito, non può essere la regola. Questi personaggi che cambiano uomini o donne come se fossero mutande farebbero bene a non sbatterlo sui social come un modello “figo”, perché è solo molto triste.

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