Il 19 marzo è San Giuseppe ed è la Festa del Papà, ormai ultima rimasta tra quelle di vecchia maniera insieme al Natale o all’Immacolata che prima o poi toglieranno per non discriminare nessuno. Tenendo duro contro il decadimento dei costumi e delle tradizioni il 19 marzo continuo a comprare le Zeppole di San Giuseppe anche se non dovrei abusarne perché sono fritte, però il loro sapore e la consistenza sono come la mia madleinette proustiana, di un tempo felice in cui i papà contavano di più, gli si portava rispetto e attorno alla figura del padre si apparecchiava la tavola di domenica con tutta la famiglia intorno.
Festeggio il papà, quello che serve a fare figli, che normalmente nascono dall’unione di un uomo e di una donna e solo incidentalmente per surroga. Festeggio il papà che si mette il bimbo sulle spalle e lo fa saltare, che gli insegna ad andare in triciclo e in bicicletta, che appena può gioca a pallone e si fa fare gol dal suo cucciolo. E se nasce una bimba ne è perdutamente innamorato, è il suo principe o il suo mago, l’aiuta con i compiti e ci gioca insieme, pronto ad accompagnare entrambi ai primi passi nella strada della vita.
Festeggio il papà che alla vigilia si trasforma da Babbo Natale mentre secondo le nuove regole ora basterebbero due befane. Festeggio il papà che si prende la responsabilità di mettere al mondo tanti figli che poi saranno i contribuenti del domani, contro l’egoismo e l’invecchiamento della società contemporanea. Festeggio il papà che ha perfettamente chiaro di essere complementare alla mamma, perché i figli vanno allevati insieme nella differenza, ciascuno con le proprie responsabilità e i propri ruoli, simili ma non sovrapponibili, perché a ciascuno è chiesto di fare cose diverse e la dolcezza di una madre un padre non potrà mai averla, dal momento che quella creaturina se l’è tenuta in grembo per nove mesi e, allo stesso modo, al padre si chiedono forza, determinazione, sicurezza. Il padre è una guida, anche nello scontro, il primo da “uccidere” metaforicamente mentre la madre no, lei resta immutabile nel tempo, primo tra gli affetti come è giusto che sia.
Festeggio il papà moderno, responsabile ma fortemente radicato nella tradizione. Festeggio il padre contro questa società immonda che ne vorrebbe fare a meno e quel che è peggio lo va a strillare in piazza in coincidenza della Festa del Papà, come se rinunciare ai padri fosse sinonimo di intelligenza e contemporaneità. Quel che mi fa più dispiacere è vedere per strada i maschi contro sé stessi e contro i loro principi, in buona compagnia con il peggio della politica attuale, accanto a ex cortigiane a sinistra con la carta di credito a destra. Festeggio il papà e lo difendo dall’ipocrisia, dall’esibizionismo, dalle brutture, dalle storture. Festeggio il papà perché credo che un bambino sia più felice e più completo se cresce con un papà e con una mamma, il che non significa che due persone dello stesso sesso non lo possano amare, anzi, ma questo non è esattamente l’idea di famiglia da cui provengo e cerco di trasmettere ai miei figli per il futuro, poi saranno loro a decidere però io preferirei così. Festeggio il papà perché è proprio una bella festa e quattro anni fa mi sono regalato Giovanni, che infatti oggi compie quattro anni e si chiama come il Santo Patrono della mia città e come uno dei quattro evangelisti.