Il caos all’interno delle curve di Inter e Milan continua. Sulla vicenda di San Siro emergono quotidianamente nuovi elementi che fanno da corredo a una situazione, però, che sembra essere più pesante e radicata di quello che finora ci stanno dicendo. Ne abbiamo parlato con chi quel mondo lo conosce davvero, David Gramiccioli, giornalista e reporter che era amico di Fabrizio Piscitelli, “Diabolik”, il capo ultrà della Lazio ucciso nella Capitale. Un uomo che sa benissimo come funziona il mondo ultras, avendone fatto parte per molti anni. Si parla di ‘Ndrangheta ma tra i capi di imputazione non c’è nulla che rimandi a reati di mafia. Si parla di “metodo mafioso”, ma non di associazione di stampo mafioso, come mai? E, soprattutto, dov’è il vero elemento che contraddistingue quel mondo, la cocaina? Non sono certo i biglietti e i parcheggi il core del business delle mafie. E allora come mai non è ancora emerso? Beh, se si pensa che i problemi siano Simone Inzaghi che parla al telefono con Marco Ferdico, uno dei capi della curva Nord, non avete capito un cazzo, perché il sistema calcio prevede ben altro, e tra questo altro c’è anche il fattore sicurezza che, guardate un po’, non viene garantita solo ai rapper, ma anche dentro gli stadi. È un patto di non belligeranza non scritto di cui tutti, però, sono al corrente? Sì, e noi non dovremmo stupirci.
David, che idea ti sei fatto della questione delle curve?
Una questione vecchia. C’è tanta ipocrisia attorno al calcio, ma se Beretta non ammazza Bellocco, non nasce fuori tutta questa merda. E questo è già emblematico. Perché gli inquirenti si sono quasi trovati costretti a far emergere tutto dopo che si era raggiunto l’apice massimo.
Però si parla solo di “metodo” mafioso, non ci sono capi di imputazione legati alla mafia e non si parla di “associazione di stampo mafioso”. Non è strano? C’è una dissonanza.
Il metodo è mafioso, ma non si parla di mafia nelle carte, perché non si vuole che il calcio sia contaminato a livello immaginario con la mafia. A Milano oggi, in un ruolo sicuramente singolare, quanto discutibile, c’è Gabrielli che, per conto di Sala, è responsabile della sicurezza e coesione urbana. Intervistato sulla vicenda delle curve, ha ricordato quando lui da prefetto di Roma aveva invece introdotto, chiesto e ottenuto misure che erano servite a combattere il fenomeno della presenza mafiosa negli stadi, soprattutto nelle curve di Roma. Ma trasversalmente si adoperarono perché queste misure venissero dismesse, perché il calcio è intoccabile.
Quello che però non è chiaro è che si usi il termine ‘ndrangheta, ma al massimo si parla di metodo mafioso.
Hai ragione. L'associazione che emerge di tipo mafiosa lo è quando coloro che fanno parte si avvalgono di forza di intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà. Questi sono tutti elementi che sono emersi da questa vicenda. Esempi sono quando Bellocco parte da Rosarno e gli dicono “prenditi la curva, però fa il bravo”, quando Luca Lucci, il capo del Milan, dice che “i calabresi sono la mia famiglia”. Ma hai colto il punto centrale: non si vuole far emergere nettamente l'aspetto mafioso perché di mezzo c'è il calcio. Non dimentichiamoci che il calcio è questo romanzo popolare che tutti sanno che è malato, ma nessuno deve avere mai il coraggio di dirlo. Io ho frequentato questi ambienti e li conosco, quindi ti garantisco che se non muore Bellocco non esce niente. C’è un altro fatto però.
Cioè?
Dopo gli arresti, su TikTok c'è stata una passerella, una sequela di filmati che qualcuno ha prontamente, artatamente rimesso in circolazione, dove si vede tutto il mondo del rap e non solo, di Milano, che si è filmata insieme a questi personaggi. C’è uno dei giudici di X Factor, Jack la Furia, che si fa un video con Nino Ciccarelli, storico capo ultra dell'Inter.
Nino Ciccarelli che però è fuori e non è coinvolto.
Sì, però Nino dice una cosa fondamentale se si vuol capire quel mondo. Quando Jake gli dice “The King”, Ciccarelli gli risponde “no, no, The King sei te, ma sei a casa mia”. Gli dice “vieni a fare il concerto tu, re The King, ma a San Siro che è a casa mia”. Ed è emblematico quando un capo ultra dice “sei a casa mia”. A Milano, quel tipo di organizzazione legata al mondo del calcio, ha un potere straordinario. E vedere tutti questi rapper, pure famosi, che hanno ostentato, orgogliosi, la loro amicizia con questi personaggi, oltre che inquietante, rivela una struttura, rivela un consolidamento criminale all'interno della città e degli affari di Milano.
Ma se non si vuole parlare di mafia, allora, prima di tutto, perché non c'è la droga? Che sappiamo essere l’elemento principale delle associazioni mafiose, ciò da cui traggono maggiore guadagno. Si parla solo di parcheggi, di biglietti, ma manca la cocaina.
Siamo a un primo filone di indagine, vediamo che cosa emerge. L’ex procuratore capo di Catanzaro, oggi a Napoli, Gratteri, l’altro giorno, quando gli chiedono se lo sorprende questa situazione dice di no. E dice che lui, da procuratore di Catanzaro, aveva anche inviato una nota ai colleghi di Milano. Ma Milano è un mondo a parte. Milano non può essere considerata una città, una realtà, una stessa procura comune, è qualcosa di eccezionale, rappresenta l'economia, la borsa del paese. La droga perché non emerge? Emergerà solo se le circostanze faranno sì che tutto questo emerga. Oggi si sta cercando di far uscire il meno possibile da una situazione estremamente complicata, grave, quanto altrettanto riconosciuta e conosciuta.
Hai detto che il calcio è inviolabile.
Se calcheranno la mano lo faranno su alcuni degli imputati. Il calcio è passato attraverso Calciopoli, attraverso il Toto Nero degli anni Ottanta. Il calcio è una religione. Chi si mette contro il calcio? Nessuno. Vi dico che finisce tutto a tarallucci e vino. Anche perché va sottolineato un altro aspetto.
Quale?
La gestione e il controllo delle curve in mano a questi gruppi associativi, ha fatto sì che si riducesse la violenza negli stadi. Oramai non si muore più negli stadi, perché sono loro che hanno la gestione.
Mi stai dicendo non ci dobbiamo stupire di quello a cui stiamo assistendo.
Ma assolutamente no. Lo sapevano tutti che funziona così. E durante l'emergenza pandemica chi è che ha controllato le piazze? Nessuno si chiede questo? Di cosa ci dobbiamo meravigliare? C'è un momento emblematico ed è quando Luca Lucci entra in campo a Reggio Emilia dove il Milan vince lo scudetto contro il Sassuolo: loro hanno fatto rientrare mille persone a calci in culo e pizze in faccia. Era arrivato lì un funzionario per ripristinare l’ordine e Lucci gli ha detto “no no stia tranquillo si sposti, ci penso io con i miei”. Ha preso il megafono dicendo che lì c’erano bambini, famiglie che si dovevano godere la festa. Tutti lo hanno ascoltato e applaudito. Sono loro che comandano.
Ma tu ci credi alla questione biglietti? Siamo sicuri sia così cruciale?
No, la storia dei biglietti a me sembra una grande cazzata, la storia vera è quella della droga e concordo in pieno con quello che hai detto: possono essere mille biglietti a fare la differenza? È stato tirato in ballo Simone Inzaghi, ma lui non ha fatto niente di strano sulla questione dei biglietti. Immagina, invece, tremila o quattromila dosi a settimana o a partita, quelli sono i soldi veri. Se non esce è perché il calcio è quello sport seguito da cinque miliardi di persone in ogni angolo della terra. Per cui tra qualche mese nessuno si ricorderà più di tutto questo, perché il calcio non si tocca.