“Sarebbe facile per me oggi scrivere Freeee Palestine, Sarebbe facile e sarebbe anche un po’ alla moda di questi tempi, ma io non sono mai stato alla moda, sono sempre andato controcorrente. Non ho mai sopportato i rivoluzionari da salotto che invadono le piazze e infestano il web. Io vado a combattere sul campo le mie guerre”. E ancora: “Di fronte alla tragedia che sta succedendo a Gaza non riesco a schierarmi da una parte o dall’altri. Come fanno molti dalle loro comode poltrone. Io se mi schiero vado a combattere, altrimenti sto zitto o meglio rimango ammutolito di fronte a orrori di questo genere! Io non mi faccio condizionare dal bombardamento televisivo e mediatico dei mezzi di comunicazione di massa. E sempre in direzione ostinata e contraria”. È l’opinione di Vasco Rossi sulla situazione in Medio Oriente. Lo ha scritto sui social e, in un certo senso, è la linea scelta da molti intellettuali, alcuni dei quali hanno deciso di sottoscrivere un manifesto proprio su MOW e che ironicamente si definiscono il “club di quelli che non capiscono più una minchia del presente”. Non perché siano disinteressati, ma perché di fronte alla complessità, se non sanno come districarsi, preferiscono evitare le tifoserie da stadio. Vasco la pensa così ma in molti si sono riversati sui suoi social per accusarlo di essere di parte, di essersi rincoglionito, di aver cambiato posizione e… lo riporta lui: “Questa mattina mi sono svegliato Zio nista. Insensibile ai genocidi, rivoluzionario venduto, vile voltagabbana, finto ribelle, solito drogato di merda, cacasotto, vecchio rincoglionito, ignorante, azionista di pzifer, massone e pedo satanista. Quest’ultima mi mancava”.
La questione non è se Vasco abbia ragione o meno, né con quale parte sia giusto schierarsi. Con questa reazione da tifoseria isterica le persone che lo criticano hanno involontariamente confermato la sua tesi: non c’è niente di sano nello scontrarsi in modo cieco, probabilmente solo per moda. La questione è: ma avete letto cosa ha scritto? Non si è schierato, lo ha espresso chiaramente. “Non riesco a schierarmi”. Né “mi schiero con Israele”, né “evviva i raid israeliani”. Semplicemente “non mi schiero”. Poi aggiunge che i “rivoluzionari da salotto” non gli sono mai piaciuti, quelli che presi dall’onda, invece di resistere, assecondano la forza del gregge e finiscono per essere parte di quello strano rigurgito di massa che nulla ha a che fare con l’avere o meno un’opinione. Perché non è un crimine avere un’opinione filopalestinese. È strano averla in così tanti in questi giorni. Prima dove eravate? Allora ha ragione Vasco ancora una volta: non è che ora tutti gridano “Free Palestine” perché va di moda? Vasco ha aggiunto nelle storie di essere per una soluzione a due Stati, la stessa opinione del presidente Mattarella che, per averla espressa, è diventato automaticamente l’eroe degli antisionisti. Mattarella sì e Vasco no? Vasco aggiunge un particolare, che per ora abbiamo volutamente evitato di menzionare: “Sono stato attaccato da migliaia di ‘free palestine’ per un post su il Giorno della Memoria dell’Olocausto in ricordo di 10 MILIONI di ebrei torturati e uccisi dai nazifascisti in Italia e in tutta l’Europa”. La rabbia riversata nei confronti di un’opinione legata a quello che stava accadendo in alcune città italiane in uno dei giorni simbolo più delicati dell’anno cosa nasconde? Insomma, non ha detto nulla sulla situazione a Gaza (anche se si è sentito in dovere di scrivere dopo le critiche di essere “solidale con le sofferenze del popolo palestinese”) ma sulla situazione in Italia, dove alcuni gruppi sono scesi in piazza sporcando il ricordo di una tragedia europea della portata dell’Olocausto. Se volete criticare Vasco Rossi dovreste farlo senza andare fuori tema. Altrimenti a sembrare “rincoglionito” non sarà lui.