Ce l'hai davanti, in strada. Procede a passo d'uomo, il più delle volte. Sta tutto buttato sulla destra della carreggiata. Spesso e volentieri frena, senza motivo apparente. Inizia a rallentare un chilometro prima dell'incrocio. Non sa usare le rotonde. Non di rado indossa il cappello. Se gli suoni il clacson, lui frena. Se ha una bicicletta davanti invade tutta l'altra corsia per superarla. Se per caso si lancia in un sorpasso, lo fa ai 50 all'ora. Quando accende la macchina, sfriziona e sgasa come se stesse facendo le prove libere. Avrete capito tutti di chi stiamo parlando: il vecchio al volante. Sì, lo avete capito perché il traffico, urbano ed extraurbano, è un trattato di sociologia in movimento. Da come si muove la macchina, si capisce tutto dell'autista che la guida. Età, carattere, nevrosi, stile di vita, come si è svegliato al mattino, forse anche cosa e quanto ha mangiato, se ha scopato o meno. Non dirmi nemmeno come guidi, perché tanto lo vedo, e ti dirò chi sei. Ma soprattutto, dirò a me stesso quanto devo starti alla larga, perché la sicurezza è una faccenda del tutto seria, e allo stato attuale delle cose, le categorie più pericolose da incrociare in strada sono due: i corrieri e i vecchi al volante. I primi fanno manovre assurde, costretti dal ritmo del lavoro. I secondi, sui quali ci concentreremo, lo fanno semplicemente perché hanno un'età che, abbinata al volante, li rende delle vere e proprie mine vaganti. Al fisico non si comanda, e i riflessi di un ultraottantenne non saranno mai quelli di un ragazzo. Lo stesso vale per l'attenzione, per la vista, e tutto quanto il resto degli apparati sensoriali. Possiamo dirlo senza pregiudizi e senza voler colpevolizzare nessuno: vecchio al volante, pericolo costante; e quando ci si trova in strada, si sa, il rischio è sempre condiviso. Ci si ritrova a essere un pericolo non soltanto per sé, ma anche per gli altri.
Le tesi vanno sempre supportate dai dati. L’ex sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, ha investito una runner, una podista, una ragazza, che correva, mentre questa era sulle strisce pedonali. Per fortuna, ma chiamiamola anche puro culo, nessuno si è fatto male: Gentilini andava piano, la ragazza è caduta ma se l’è cavata con un brutto spavento. L’elemento che dovrebbe far riflettere, però, non è la dinamica dell’incidente, ma il fatto che l’ex sindaco, il quale pochi anni fa si faceva fotografare con la pistola giocattolo in mano, non avesse in mano questa volta un giochino, buono per la propaganda, ma un’automobile. Nulla di strano, chi non ha la patente, ma quello che fa incazzare, e non più riflettere, è che Gentilini sia nato nel 1929. Lo prendiamo come caso esemplare, sia chiaro, ma nel 1929 Josip Stalin cacciava Lev Trotskij dal Politburo, Alexander Fleming presentava la penicillina al mondo della scienza e furono firmati i Patti Lateranensi. Gentilini è coscritto di Martin Luther King, di Oriana Fallaci, di Audrey Hepburn e di Grace Kelly, ma chi glielo fa fare di guidare ancora la macchina? A 94 anni, è giusto che le persone abbiano ancora la patente? L’ex sindaco della Lega ha dichiarato che è il primo incidente, e che in novantaquattro anni non gli era mai capitato nulla di simile. Benissimo, ma questo non supporta la tesi per cui, a quell’età, è sempre meglio uscire con mezzi alternativi, e meno pericolosi? Magari, farsi anche accompagnare.
La patente, agli ultraottantenni, viene rinnovata ogni due anni. Ok, ma abbiamo una mezza idea di come cazzo cambiano le cose, in due anni, a quell'età? Ogni giorno può essere un abisso di crollo psicofisico, parlando il più chiaro possibile. Altroché due anni. Le statistiche sono chiare. I numeri parlano. Secondo uno degli ultimi rapporti Dekra, un buon 30% degli incidenti mortali in Unione Europea ha coinvolto automobilisti over 65, con la previsione di un trend in aumento, visto anche l'aumento dell'età media in generale, e che l'Italia sta diventando un Paese di vecchi. Di vecchi che guidano. Di vecchi che guidano male. Tutti vogliamo bene ai nostri vecchi, e ci auguriamo che tornino ad affollare i bar, le panchine, i saloni del barbiere; che ricomincino ad avvinazzarsi in osteria, a stramaledire le donne il tempo ed il governo, come diceva De Andrè, a criticare le acconciature dei giovani mentre passeggiano in Ztl, a bestemmiare davanti a un mazzo di carte e un bicchiere di rosso, che vadano a rompere il cazzo agli operai che lavorano nei cantieri, e che la smettano di mettersi in strada a fare bordello. Perché il punto è questo: i vecchi hanno tutto il diritto di rompere i coglioni. È la loro natura. Ma farlo in strada è pericoloso.