Alla faccia del made in Italy, qui tutti scappano dall’Italia, incluso il vice ministro del made in Italy… Da Torino a Orano (Algeria), passando da varie altre destinazioni tutte non italiane, è questo il tragitto che ha percorso la storica azienda automobilistica torinese Fiat che in queste ultime ore è ulteriormente sbarcata anche in Africa, dopo essere approdata a Kenitra (Marocco) per la produzione della Topolino. Il gruppo Stellantis ha inaugurato il nuovo stabilimento del brand italiano nella città algerina. La notizia dell’ennesimo trasferimento del marchio all’estero si rincorreva ormai da tempo, anzi da tempo era ormai diventata ufficiale. Tutti sapevano che Fiat sarebbe andata a cercare nuove fortune in Algeria, dopo averlo fatto già con la Polonia e con la Serbia (dove viene prodotta la nuova 600), lasciando apparentemente agli stabilimenti nostrani solo qualche briciola, e a volte nemmeno quelle. La delocalizzazione della casa che fu della famiglia Agnelli, ahinoi, non è più una novità. Ma è proprio quest'ultima inaugurazione, e i soprattutto i suoi modi, ad accendere nuove polemiche, e anche qualche risatina. Infatti ci troviamo di fronte a un vero e proprio paradosso, e anche bello grande eh. Un'azienda italiana lascia l'Italia per spostarsi in Africa (le motivazioni non sono state rese note ma sono ben intuibili) e il vice ministro delle imprese e del made in Italy (sì, del Made in Italy) Valentino Valentini segue la comitiva e si dice "orgoglioso" di sostenere questa iniziativa “basata su un modello egualitario, di parità e di non sfruttamento”. Ma quanto fa ridere tutto ciò?
“Questa impostazione è alla base del ‘Piano Mattei’ che caratterizza le relazioni fra l'Italia e il continente africano” ha detto Valentini, definendo l'Algeria un “ponte per l'Africa”. “Il rafforzamento degli scambi economici - ha sottolineato il vice ministro - porterà a vantaggi non solo economici ma anche sociali per i due Paesi e per i due continenti”. Lo stabilimento di Orano, inoltre, secondo le stime riportate da Il Sole 24 Ore Radiocor Plus, creerà circa 1.200 posti di lavoro, con l'obiettivo di arrivare a una capacità produttiva di 90.000 unità entro il 2026. In questo impianto di 40 ettari verranno assemblate molte automobili Fiat, inclusa la 500 hybrid, uno dei modelli più venduti in Italia insieme alla Panda (che lascerà Pomigliano). Mentre Valentini sventola il suo orgoglio, Tavares si pavoneggia di essere riusciti a completare “un impianto a tempo di record”, mentre Ali Aoun (ministro dell'industria algerina) sottolinea l'importanza di un tale progetto per il proprio Paese, promettendo che “in un futuro molto prossimo verranno realizzati altri stabilimenti per costruire una solida base per lo sviluppo dell'industria automobilistica”, con l'intenzione di “creare una base di pmi subappaltatrici”. Tutto molto bello, no? Intanto le fabbriche Fiat in Italia piangono miseria, e la situazione (nonostante le varie promesse fatte da John Elkann) è destinata a peggiorare sempre più. E in questo caso dov'è l'orgoglio del vice ministro delle imprese e del made in Italy?