Ogni maledetto ferragosto c'è qualcuno che va al supermercato. Come se fosse un dovere, un obbligo. Per cassiere e scaffalisti lo è. Per chi ci va a comprare, è più un mezzo sillogismo: siccome è aperto, allora ci vado. Poi c'è chi va a fare la spesa perché ha lavorato tutti gli altri giorni, c'è chi ci va per non stare chiuso in casa. Chi perché non ha altri hobby, chi perché non ha i soldi per andare in vacanza. È l'Italia, bellezza. Il Paese, unicità nostrana, dove la legge non prevede alcuna chiusura agli esercizi commerciali. Dal decreto Salva Italia del governo Monti in avanti, promulgato nel 2011, la decisione sulle chiusure spetta esclusivamente alle aziende. Il risultato? Lavorare sempre e comunque, le festività lasciamole agli altri. Natale? Un lunedì qualunque. Capodanno? Chi inizia lavorando, lavora tutto l'anno. Ferragosto, poi, che idiozia: non ti sono bastati i cinque giorni di ferie dilazionati sui tre mesi estivi? Ti prendi anche un sostanzioso 30 per cento in più, che magari arrivi a milledue sto mese. Questi i ragionamenti del grande mostro Gdo. Poi, chi lavora per sopravvivenza, chi compra per perversione, ce lo si fa piacere lo stesso. Ma non è una situazione decente né normale. E chi pensa il contrario è a sua volta un pervertito che pensa che un ferragosto di chiusura equivarrebbe alla morte del mercato.


Sembra passata un'eternità da quando i supermercati erano chiusi non soltanto nei giorni festivi, ma addirittura di domenica, che se non ti ricordavi di comprare la carta igienica in settimana eri fottuto. Adesso invece non hai pensieri nè problemi, e già che hai finito le scorte di cellulosa nettaculo ti compri pure un dopobarba, tre angurie, cinque paia di ciabatte a forma di scemicottero e un trespolo meccanico con seduta antiergonomica per rassodarti l’intestino tenue ed essere in forma smagliante per le festività natalizie che già mandano le prime avvisaglie dagli scaffali, dove iniziano malauguratamente a spuntare quaderni, matite, materiale scolastico, scheletri fosforescenti di Halloween. Castagne, funghi, cotechini e frutti esotici perennemente acerbi che compri comunque, anche soltanto per il gusto di averli presi. Datteri, presepi cinesi con villaggi americani e decorazioni pacchiane. Pazienza, se mancano mesi. Pazienza: virtù dell'eroe che poi sei tu, a fare la spesa a ferragosto. Tu, sempre e soltanto tu, a spingere un carrello con fierezza come se fossi l’Apollo semisbronzo di Pollon seduto sul carro che porta a spasso il sole, ebbro del tuo moscissimo potere d’acquisto. Tu, beatamente assuefatto a soddisfare masochisticamente gli sfizi di qualche mezzasega del marketing che ha deciso come ordinare i prodotti sugli scaffali, in modo da farteli comprare in maniera del tutto viziosa e contemporaneamente pia: credo nello sconto onnipotente, creatore di tutti i bisogni visibili e invisibili. Tu, eterno rompicoglioni di infinite cassiere. Tu, e loro. Costrette a passare sullo scanner tutti i codici a barre di tutte le cretinate che hai inconsapevolmente deciso di comprare, ripetendoti il mantra cortese della tessera e dei sacchetti. Ce l’hai? Quanti ne vuoi? L’interazione minima della disapprovazione. Anche a Ferragosto. Allora, perchè non ribaltare la situazione?

Il supermercato, entità solida e stolida (ringraziamo Zygmunt Bauman per questa bella formula a scioglilingua) della Gdo, obbliga le cassiere a lavorare e i clienti a comprare? Il tutto mentre gli stipendi rimangono sempre uguali, i prezzi aumentano e le quantità dei prodotti diminuiscono? Per una volta facciamola, una rivoluzione. Tanto al mare non ci si può andare, no? Andiamoci pure al supermercato, ma come se andassimo in spiaggia. Senza comprare, no. A bivaccare, come se fossimo in una di quelle inaccessibili spiagge private. Tutti a scroccare l'aria condizionata allo stupido ciclope commerciale, a fargliela sotto al naso come Ulisse. Ubriacarlo con il vino della presenza per poi diventare un cliente Nessuno, senza spendere mezzo euro. Accecarlo con il palo incandescente del bancomat, per poi fuggire sotto il ventre delle casse. La forza brutale della Gdo va combattuta con la furbizia, valeva per l'epica di Omero come oggi. E anche a livello pratico l'idea regge. Se abiti in pianura, la soluzione è perfetta. Lascia perdere i prezzi sconsiderati delle piscine sovraffollate, piene di gente con i funghi sotto ai piedi e che sbriga i propri oneri di vescica in quella pozza mefitica e verdastra che ci si ostina a chiamare vasca. Se abiti al mare, perché andare a spendere mezzo stipendio al lido, ad ascoltare musica fastidiosa e a mangiare obbligatoriamente un'insalata del discount rivenduta a un prezzo da Cannavacciuolo paghi meno? O perché andare nella spiaggia libera che chiamarla così è un ossimoro, visto che c'è talmente tanta gente che sul tuo telo ti ritrovi i piedi taglia 48 del vicino? Prendi la stuoia, magari un materassino, e lo metti giù nella corsia del banco frigo. Il relax è assicurato. Oppure ti piazzi vicino alla zona di pagamento, per chiacchierare con le cassiere che avrebbero preferito essere altrove, magari in un altro supermercato a passare una giornata di villeggiatura alternativa, anche solo per assaporare, incondizionatamente, un'altra aria condizionata. Facciamola, sta rivoluzione. Che se funziona, ci rivediamo per gli auguri di Natale. Magari ognuno a casa propria.



