Giorgia Meloni ha vinto. Sulla questione della scarcerazione dalla prigioni iraniane della giornalista Cecilia Sala, ha vinto. Con il suo viaggio lampo a baciare la scarpa di Donald Trump e del suo amichetto Elon Musk, ha vinto. Ha stravinto. Certo, possiamo discutere quanto volete su quanto l’Italia non conti una minchia sulla scacchiera internazionale e che la vittoria non sia di Giorgia Meloni ma dell’amministrazione americana. Il che non vuol dire nulla, assolutamente nulla. L’Italia altro non è che una stella nella bandiera americana ed è inutile che i partigiani tutti cerchino di cambiare la storia: che essi siano stati eroi, ok, non c’è dubbio, ma che non abbiano liberato l’Italia dai nazifascisti è altrettanto indubbio. Quindi adesso abbiamo un presidente del consiglio, dal passato pro-mussoliniano (lo ha detto la Giorgia, mica io, che Mussolini era bravo), che va in America, da coloro che da Mussolini ci hanno liberato e che per adesso hanno un Elon Musk che applaude la Destra Europea (Afd in Germania su tutti) per fare liberare una giornalista di sinistra, arrestata dall’Iran perché, forse, dopo l’arresto in Italia di Mohammad Abedini, un “dronista” iraniano, si sarebbero dovuti avvertire i nostri giornalisti nei luoghi caldi di tornarsene a casa. Quindi, da parte del governo Meloni, un merdone pestato, ma anche un merdone pestato e risolto a tempo record. Tanto che anche l’opposizione è costretta a fare tanto di cappello all’azione fulminea della Meloni.
Da questo contortissimo bordellone cosa possiamo capire? Che coloro che liberarono l’Italia dai nazifascisti oggi sono forse più nazifascisti dei nazifascisti (vedere su internet intervista a Frank Zappa). Che l’Italia non è nulla se non uno spazio fisico dove l’America ha installato le sue basi militari. Che Giorgia Meloni è l’interlocutrice perfetta con l’attuale amministrazione americana. Che il giornalismo di sinistra dovrà starsene muto, perché la Meloni ha agito in nome e per conto di un’Ita(g)liana. Che anche io, che della Patria, della Matria e della Nutria me ne fotto, ho voglia di andare a stringere la mano alla Meloni. Che la liberazione della Sala, di fatto (fidatevi) ha sancito la fine politica di Roberto Vannacci, che ha osato dire “se l’è cercata”, dimenticando che la Sala è una ita(g)liana. Che la Sala, pur avendo detto che i Marò (almeno così ha detto Vannacci) dovevano essere giudicati dagli indiani, ha frignato a più non posso quando si è trovata nella stessa situazione, e la Meloni l’ha liberata lo stesso.
Risultato? L’Iran ha legittimato la Meloni come unica interlocutrice tra l’Europa democratica in mano alle banche e l’America in mando al duo Trump-Musk. Iran-Meloni-Trumo, che vi piaccia o no è questo il mondo del futuro. È questa la realpolitik. Il resto sono fregnacce della Schlein e di Conte. Heil Iran!