La giornalista Francesca Barra continua a ricevere minacce dopo essere stata ospite di Zona Bianca, il programma in onda su Rete 4 diretto da Giuseppe Brindisi. Barra era già stata insultata e offesa nella sezione commenti dei post di Daniele Capezzone, che sui suoi canali social aveva ricondiviso alcune clip del dibattito, tagliando però gli interventi della giornalista. Durante la puntata, Capezzone aveva fatto generalizzazioni e storpiato il discorso di Barra, che durante la diretta ha subito negato e rifiutato le critiche, ma su social questo non è visibile. Così gli utenti hanno potuto vedere soltanto una metà dell’intervento e la sintesi impropria di Capezzone delle parole di Barra, che sui suoi canali ha poi denunciato la mancanza di moderazione dei commenti, spingendo solo a quel punto l’editorialista di Libero a intervenire pubblicamente. Ora la situazione si ripete, per via di un frammento dello stesso intervento, ricondiviso stavolta da Silvia Sardone, in quota Lega, spesso ospite di Rete 4 e della stessa Barra, che insieme a Roberto Poletti conduce la trasmissione 4 di sera. A raccontarlo è proprio Barra, che nelle sue storie su Instagram condivide lo screen del video condiviso dalla leghista e le minacce ricevute in privato da alcuni utenti. Il titolo del reel di Sardone è: “Capezzone: ‘Quando il patriarcato è fatto da uno straniero, scatta l’amnesia’”. Tra gli attacchi diretti a Barra ancora le minacce alle figlie. Una donna le scrive anche in privato: “Fai pena come donna! In questo caso non erano 40 italiani. Erano tutti porci schifosi islamici. Auguro alle tue figlie di subire quanto hanno subito le 4 ragazze e ti auguro di farti rispondere da una giornalista idiota leccaculo finta comunista che però frequenta l’élite (ovvero una stronza paracula): eh però lo fanno anche gli italiani. Vergognati”.
È la seconda volta che la giornalista riceve questo genere di minacce e ora interviene direttamente sull’accaduto con un video sui social, accompagnato da questa didascalia: “Lasciate in pace le mie bambine! Durante la mia partecipazione a Zona Bianca su Rete4 e la conduzione di 4 di sera Weekend, ho affrontato il tema delle violenze di Capodanno, condannando con fermezza quei fatti. Rispondendo a una domanda del conduttore Giuseppe Brindisi, ho condiviso la mia esperienza con Remon Karam e ho parlato, come sempre, sia delle storie positive di integrazione sia delle criticità legate all’inclusione. Insieme a Don Claudio Burgio, cappellano del carcere Beccaria, abbiamo ribadito con forza il nostro NO alla violenza. Eppure, alcuni interventi sono stati strumentalizzati e trasformati in brevi clip decontestualizzate, diffuse sui social alimentando odio e divisione. Questo ha generato una spirale di violenza verbale non solo contro di me, ma anche e soprattutto contro le mie figlie. Messaggi che augurano loro lo stupro. Minacce gravissime. È inaccettabile. Mi chiedo: anche se avessi detto qualcosa di opinabile o non condivisibile, è questa la risposta giusta? Chi si dice difensore delle vittime, come può legittimare la violenza contro altre persone, per di più minorenni? Il primo video è stato condiviso da Daniele Capezzone, per ore senza alcun controllo sui commenti pieni di insulti. Dopo la mia denuncia pubblica, i commenti sono stati rimossi, e Capezzone ha invitato a moderare i toni, ma il danno ormai era fatto. Purtroppo la stessa dinamica si è ripetuta con Silvia Sardone. Un altro estratto decontestualizzato, altre minacce, altri auguri di stupro contro le mie figlie. Anche lei, dopo un mio messaggio, ha rimosso il post. Apprezzo il gesto e so che è solidale e sensibile. Per questo vi chiedo: fermiamo prima. Sappiamo tutti cosa generano certi contenuti. I bambini non si toccano mai. È un principio che dovrebbe essere universale, ma sembra smarrito. Io e la mia famiglia siamo preoccupati. Questo non è il Paese che voglio, e credo che non sia nemmeno quello che voi desiderate. Ma cosa volete davvero? Sicuri che cercare Sicurezza, giustizia, pace? ‘L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme’. Italo Calvino”.