Sono andato la settimana scorsa a Cologno Monzese negli studi di Mediaset, e questa volta (non accade quasi mai) ho incrociato Pier Silvio Berlusconi. Era sceso dal suo ufficio all’ultimo piano per un incontro con la stampa. È arrivato sorridente, gentile, educatissimo, proprio come suo padre Silvio, e con la solita immagine originale e insieme classica: giacca blu, camicia bianca, collo a lancia allungato, cravatta un filo più sottile del dovuto, pantaloni cinque tasche blu scuro, ma non in completo con la giacca. Ripeto, classico e insieme diverso da tutti i suoi manager, un filo noiosi nei loro completi sartoriali. L’ho sempre giudicato un uomo e un amministratore delegato in gamba, un vero imprenditore di Mediaset, e non è certo solo un giudizio personale, ma sono i numeri a parlare. Basti pensare che le stime di crescita del gruppo per quest’anno, ha fatto sapere, arrivano quasi a più 7 per cento, un miracolo di questi tempi. Un miracolo che si è concretizzato con i suoi inserzionisti che hanno affidato la loro comunicazione in un incrocio «crossmediale» (parola ripetuta spesso da Pier Silvio Berlusconi) tra Tv generalista più che viva, alla faccia delle Cassandre dell’economia che avevano deciso a tavolino (e su quel tavolino quelle profezie sono rimaste) che la televisione generalista era morta, incrociata poi con le Tv tematiche del gruppo, le radio e il web. Quest’ultimo è cresciuto enormemente, anche sperimentando, visto che ben due produzioni vedono il loro progetto prima sul web poi in Tv: parlo di Viola come il mare e La Talpa. Ma qui non voglio parlare di economia, non è certo il mio pane, bensì di aspetti personali. Quello che mi ha colpito in Pier Silvio è il suo attaccamento alla famiglia, quando sottolinea che lui è papà. Mi ha colpito quando dice «noi figli», comprendendo sua sorella Marina, ma anche Barbara, Eleonora e Luigi, nati dalla seconda moglie del Presidente. E mi ha colpito quando, parlando del «Presidente», lo chiama «il mio papà». Tutti quelli che mi sono vicini lo sanno, non trattengo le emozioni e non intendo minimamente controllarle, e quel «mio papà» mi è arrivato come una carezza sul cuore.
Silvio era un padre amato e fa piacere sentire l’affetto, al di là della politica, che divide sempre (i partiti si chiamano così proprio perché sono di parte), era amato anche in casa mia dove non tutti l’abbiamo votato. A casa noi lo chiamiamo Silvione, come se fosse un parente importante per il quale c’è sempre stato un posto a tavola, anche se ci appariva in casa soltanto se la Tv era accesa. Quando incrocio Pier Silvio Berlusconi, oggi amministratore delegrato, padre di famiglia, mi viene comunque in mente quel ragazzo iperatletico che era apparso un volta accanto a Lory Del Santo a Drive In, una scena che ogni tanto rivediamo in Tv. E fisicamente non è che sia cambiato granché, anche se mi sottolinea: «Ormai sono 55». E pare impossibile perché mi sembra sempre il ragazzo di casa Berlusconi, ha 55 anni, ma con una forma fisica da paura e addominali d’acciaio.
Certo, poi, nell’incontro con la stampa Berlusconi si è dovuto confrontare anche con i giornalisti, i quali non vedono l’ora di fare domande scomode, come un collega che ha sottolineato che secondo lui Bianca Berlinguer è stata sostituita nel preserale da Paolo Del Debbio perché i suoi risultati erano stati deludenti. E Pier Silvio, non solo ha ribattuto con gentilezza, ma ha difeso la sua conduttrice di Rete 4: ha spiegato che Bianca Berlinguer raddoppierà la sua esperienza in prima serata, perché da ottobre farà la prima serata il martedì e la domenica. «È una sfida molto difficile, ma siamo fiduciosi perché ha fatto molto bene», ha spiegato Mauro Crippa, direttore generale dell’informazione Mediaset, «Seguendo però la rotazione dei talenti ci sembra una buona idea». E Pier Silvio ha chiarito al giornalista, sempre in maniera gentile, ma decisa, che per la Berlinguer non si è trattato di un ridimensionamento: «Non è assolutamente una bocciatura: vorrei ricordare che tempo fa l’accesso di Rete 4 è stato fatto da Del Debbio e prima da Mario Giordano, prima dalla Palombelli...», un elenco lungo e a ogni nome domandava: «Era una bocciatura? No». Qualcuno, dopo aver letto questo mio articolo, può pensare che sia una sviolinata, e che forse sono ancora abbagliato dal padre, che ho avuto la fortuna di conoscere e per il quale ho lavorato 12 anni, ma il cui carisma non mi ha mai condizionato. Questo è un editoriale di pura cronaca, sono fatti. Ma non per questo si deve rimanere insensibili alle persone se valgono. È innegabile che Mediaset, con i suoi 5mila dipendenti, un indotto infinito, i clienti pubblicitari e il fatturato, e il suo amministratore delegato valgono. E tanto.