C'è un curioso cortocircuito in corso. Dopo che il Comitato Norvegese per il Nobel ha assegnato il Nobel per la pace 2025 a Maria Corina Machado, la signora, leader dell'opposizione venezuelana a Nicolas Maduro, è subito diventata la paladina di una svariata fetta del mondo progressista, di sinistra e amante dei diritti umani. È insomma successo che alcuni di quelli che fino a pochi giorni fa si indignavano sui social network e scendevano nelle piazze di tutto l'Occidente a protestare contro Israele e Benjamin Netanyahu (non tutti, ma abbastanza da farcene rendere conto), siano improvvisamente diventati fan di Machado. Una figura che potrebbe tranquillamente piacere alla destra liberale, meno al fronte opposto che va dalla sinistra più petalosa all'estrema sinistra più rossa. Il motivo è presto detto: la nuova paladina della pace avrà pure messo in campo un “instancabile impegno nella promozione dei diritti democratici e per la sua lotta per una transizione pacifica e giusta dalla dittatura alla democrazia in Venezuela”, ma ha comunque sposato cause che dovrebbero far rabbrividire gli amici progressisti.

Machado è intanto particolarmente vicina al Segretario di Stato americano Marco Rubio, stessa galassia politica di Donald Trump. Poi ha più volte invocato l'intervento straniero, anche militare, degli Stati Uniti (e non solo loro) per liberare il Venezuela dal socialista Maduro. Perché mai un progressista o un tizio di sinistra, anti Trump, anti Usa e anti Israele, dovrebbe mai innamorarsi di una signora che apprezza l'amministrazione Trump, che chiede alla stessa di rovesciare il governo venezuelano, a regola un governo socialista, e che è pure un'economista liberale non proprio amante delle ricette politiche dei caldissimi manifestanti con la kefiah? Misteri del mondo moderno. Eppure va così. Nella sua prima reazione pubblica alla vittoria del Nobel, Machado ha affermato che i suoi compatrioti contano sugli Stati Uniti e sul presidente Trump per raggiungere “libertà e democrazia” in Venezuela. “Siamo alle soglie della vittoria e oggi più che mai contiamo sul presidente Trump, sul popolo degli Stati Uniti, sui popoli dell'America Latina e sulle nazioni democratiche del mondo come nostri principali alleati per raggiungere la libertà e la democrazia”, ha aggiunto. Alla faccia dell' "anti imperialismo"...

C'è poi da considerare un ultimo aspetto per niente trascurabile: Machado ha sposato la causa di Israele. Sia chiaro, il problema non è avere questa posizione politica, bensì il fatto che i pasionari radicali di sinistra, e cioè quelli per la Palestina libera e contro Netanyahu, siano felici della sua vittoria. “La vincitrice del Premio Nobel per la Pace, Maria Corina Machado, non è solo filo-israeliana, è filo Likud: ha firmato un accordo di cooperazione nel 2020 con il partito Likud di Netanyahu. Sostiene pienamente la guerra di Netanyahu a Gaza e, se diventasse presidente, ripristinerebbe i legami interrotti tra Israele e Venezuela”, fanno notare i giornalisti di Al Jazeera, schierati pure loro, ma comunque autori di un'osservazione interessante. Nel 2020, partito della signora, Vente Venezuela, ha in effetti firmato un accordo di cooperazione politica con il Likud di Netanyahu, volto a rafforzare i legami tra Caracas e Tel Aviv, interrotti nel 2009 sotto la presidenza di Hugo Chavez. Machado ha descritto Israele come un alleato strategico contro le “forze che minacciano la libertà globale”, citando esplicitamente l’Iran tra queste minacce. In economia propone inoltre privatizzazione delle imprese statali e apertura ai mercati globali: l'opposto del socialismo tanto caro alla sinistra...
