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La zattera

Ma con che coraggio manifestate per i palestinesi nel Giorno della Memoria? E come nascondete, adesso, il vostro antisemitismo?

Riccardo Canaletti

27 gennaio 2024

Nel Giorno della Memoria si ricorda l’Olocausto, ma c’è chi crede che non sia così importante concentrarsi sulla tragedia più significativa della storia europea. Così, anche per farsi vedere, i centri sociali e molti filopalestinesi scendono in piazza nonostante i divieti dando prova, ancora una volta, del loro antisemitismo. Come fanno a negarlo?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Tensioni per i cortei pro-Palestina nel Giorno della Memoria. Nonostante il divieto centri sociali e filopalestinesi scendono in piazza. Si attendono scontri. Sale l’allarme. Si parla di loro. Ci sono molti giorni per manifestare, ma questo deve essere risultato il più simbolico di tutti. L’esibizionismo fa parte delle forme di isteria di massa, anche in questi casi, quando l’isteria nasconde l’antisemitismo e molto altro. I manifestanti pro-Palestina hanno deciso che no, quello che sta accadendo ora in Medio Oriente non ha nulla a che fare con l’Olocausto, un evento orribile e drammatico della nostra storia. Ma se davvero lo credono, perché macchiare una giornata dedicata al ricordo anche delle vittime della Shoah con una manifestazione antisraeliana? Se la guerra di oggi non c’entra nulla con l’Olocausto di ieri, perché sputare sul ricordo dell’Olocausto per concentrare l’attenzione sulla guerra di oggi? Come già scritto, quello che emerge è il sentimento antisemita diffuso, il cinismo mascherato da slogan e rabbia confusi per umanità ed empatia nei confronti del popolo palestinese. Quello stesso popolo che sta, tra le altre cose, manifestando a sprazzi e secondo le proprie possibilità contro Hamas, contro un gruppo terroristico che tiene in ostaggio non solo dei cittadini liberi israeliani, ma un popolo usato come scudo umano. Allora, nel Giorno della Memoria, scendere in piazza fa perdere di credibilità alla causa umanitaria e pacifista.

Durante le manifestazioni filopalestinesi di parla sempre più spesso di “Olocausto palestinese” e di “nazismo israeliano”
Durante le manifestazioni filopalestinesi di parla sempre più spesso di “Olocausto palestinese” e di “nazismo israeliano”

È difficile riuscire a immaginare, dal punto di vista di un qualsiasi occidentale, qualcosa di più oscuro dell’Olocausto. A pensarci bene c’è qualcosa che dovrebbe rientrare nell’insieme di tragedie che hanno attraversato il Ventesimo secolo e che potremmo chiamare “inferno”. Nell’inferno ci va, oltre al nazismo e al fascismo, il comunismo. E proprio molti comunisti, alcuni trasformatisi in rossobruni e altri rimasti fedeli alla linea, scendono in piazza mettendo in mostra il proprio antisemitismo. Perché, alla fine, è davvero difficile non avercela con gli ebrei, diciamocelo. Se sei un comunista ortodosso gli ebrei sono la finanza, i ricchi, l'elite. Se sei un comunista woke, imbevuto di ideologia fluida e postmoderna, l’ebreo diventa il nemico inviolabile, la categoria fissa (NON FLUIDA) che fa crollare il tuo schemino politico. Perché non tutti sono potenzialmente vittime. Gli ebrei sono sempre stati delle vittime e, incredibilmente, tornano a esserlo nelle parole di chi nega che in gioco ci sia, per Israele, l’esistenza stessa di uno spazio sicuro. Di una casa. Mentre l’Aja fa casini in laboratorio, tra fiale di umanitarismo spicciolo e antisionismo giovanilistico, dodici dipendenti Onu sarebbero stati complici dei raid di Hamas del 7 ottobre. Di quell’attacco, cioè, che avrebbe portato – vedasi l’inchiesta del New York Times – a stupri di massa, femminicidi (parola che dovrebbe piacere a tutti gli indignati d’Italia), rapimenti e sgozzamenti. Stupri, rapimenti e sgozzamenti che spariscono completamente di fronte al contrattacco israeliano in tempo di guerra. E più passa il tempo più le motivazioni per andare contro Israele aumentano. Dopo i fatti di Vicenza si torna a parlare della ricchezza degli ebrei, si attacca il mercato dei diamanti. C’è chi chiede di boicottare il commercio da Israele. Perché non mettere direttamente un cartello fuori dai locali dei cittadini ebrei? Se è questo che vi piace.

Tensioni a Roma dopo il divieto di manifestare contro Israele nel Giorno della Memoria
Tensioni a Roma dopo il divieto di manifestare contro Israele nel Giorno della Memoria

A nulla vale la distinzione tra antisionismo e antisemitismo. Il primo nasconde quasi sempre il secondo, soprattutto se torna nelle piazze dopo un attacco terroristico ai danni di civili israeliani. Soprattutto se contribuisce a distogliere lo sguardo da qualcosa che, a distanza di settant’anni, ancora ci riguarda. Lo sterminio degli ebrei, questo unicum storico, è la vergogna dell’Occidente, una vergogna che dovrebbe farci stare zitti, almeno oggi. Ecco, stare zitti. Come esercizio di reale sensibilità, consapevoli che le manifestazioni e le proteste possono avere spazio in altre occasioni. E pensare che anni fa si diceva che la destra avesse svalutato questo giorno, fino al punto di negarlo o paragonarlo ad altri (come quello del Ricordo). Oggi è il pretesto per farsi notare, per essere gli antagonisti di non si bene quale mostro criminale. Sta di fatto che se scendete in piazza nel Giorno della Memoria potete essere solo gli antagonisti di chi ricorda l’Olocausto. E se siete questo genere di nemici, è chiaro chi siano i vostri amici. Come riuscirete a nasconderlo?

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